Vieni qui ragazzo

Silent Hill Origins, un altro capitolo della famosa serie Silent Hill, è uno dei migliori giochi per console portatile Sony PSP.

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a cura di Tom's Hardware

Vieni qui ragazzo

I mostri sono conformi alla folle mitologia creata della saga. Oltre agli infermieri zombi ed alle creature salle braccia attorcigliate a creare una camicia di carne, le vie di Silent Hill pullulano anche di bestie più originali, simili ai mostri di Silent Hill 3. Incontreremo numerosi corpi deformi, metà umani metà animali, la cui potenza è temibile. Poiché questo episodio è caratterizzato da un aumento notevole della difficoltà, la barra della vita di Travis calerà rapidamente sotto i violenti colpi delle creature. Le munizioni delle armi sono rarissime, quindi la fuga si profilerà spesso come il migliore mezzo per salvare la pelle. Tuttavia, se cercate l'azione ed il gioco non vi sembra così difficile, sappiate che potrete battervi con qualsiasi tipo di oggetto. Non solo avrete un arsenale imponente, dalla modesta pistola alla colt magnum fino alla AK-47: Travis potrà usare tostapane, televisori portatili, cassette per attrezzi ed anche di mobili rotti. Queste armi improvvisate sono tuttavia transitorie poiché bastano uno o due colpi su un nemico per farli cadere a pezzi e dunque scomparire del vostro inventario.

È una novità nell'universo di Silent Hill che spinge all'azione, data la possibilità di trovarvi in qualsiasi momento faccia a faccia con un mostro e dargli un colpo in testa con un bastone di legno causando soltanto uno stordimento provvisorio. Il combattimento è sempre possibile a mani nude, ma la probabilità di avere un allungo sufficiente per rispondere con successo ai colpi delle creature si riduce drasticamente. In breve, Travis risulta più sveglio rispetto agli altri avventori di Silent Hill. Di contro, appare subito come meno carismatico rispetto ad un James Sunderland, essendo la storia del camionista troppo legata ai fili narrativi che collegano questo Silent Hill: Origins a Silent Hill 1. Ma è piacevole seguire Travis negli abissi della propria demenza, dal nostro mondo a quello imprigionato, infernale ed oscuro.

Da notare che in questo episodio, un semplice contatto con uno specchio basta per passare da un mondo all'altro. Se questo ci dà la possibilità di proseguire in due mondi paralleli in cui ogni azione effettuata in uno ha ripercussioni nell'altro, non possiamo condividere appieno il dramma umano: infatti, Travis ha la facoltà di entrare ed uscire dalla Silent Hill degenere quando gli pare, contrariamente ai suoi predecessori che erano completamente passivi, miseri burattini tra le mani della città e dei suoi demoni. Se nel contesto questa scelta non è disprezzabile, suggeriamo a Climax e Konami non di perseguire maggiormente questa strada, in modo che Silent Hill rimanga indomabile e crudele, come è stato finora.

La fine

Nella maniera più consona ai primi quattro aspetti e alla sua trasposizione cinematografica, Silent Hill: Origins mantiene tutte le promesse. Ai margini della trama principale di un personaggio come solo la serie di Konami sa costruirne, Silent Hill: Origins distilla sempre il suo ambiente scuro, che disturba, che prende veramente alle viscere. E non sono alcuni piccoli difetti di camera ed una durata abbastanza breve che vanno a sporcare un quadro meraviglioso. Silent Hill non si gioca, si vive, come un'esperienza intima e inquietante.