Il Drago nella cultura pop, da Shenron a Smaug

Il drago: analizziamo le fonti, i bestiari e le storie per scoprire quali sono i dieci draghi più iconici all'interno della cultura pop.

Avatar di Elisa Erriu

a cura di Elisa Erriu

Tutti, in ogni parte del mondo, sanno cosa sia un drago. Possono non conoscere le giraffe, gli ornitorinchi e i pinguini, ma i draghi hanno sempre un volto noto, ricoperto di squame, di piume, di zanne e, talvolta, lunghi barbigli. Dall’Oriente all'Occidente, il drago però muta la sua forma, talvolta è un essere malevolo, astuto amante degli indovinelli e nemico dei cavalieri, altre volte è un dio benevolo, portatore di pioggia e di saggezza. Non c’è terra, regione o paese sul pianeta che non conosca una leggenda su un drago. Si potrebbe dire che le origini del drago siano legate alle origini stesse dell’uomo: grandi rettili tirannici, talvolta divoratori di uomini. Forse l’incontro con queste temibili creature può risalire addirittura alla Preistoria e non essere mera fantasia? Analizziamo le fonti, i bestiari e i miti su queste meravigliose creature, scoprendo come è evoluto (e se è evoluto) il drago nella cultura pop.

Il Drago nella cultura pop, da Shenron a Smaug

Le origini del Drago, tra storia e mito

Le prime testimonianze sui draghi risalgono all’alba della storia scritta: su alcuni reperti sumerici, precisamente sui sigilli cilindrici del periodo di Uruk, appaiono alcune creature con un collo lungo, da serpente, e la testa di leone. Il primo drago, insomma, è una sorta di chimera, animali con parti di altre diverse creature, volatili con testa leonina o serpenti con più teste. Siamo tra il IV e il III millennio avanti Cristo. In quest’epoca i draghi sono divinità o servitori degli dei, esseri sovrannaturali che possono aiutare o combattere gli eroi. Sono loro ad aver dato vita al mito accadico di Anzu, verso il 2500 a.C. e la leggendaria lotta del dio babilonese Marduk contro la dea del mare Tiamat, scortata da draghi-serpenti, intorno al 1600 a.C. Entrambi i draghi di queste leggende sono rappresentati già in modo molto diverso tra loro, uno è più simile a un grifone, mentre l’altro a un serpente acquatico. Lo stesso dio Marduk si fa aiutare da un drago nella sua impresa, ovvero Mushussu, un draghetto che sarebbe stato anche la sua cavalcatura.

A complicare ulteriormente le origini dei draghi, si aggiunge l’antica tradizione cinese: nel XII secolo a.C., i kǒnglóng (“draghi terribili”) popolano l’Oriente più antico. A quel tempo, risalgono persino reperimenti attestati di dinosauri: ecco perché il drago, conosciuto semplicemente come Lóng, è una figura ricorrente nella cultura cinese, al punto da essere uno dei simboli della dinastia Zhou e dei precedenti sovrani. Si narra infatti che il Lóng sia legato al fondatore della dinastia Xia, Yu il Grande, il quale sarebbe stato aiutato da un drago giallo per controllare le acque. Già attorno al 2000 a.C. l'iconografia del drago in Cina era illustrata con estrema cura come “un essere che racchiudesse in sé le parti migliori di tutti gli animali”: corpo di serpente, testa di coccodrillo, baffi che ricordano quelli di un pesce gatto, criniera e corna di cervo, squame di carpa, zampe di gallo, zanne di tigre e orecchie di bue.

Il drago continua a solcare la storia dell’uomo fino alla cultura greca, dove qui incontreremo per la prima volta il nome con cui lo conosciamo ancora oggi: il termine drakon (δράϰων). In questo caso, la parola “drakon” significava un grosso serpente, e non a caso tra i mostri mitologici dell’antica Grecia, Dei ed eroi devono scontrarsi contro un mostro simile. Da Apollo ad Eracle, da Camdo e Giasone, la quantità di draghi serpentiformi è innumerevole e in ognuna di queste storie, il nostro amato drago perde il suo aspetto benefico e si riduce a un mostro vorace e irrazionale. Questa stessa ideologia di drago prosegue con la tradizione romana fino a quella cristiana, dove il drago incarna il peccato, l'eretico. Essendo un animale imponente, terribile, formato da più parti animali, il drago diventa così il simbolo per antonomasia della deviazione e del male, un abominio da sconfiggere.

