Ubisoft, ma che combini?

Dopo le recenti informazioni dei rinvii e delle cancellazioni, facciamo il punto della situazione su quello che sta succedendo ad Ubisoft.

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a cura di Patrizio Coccia

Ormai sono anni che Ubisoft sembra aver perso il controllo dei suoi progetti, i giochi sugli scaffali hanno subito un passo indietro, quelli in produzione sembra non vogliano uscire. In tutto questo mettiamoci anche i vari scandali che hanno colpito il colosso francese. Una delle più grandi case di sviluppo al mondo continua a perdere pezzi con costanza. Cosa sta succedendo?

Un passo per volta

Da dove cominciare? Partiamo che questo non è assolutamente un articolo di opinione, bensì si limita esclusivamente a narrare i fatti che hanno coinvolto Ubisoft in questi ultimi anni, in particolare dalla fine del 2019. Tuttavia questa storia comincia molto prima, più esattamente quando la casa francese era una delle case di sviluppo più amate ed i suoi titoli erano sinonimo di qualità indiscussa.

Prima di soffermarci sul periodo buio della società, è giusto ricordare che Ubisoft è sempre stata molto attiva già prima degli anni 2000, intorno a quel periodo ci sono tantissimi giochi che hanno reso grande l’azienda e, tra tutti, spiccano sicuramente Splinter Cell, Rayman, XIII e Prince of Persia, solo per citarne alcuni.

Inutile dire che il più grande successo della casa arriverà nel 2007, più precisamente il 13 novembre. Sugli scaffali arrivava il primo Assassin’s Creed che, unito alla tecnologia dell’epoca, permise all’azienda di fare bingo. L’avventura di Altair resta tutt’ora una delle più iconiche nell’immaginario videoludico, un punto fermo che ha inevitabilmente segnato una generazione.

Dato l’enorme successo, il gioco diventa una serie e va ben oltre la trilogia pensata inizialmente. Negli anni successivi poi vanno ad aggiungersi altri titoli amati dai fan e dalla critica: tra tutti ci sentiamo di nominare Far Cry, in particolar modo il terzo capitolo, ad ora la vetta più alta mai raggiunta dalla saga.

Il tempo passa per tutti, lo sai

Andiamo avanti veloce fino al 2019, ma in questo periodo c’è da dire che Ubisoft ha perso la sua magia. Il brand di Assassin’s Creed tra alti e bassi è uno dei più venduti al mondo, ma i giochi della casa francese più in generale non hanno più lo smalto di un tempo.

L’E3 si avvicina e Ubisoft promette grandi cose, una conferenza ambiziosa tanto quanto i piani futuri dell’azienda. Tutta questa energia però è soltanto tra le mura della società, visto che a conti fatti gli annunci furono Ghost Recon Breakpoint, Tom Clancy’s The Division 2, Tom Clancy’s Rainbow Quarantine, For Honor, Watch Dogs Legion, Immortal Fenyx RIsing e Roller Champions.

Al netto di tutto, il futuro dell’azienda sembra radioso. Tanti giochi in arrivo (alcuni di questi saranno delle belle sorprese come Immortal), ma qualcosa si sta per rompere.

Siamo a giugno 2020 quando avviene una vera e propria rivolta dei dipendenti, che hanno denunciato molestie e sessismo delle alte gerarchie.

Dopo giorni di continue pressioni a lasciare le loro posizioni sono stati il direttore creativo e numero due del gruppo, Serge Hascoet, il responsabile degli studios canadesi, Yannis Mallat, e la direttrice delle risorse umane, Cécile Cornet.

Le dimissioni “fanno seguito ad un rigoroso esame che la società ha condotto in risposta alle recenti affermazioni ed accuse di cattiva condotta e comportamenti inappropriati”, ha fatto sapere Ubisoft. Situazione controversa però è quella legata alla Cornet che, seppur privata della sua carica, resta comunque in azienda.

