Crisi dei semiconduttori: le perdite annue sono da record

La carenza di semiconduttori continua a rappresentare una sfida decisamente importante per i costruttori di automobili; dopo aver analizzato alcune possibili soluzioni, riportiamo le perdite rilevate da alcuni produttori.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

La carenza di chip continua ad avere un impatto negativo sull'industria automobilistica e tecnologica, con diversi importanti produttori di automobili che hanno dovuto chiudere temporaneamente alcune linee di produzione, mentre altri hanno tentato di trovare scappatoie per evitare di essere così legati alle strategie asiatiche.

La crisi colpisce le aziende ormai da diversi mesi e deriva (anche) dall'aumento della domanda di personal computer, tablet e smartphone ricevuto al culmine della pandemia di Covid-19 nei confronti delle principali catene di produzione. Secondo alcuni report, il settore automobilistico rappresenterebbe una piccolissima fetta di mercato rispetto a quella tecnologica e pertanto non ci sarebbe un vero e proprio interesse nel riservare alcuni volumi di vendita a questo settore piuttosto che a quello tecnologico che, come sappiamo, raggiunge numeri completamente differenti.

Quali sono le perdite registrate dai costruttori di auto?

Ford ha riferito che potrebbe perdere metà di tutta la produzione pianificata nel secondo trimestre del 2021; alcuni esperti ritengono che gli impatti della carenza di semiconduttori potrebbe estendersi fino alla seconda metà del 2021, o all'inizio del 2022.

La fabbrica in Turchia che si occupa della costruzione di Ford Transit (per il mercato europeo) resterà chiusa per oltre due mesi e si prevede un arresto estivo a causa della continua carenza di componenti. La linea di produzione di Focus a Saarlouis, in Germania, verrà limitata per gran parte del prossimo mese; si pensa di applicare una strategia analoga anche per la produzione di Galaxy, Kuga, Mondeo, S-Max e Transit Connect fino al 31 luglio.

Honda ha annunciato di aver prodotto circa 100mila veicoli in meno rispetto al precedente trimestre a causa della carenza di semiconduttori; la società prevede ulteriori perdite sino a settembre con la speranza di guadagnare quote di mercato entro la fine dell’anno.

Hyundai ha affermato che la carenza di semiconduttori non ha influenzato la casa automobilistica coreana in modo così significativo come altri produttori. Il CEO di Hyundai Europe ha precisato che la perdita ci sarebbe stata, ma di essere al tempo stesso molto fiduciosi di poter mantenere un elevato volume di produzione senza dover interrompere alcuna catena di montaggio.

Jaguar Land Rover (JLR) aveva precedentemente sospeso le operazioni in due dei suoi più grandi impianti di produzione per almeno una settimana a causa della carenza di chip. I modelli interessati sono le Jaguar XE, XF e F-Type di Castle Bromwich e le Land Rover Discovery Sport e Range Rover Evoque di Halewood. Il marchio è alla ricerca di ulteriori fornitori così da limitare le ingenti perdite.

Daimler, la società madre di Mercedes-Benz, per sopperire alla problematica ha dovuto ridurre l’orario di lavoro di quasi 20mila dipendenti in Germania. Le linee produttive più colpite sono quelle legate a Classe C, EQC e GLC.

Finora BMW non è stata in gran parte toccata dalla crisi, ma come altri produttori è stata costretta a limitare la produzione di alcune fabbriche; un chiaro esempio è lo stabilimento di Mini a Oxford che, con breve preavviso, ha dovuto fermarsi temporaneamente. La situazione ha portato ad una controversia legale tra l'azienda e il sindacato dei lavoratori, in seguito al rifiuto di BMW di utilizzare i fondi statali governativi messi a disposizione per situazioni di questo tipo. Secondo l'Oxford Mail, BMW avrebbe minacciato di trattenere lo stipendio di alcuni lavoratori a meno che i sindacati non avessero accettato i nuovi termini contrattuali, indicati dai sindacati stessi come sfavorevoli per i lavoratori.

Il colosso giapponese Nissan ha registrato una perdita annuale record di 150 miliardi di yen, circa 1 miliardo di euro, a causa della carenza di componenti elettronici. La situazione si è aggravata negli ultimi mesi a causa di un incendio in una fabbrica di chip in Giappone e del blackout in Texas. La carenza ha anche indotto Nissan a ritardare la sua prevista espansione globale, fermare la produzione della Note e apportare aggiustamenti alla produzione nel mercato nordamericano nell'ultimo trimestre.

Stellantis, come riportato alcuni giorni fa, ha dovuto rivedere la dotazione di serie di alcune autovetture e tornare, ad esempio, ad un quadro strumenti analogico. Inoltre, alcuni accessori, sono stati rimossi dalla vendita. Il gruppo ha precisato che le esigue quantità disponibili saranno riservate ai modelli più popolari e di punta.

Tesla non si è salvata dagli effetti della carenza di semiconduttori, con il CEO Elon Musk che ha registrato, seppur in minima scala, delle problematiche nella catena di approvvigionamento. Nonostante questo aspetto, la società ha di recente celebrato i festeggiamenti per il trimestre da record appena registrato. Non è del tutto chiaro come Tesla sia riuscita a ridurre al minimo le perdite, si pensa che Musk sia riuscito ad approvvigionarsi una fornitura sicura da qualche partner ancora sconosciuto ai media.

Il gruppo Volkswagen prevede che la carenza di chip avrà un impatto più grave sulla produzione del secondo trimestre rispetto al primo; la casa automobilistica prevede un deficit di produzione di 100.000 veicoli in questo trimestre. Secondo il Financial Times, la società ha avvertito di non avere la capacità produttiva necessaria per compensare il calo previsto. Nello stabilimento di Seat di Martorell, i semiconduttori disponibili sono installati sulla base di decisioni giornaliere legate alle richieste di mercato.

Non sappiamo quando la situazione tornerà alla normalità ma si prevede un protrarsi della crisi per buona parte del 2021; come sappiamo le cause di questo improvviso shortage sono molteplici e non solamente limitate alla pandemia di Coronavirus. Tra le concause della crisi troviamo sicuramente l’impennata di richieste di microchip da parte dei principali produttori di computer, l’incendio del 2021 di una linea produttiva di Renesas Electronics (Giappone), il blackout in Texas e la chiusura inaspettata del Canal di Suez per 7 giorni.