Molti santi si confrontano con esso e lo uccidono, come San Teodoro, San Giulio, San Silvestro e Santa Margherita. Forse il più famoso rimane San Giorgio, il santo cavaliere: secondo la leggenda, San Giorgio era originario della Cappadocia (l'odierna Turchia), ma era stato convertito alla fede cristiana. Nel corso delle sue peregrinazioni, giunse nella città libica di Selem, dove scoprì che un drago infestava uno stagno vicino. Gli abitanti del villaggio sacrificavano giovani e fanciulle per placare la fame del mostro, ma quando toccò alla figlia del Re, San Giorgio la soccorse, addomesticando la bestia, munito della sua fede. Chiese persino alla principessa di condurre il drago in città, come prova del potere divino. Dopo San Giorgio ammazzò lo stesso il drago ("How to train your dragon" non lo trasmettevano ancora) e la sua leggenda fu iconica durante le crociate, quasi dieci secoli più tardi, come esempio della lotta tra il bene e il male. Il Diavolo in persona assume la forma di un drago, nel cattolicesimo: nel libro dell’Apocalisse, il Grande Drago Rosso a sette teste rappresenta il Maligno, prima di essere sconfitto da San Michele Arcangelo, una storia che gli studiosi dicono influenzerà il mito del Ragnarok e la lotta tra Thor e la Serpe del Mondo.

Se possiamo affermare con una certa sicurezza cosa il drago rappresenti oggi, potremmo dire che tutte queste leggende e molte altre continuano a vivere ancora nel presente. Dai draghi piumati della cultura Maya ai grandi cacciatori di elefanti nello sterminato Sahara, il trascorrere del tempo ha mostrato come l’uomo, ancora una volta, continui a voler affiancarsi ai draghi, scontrandosi talvolta con loro o riconoscendogli la loro divina autorità. Così i draghi hanno popolato ancora una volta i nostri “Miti” moderni, dal cinema, alla televisione, fino ai videogames e ovunque la nostra fantasia potesse lasciarli liberi di volare.

Draco

Gli anni ‘90 erano caratterizzati da un grande cuore. Anche un cuore di drago: Dragonheart ha reso al mondo uno dei draghi più iconici della nostra lista. Stiamo parlando di Draco, doppiato da Sean Connery nell’originale e da Gigi Proietti nel maestoso doppiaggio italiano. Solo per questo, Draco merita di stare in cima a questa lista: il film, un’opera che pecca talvolta di un antagonista immaturo, si regge in tutto e per tutto per l’immensa qualità operativa resa da un animale disegnato in computer grafica, un drago capace di toccare il cuore di tutti i suoi spettatori.

Siamo in un mondo medievale del Nord Europa, il cavaliere Bowen (Dennis Quaid) decide di voler sterminare tutti i draghi per vendetta, dopo che un drago ha corrotto il giovane re Einon (David Thewlis). Ma quando si imbatte nell’ultimo drago rimasto, impara a conoscere la sua vera natura. Draco canta alle fanciulle e ha un marcato senso dello humor. Decide di allearsi con gli umani e porsi come guida per combattere la malvagità di re Einon, anche se ciò gli costerà la vita, dato che condivide con lo spregevole sovrano metà del suo cuore e per questo, se uno dovesse morire, morirebbe anche l’altro. Draco incarna le particolarità dei draghi occidentali: ali da pipistrello, sputa fuoco e un fine intelletto. Ma lui appartiene a una leggenda tutta sua e la sua essenza buona può competere con unico punto di riferimento: le stelle.

Smaug

Se Draco incarna il drago occidentale nella sua concezione più benevola, Smaug è al contrario la rappresentazione più grande, maestosa e immensa del drago occidentale malvagio. Dato che Tolkien era molto affezionato ai canoni della mitologia norrena, Smaug del suo Lo Hobbit ne incarna le qualità principali: le sue dimensioni sono immense, il doppio di un Boeing 747 è il suo corpo è ricoperto da scaglie impenetrabili. “Le mie scaglie sono come scudi dieci volte più possenti, i miei denti sono spade, i miei artigli lance, lo schiocco della mia coda saetta, le mie ali uragano e il mio alito morte!”