Il fondatore e presidente, Yves Guillemot, ha ammesso che le molestie sessuali da parte dei vertici del gruppo fanno emergere che Ubisoft “non è stata in grado di garantire ai suoi collaboratori un ambiente di lavoro sicuro ed inclusivo”. E questo “non è accettabile”.

Tra le tutte l’uscita più clamorosa è quella di Hascoet, in azienda dalla fondazione nel 1986 e considerato il braccio destro di Guillemot. Da oltre 20 anni era il supervisore dei giochi Ubisoft e il garante della linea editoriale, il suo potere sulle sedi del gruppo e l’attività degli studios era assoluto.

A lui si danno le colpe legate ad alcuni giochi cancellati, all’eccessivo tempo di sviluppo di altri ed ai continui cambi di direzione dell’azienda. A quanto sembra Hascoet non era così favorevole all’innovazione, il suo scopo era quello di alzare il fatturato senza incrementare le spese.

Questo aspetto fu confermato successivamente anche da Jason Schreier, noto e affermato giornalista, che su  Twitter tuonava che Serge Hascoet avesse deciso di cancellare un titolo fantasy chiamato Avalon.

La creazione del gioco era stata affidata a Mike Laidlaw, noto designer di Dragon Age, ed era stato pensato per essere un RPG che metteva il giocatore nei panni di Re Artù. Tuttavia, il setting in generale non convinse Hascoet che non era un gran fan del genere, da lì la decisione di cancellare il progetto e le conseguenti dimissioni di Laidlaw che lasciò Ubisoft appena un anno dopo essere stato assunto.

Questa filosofia portò alla bocciatura di tanti altri progetti interessanti, oltre alla fuga di menti che avrebbero potuto dare tanto all’industria.

A carico di Hascoet non ci sono accuse personali di molestie o aggressioni a scopo sessuale però, tuttavia le dichiarazioni lo rendono il particolare artefice e promotore della cultura tossica che impregnava l’ufficio. Qualcuno ha testimoniato che Hascoet “ringhiava come un cane” davanti ad alcune impiegate, atteggiamento che sarebbe stato imitato da suoi sottoposti a cui, in cambio, dava protezione.

Due anni dopo

Passano più di due anni ma la situazione non cambia, per fortuna di Ubisoft Assassin’s Creed Valhalla è un grande successo, ma questo non basta per ridare nuovo lustro ad uno studio sempre più segnato e martoriato dalla mancanza di una vera guida.

Scelte scellerate ormai sono all’ordine del giorno e Ubisoft decide di introdurre gli NFT grazie a Quartz nei suoi videogiochi. Neanche a dirlo questa decisione è stata accolta con una buona dose scetticismo, sia dal pubblico che dalla critica.

Inoltre è anche giusto ricordare che il publisher ha iniziato la fase di sperimentazione dei Token Non Fungibili su Ghost Recon Breakpoint, con risultati che difficilmente possono essere definiti entusiasmanti.

I primi dati in nostro possesso, ovviamente post lancio di NFT, sono davvero disastrosi, dato che si sono registrate vendite bassissime che hanno messo in condizioni Ubisoft di perdere soldi invece di guadagnarli. A questo si aggiunge la protesta degli stessi sviluppatori della casa, che hanno contestato fortemente, internamente e non solo, la decisione presa della società.

Per la compagnia però non era abbastanza e, nonostante il mondo scoraggiasse il percorrere questa strada, lo stesso CEO Yves Guillemot ribadì l’impegno di Ubisoft sulla tecnologia blockchain e ponendo il suo sigillo con una frase che non lascia spazio ad analisi “Gli NFT sono solo l’inizio”.

Questa dichiarazione sarebbe dovuta restare interna, ma è emersa grazie ad un’intervista anonima di un dipendente di Ubisoft sulla nota testata Kotaku, a cui sono seguite parole decisamente più forti: “Sono qui per creare giochi e promuovere il divertimento e l'intrattenimento, ma non vedo come questa cosa possa muoversi verso tale direzione, si tratta solo di un'altra strada per succhiare via soldi ai giocatori”.

