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a cura di Michele Pintaudi

Editor

L’anno appena concluso non sarà certo ricordato come uno dei più semplici nella storia di ognuno di noi: tutti, infatti, ci siamo trovati di fronte a situazioni singolari e a momenti difficili derivanti da tutto ciò che questo 2020 ha portato giorno dopo giorno. Questa concezione di quel che è stata una delle annate più particolari che (si spera) ci troveremo a vivere, è stata poi autoalimentata da un comune senso di sdegno nei confronti dell’annata stessa: a un certo punto, insomma, si è arrivati a incolpare il 2020 di e per ogni singolo evento negativo delle nostre vite.

Tralasciando facili dietrologie sul tema passiamo però a ciò di cui vogliamo davvero parlare oggi, osservando dunque la situazione da un punto di vista da videogiocatore. Il legame tra videogiochi e psicologia, del resto, è qualcosa di consolidato di cui spesso e volentieri ci siamo trovati a parlare su queste pagine: la situazione dello scorso anno in questo senso ha con tutta probabilità contribuito a fornire ulteriori spunti di riflessione sulla tematica.

Quel che vogliamo fare oggi è analizzare, comprendere e riflettere sulla potenza del medium videoludico in quanto strumento di aiuto per periodi di difficoltà, anche in relazione alla portata degli stessi. Il tutto con una premessa quantomai doverosa: tutto ciò che leggerete sarà da declinare sotto una percezione di soggettività, in quanto ogni singolo essere umano ha abitudini, idee e comportamenti unici e non sempre assimilabili a quelli di un gruppo in senso più ampio.

Videogiochi e psicologia: un aiuto concreto

Abbiamo parlato più volte di quelle che sono le diverse connessioni tra videogiochi e psicologia, osservando le varie declinazioni di questa relazione a un primo sguardo così singolare. Il videogioco può essere uno strumento di integrazione, di educazione e di analisi sociale: le decine di migliaia di caratteri che compongono un’opera videoludica, insomma, fanno sì che la stessa si presti a interpretazioni e analisi di ogni genere.

Anche nel momento in cui vogliamo osservarlo in quanto mezzo per fare leva sulla psiche umana, il videogioco riesce perciò a ritagliarsi un ruolo di rilievo. Pensiamo a una situazione come quella capitata a più riprese nel corso dell’ultimo anno, con un’emergenza sanitaria che ha costretto molte persone in casa per tutelare la sicurezza della collettività: un sacrificio giusto e necessario, che ha richiesto molto impegno a ognuno di noi. In un contesto del genere è possibile, soprattutto per i soggetti più fragili, incorrere in stress e ansie derivanti dalla pressione psicologica del tutto¹: serve dunque qualcosa dentro la quale veicolare tutti questi sentimenti negativi, riuscendo a risvegliare quegli stimoli che rischiano di essere assopiti.

Non si parla di un “semplice” passatempo, ma di un coinvolgimento vero e proprio che possa fornire un aiuto concreto a una persona in difficoltà. Da questo punto di vista, i videogiochi hanno tutte le caratteristiche per contribuire in maniera efficace al benessere di un individuo. I perché sono molteplici:

  • Si stimola il coinvolgimento, contrastando la passività derivante da situazioni di stress o fastidio
  • Sono parte della cultura di oggi, e in quanto tali possono favorire l’interazione con altri individui sia per condividere l’esperienza di gioco in sé che per discuterne e attuare un confronto
  • Richiedono impegno, fattore che può portare a porre momentaneamente in secondo piano pensieri asfissianti

Bisogna prestare attenzione a un aspetto: quest’ultimo punto non si intende come esaltazione del senso di alienazione che può scaturire dall’eccessiva fruizione di un videogioco. I videogiochi fanno male? No, ma come ogni cosa è bene non esagerare per non rischiare di incorrere in effetti opposti a quelli desiderati.

Con il giusto dosaggio e con le modalità corrette, il videogioco può davvero essere un mezzo in grado di aiutare in un momento delicato: può essere un rifugio non dove isolarsi, ma dove risvegliarsi. Il livello di immersività di un medium del genere lo rende perfetto per lo scopo, e con tutte le potenzialità per limare tutti quei fattori che determinano una situazione di stress.

Va ricordato, in ogni caso, quanto tale discorso possa essere applicato con le diverse sfumature del caso per tante altre attività che prevedono coinvolgimento: dal cinema alla letteratura, passando per la musica fino allo sport e quant’altro. Il legame tra videogiochi e psicologia è insomma figlio dei tempi che stiamo attraversando, ma non è che una nuova declinazione di realtà già consolidate.

Videogiochi e psicologia: la parola alla scienza

In quanto giocatori, siamo spesso e volentieri infastiditi dalla crescente disinformazione intorno a tutto ciò che riguarda usi e prodotti dell’industria videoludica. Studi condotti da diversi istituti, alcuni dei quali anche molto prestigiosi, hanno tuttavia attestato come non esistano aspetti prettamente negativi legati alla normale fruizione di un videogioco. Come detto in precedenza è l’abuso a generare problematiche, come in ogni altra cosa del resto.

La crescente popolarità di quella che è divenuta col tempo una vera e propria forma d’arte ha catturato dunque un interesse sempre più marcato, anche da parte della comunità accademica. Ciò che ne emerge è una fotografia del videogioco come di un mezzo capace di contribuire al benessere di una persona. Uno strumento potente e dal potenziale incredibilmente elevato, che se sfruttato nel modo corretto può arrivare ad agire in un certo modo sull’umore di una persona². A questo possiamo poi aggiungere i precitati benefici derivanti da utilizzo e coinvolgimento del medium, tutti in grado di fornire sostegno anche in momenti delicati.

Va inoltre sottolineato come il tutto sia oggetto di un’evoluzione costante e inarrestabile, sia dal punto di vista culturale che da uno focalizzato sull’aspetto tecnologico. Videogiochi e psicologia si vanno perciò a incontrare su strade sempre nuove e diversificate: pensiamo ad esempio alla realtà virtuale, fino a qualche anno fa idea utopica e ora piano piano sempre più inserita anche nel panorama mainstream. Tecnologie come questa vanno a prendere gli standard già esistenti portandoli, a seguito di un continuo affinamento, a livelli sempre più impressionanti. Aumenta l’interazione, aumenta il coinvolgimento: il videogioco diviene uno strumento ancora più potente, che si presta dunque a un utilizzo più efficace anche in quanto ausilio in un momento di difficoltà.

In conclusione va detto che no: il videogioco non è una medicina, ma un prodotto capace con le sue caratteristiche di fornire un supporto reale a chi ne ha bisogno. Una forte situazione di stress non viene guarita giocando, ma molto probabilmente sarà limata piano piano anche grazie a un aiuto del genere. Quello che possiamo fare, ora, è porci (e porvi) una domanda: alla luce di quanto emerso da studi scientifici e da quanto scritto in questo articolo, fino a dove potrà arrivare il potenziale del videogioco?


¹ Ministero della Salute (2020, June 16). Presentazione indagine sull'impatto Psicologico del Lockdown nei minori.

² Johannes, N., Vuorre, M., & Przybylski, A. K. (2020, November 13). Video game play is positively correlated with well-being.

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