In questo stesso periodo però internamente all’azienda sta succedendo di tutto: una vera e propria fuga dagli uffici, in particolare dai team di sviluppo dei progetti più importanti (qui trovate il report completo).

Ben cinque figure tra le più popolari che hanno lavorato a Far Cry 6 hanno lasciato Ubisoft, a seguire questa scelta sono state dodici persone che hanno collaborato per la creazione di Assassin’s Creed Valhalla.

Secondo sempre le informazioni del report sembra che queste vere e proprie fughe siano cominciate dopo la divulgazione degli scandali. Nell’arco di 18 mesi da quando tutto è cominciato, oltre 60 esponenti più importanti degli studi di Montreal e Toronto hanno lasciato Ubisoft.

Inoltre, come riportato da GameIndustry, sono state condotte delle interviste ad attuali ed ex membri dei due team appena nominati, che hanno fatto emergere situazioni veramente tragiche: paghe inferiori, migliori opportunità di carriera altrove, incapacità di Ubisoft nel gestire internamente gli scandali e l’inadeguatezza di affrontare i relativi processi di cambiamento.

Alcuni degli intervistati hanno commentato:

(la dirigenza di Ubisoft) Enfatizza costantemente il ‘lasciar correre’ e il ‘guardare avanti’ mentre ignora le lamentele, le preoccupazioni, e la disperazione dei propri impiegati. […] La reputazione della compagnia era troppo bassa da sopportare. È sinceramente imbarazzante.

Tutto questo ovviamente ha minato lo sviluppo di vari progetti, come il remake di Splinter Cell che, dopo essere stato annunciato, è stato fatto completamente sparire dai radar. In particolare su questo gioco, c’è da aggiungere che proprio due mesi fa David Grivel, ovvero il director, ha lasciato Ubisoft dopo 11 anni.

La stessa figura poi ha commentato l’episodio affermando che “era tempo per lui di intraprendere una nuova avventura.” Queste sue dichiarazioni per una parte della community sono risultate molto criptiche, visto e considerato che, sebbene non siano esplicite, alcune motivazioni che hanno spinto Grivel alle dimissioni siano legate alla mala gestione della società.

Il 2021 per l’azienda diventa ancora più nero in chiusura quando i dipendenti, sfruttando l'organizzazione interna ABetterUbisoft, composta da figure che si dovevano occupare di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori dopo gli scandali, decidono di scrivere una lettera con quattro punti fondamentali:

  • Stop alla promozione o agli spostamenti di studio in studio di noti colpevoli senza ripercussioni
  • Voce in capitolo su come Ubisoft, intesa come compagnia, deve agire in futuro
  • Collaborazioni con altre realtà dell'industria per elaborare linee guida su come gestire eventuali abusi futuri
  • Queste collaborazione devono pesantemente coinvolgere rappresentanti sindacali e dipendenti che non rivestono ruoli dirigenziali.

Dove siamo arrivati

Ci avviciniamo senza dubbio a tempi più recenti e, sebbene il 2021 di Ubisoft non sia per nulla da incorniciare, il 2022 sembrava dare una nuova linfa alla casa francese, in particolare se prendiamo Assassin’s Creed. Qualunque appassionato ricorderà sicuramente che nel mese di settembre è andato in scena lo showcase con particolare risalto al futuro del brand degli assassini, con tanti annunci che facevano ben presagire (trovate qui la nostra news dedicata).

Tuttavia si trattava solo di uno specchietto per le allodole, visto che i problemi non erano minimamente risolti. Infatti, in questo stesso periodo, iniziano ad emergere informazioni interne veramente scoraggianti.

Avete presente i quattro punti della lettera elencati pocanzi? Bene, a distanza di quasi un anno i dipendenti hanno fatto sapere che le richieste non sono state minimamente prese in considerazione. Anzi, la stessa ABetterUbisoft ha fatto sapere che il 25% dei firmatari di quella lettera hanno lasciato la compagnia, e che di questi il 40% erano donne.

Arriviamo dunque a pochi giorni fa, quando Ubisoft  ha rivelato nuovi dettagli sulla sua situazione. Partiamo con dei dati di vendita non del tutto incoraggianti: nonostante Mario + Rabbids: Sparks of Hope e Just Dance 2023 si siano rivelati due buoni prodotti (trovate qui e qui le rispettive recensioni), le cose non sono andate come previsto.

Infatti, come dichiarato da Ubisoft stessa, specialmente per il titolo della sede milanese, i risultati sono stati “marcatamente e sorprendentemente più bassi del previsto”. Proprio su quest’occasione lo stesso Yves Guillemot si è sbilanciato affermando che:

Quello che abbiamo osservato è che c'è stata una certa contrazione nella spesa complessiva dei consumatori a causa dell'ambiente economico e dell'aumento dell'inflazione. Ciò ha portato i più grandi mega-marchi e servizi live a conquistare una quota maggiore del mercato, lasciando meno spesa dei consumatori disponibile per altri prodotti. Questa è la chiara conclusione a cui siamo giunti. Abbiamo visto che ci sono altri giochi di alta qualità che hanno avuto prestazioni inferiori

A questo si è aggiunta anche la notizia del nuovo e sempreverde rinvio di Skull & Bones. Questo ed altre scelte, come quella di cancellare tre giochi non ancora annunciati, sarebbero state mosse per consolidare l’azienda.

Questa manovra permetterebbe alla società di risparmiare circa 200 milioni, soldi davvero fondamentali dato che in termini di giochi i ricavi non sono stati così tanti da poter essere felici.

L’obiettivo è quello di contenere le spese e investire solamente su progetti dal sicuro rientro commerciale, come il “grande videogioco non ancora annunciato” in uscita in un periodo stimato tra l'1 aprile 2023 ed il 31 marzo del 2024.

Ciliegina sulla sorta, sembra che Yves Guillemot abbia preso in considerazione eventuali offerte di acquisizione o fusione da parte di altre compagnie, e secondo Jeff Grubb i retroscena in questo ambito non mancano.

Sempre secondo il giornalista, l’azienda francese è stata già proposta ad altre società, ma fino a questo momento non è mai stata trovata la formula giusta per far decollare la trattativa.

Da una parte dunque abbiamo Ubisoft che tenta di tranquillizzare gli animi, affermando anche che l’ennesimo rinvio di Skull & Bones serva unicamente per offrire un'esperienza più raffinata ed equilibrata. Tuttavia se i vertici dicono questo, le costanti fughe di notizie non fanno presagire davvero nulla di buono.

Come reazione di questa comunicazione, le azioni di Ubisoft sono crollate del 20%. Se per alcuni analisti il calo è dovuto ad "un macro indebolimento, un ambiente industriale difficile e la mancanza di visibilità riguardo ai tempi dei rilasci e al loro potenziale successo", per altri fattore negativo è stato uno spostamento nell'industria dei videogiochi verso i mega marchi e l'allontanamento dai giochi di piccolo e medio livello.

L’azienda transalpina inoltre ha ancora diverse carte da giocare, come il misterioso Avatar Frontiers of Pandora che, ormai, è in sviluppo da almeno 5 anni. Un altro grande gioiello in lavorazione è il tanto atteso Beyond Good and Evil 2, che proprio di recente la stessa casa ha fatto sapere che non fa parte dei giochi cancellati, anzi, lo sviluppo procede a gonfie vele.

A conti fatti quello che si capisce di tutta questa situazione è un problema gestionale, probabilmente anche le pessime notizie che escono dai lavoratori hanno compromesso alcuni dati di Ubisoft, oltre all’incapacità di creare videogame capaci di catturare i fan come un tempo.

La scelta di puntare più su titoli conosciuti rispetto alla sperimentazione non sta pagando poi fino in fondo, dato che, se escludiamo Assassin’s Creed, di recente anche giochi storici come Just Dance hanno davvero fatto fatica ad imporsi nel mercato.

Ubisoft ha bisogno assolutamente di fare ordine e, sebbene le notizie interne non siano incoraggianti, noi non possiamo fare altro che aspettare l’evolversi della faccenda.