Smaug ha l’astuzia di una sfinge e l’avidità di un uomo, è probabilmente il più grande drago mai apparso nella Terra di Mezzo, a eccezione di Ancalagon, servo di Morgoth, descritto nei libri come un essere così grande da torreggiare sulle montagne. Questo drago è così potente, che non riconosce nessun padrone, nemmeno Sauron. Nel film Lo Hobbit di Peter Jackson è interpretato da Benedict Cumberbatch, che dona a questa incredibile creatura una voce da gentleman, con un’anima infuocata, una sfumatura profonda, tagliente, ipnotica. Unica.

Sdentato

A metà tra un gatto e un axolotl, Sdentato ha ridisegnato la storia dei draghi moderni. O meglio, l’ha “addomesticata”: nel classico della DreamWorks, Sdentato (Toothless) è un drago che da nemico, diventa amico dell’uomo e successivamente fido alleato. Tratto dalle opere della scrittrice Cressida Cowell, Sdentato è uno dei protagonisti dei romanzi e anche dell’omonima serie. Viene inizialmente presentato come un mistero, poiché è così veloce e pericoloso che nessun vichingo si è mai riuscito ad avvicinare a una Furia Buia, il nome della sua specie.

Come molti draghi della serie di How to Train your Dragon, il suo aspetto non rappresenta fedelmente l’immaginario collettivo dei draghi: è poco più grande di un’automobile, nero e con grandi occhi verdi, non conosce la lingua degli uomini e ricorda molte movenze feline. Ha però una grande potenza di fuoco, che nel corso dei film e della serie tv, evolve ulteriormente. Legato a Hiccup da un trauma che li accomuna, i due svilupperanno un profondo legame e, conoscendo meglio l’un l’altro, impareranno a conoscere le parti migliori di loro stessi e del mondo stesso.

Drogon

Per essere precisi, sia Drogon de Il Trono di Spade, sia Samug del film di Peter Jackson sono viverne: questa particolare specie di drago è caratterizzata dall’avere soltanto due zampe anziché quattro, come hanno i draghi occidentali quali, per esempio, Draco. Le viverne possiedono soltanto le zampe posteriori e le ali, che talvolta li sorreggono nella zona anteriore, quando camminano. Le viverne sono tipiche dell’immaginario medievale europeo, dove in alcuni bestiari non sputano fuoco, ma veleno e per questa particolarità, specialmente nel Rinascimento, venivano menzionate anche nei libri dedicati agli incantesimi. Questi draghi sono inoltre tipici della mitologia africana, dove si cibano di grandi mammiferi quali ippopotami, rinoceronti e persino elefanti. Oltre agli umani.

Le stesse qualità del temibile Drogon, il “figlio” di Daenerys Targaryen e degli altri draghi che presto vedremo nella nuova serie House of the Dragon. Conosciuto anche come l’Ombra alata, Drogon ha saputo incutere timore e fascino più degli altri suoi (sventurati) fratelli, essendo più grande, più forte e più spietato. A quanto pare però non così spietato da uccidere il suo stesso sangue.

Mushu

Ci dispiace per chi sperava in Elliot, Malefica o Raya, ma nel mondo animato Disney ci può essere posto per un solo grande, piccolo drago: Mushu. Tratto da una leggenda cinese composta nel VI secolo durante il periodo delle dinastie del nord, la storia originale di Mulan non prevedeva aiutanti per la coraggiosa eroina, meno che meno aiutanti draghi. Fu Roy Disney, nipote di Walt Disney, a suggerire l’inserimento di Mushu. La produzione non aveva interesse a introdurre un drago nel film: temeva che potesse venir male interpretato dal pubblico e soprattutto non sapevano come introdurre un animale così grosso. Nessun problema, bastava rendere queste difficoltà un punto di forza: così il draghetto rosso della Disney che accompagna Mulan nel corso della sua avventura della Cina imperiale, è stato ridotto di dimensioni e spesso gli stessi protagonisti del lungometraggio hanno avuto modo di scherzare sulle sue minuscole proporzioni.

Rosso come il colore portafortuna cinese, con lunghi baffi e niente ali, proprio come vuole la tradizione orientale, in originale Mushu è doppiato da Eddie Murphy, mentre nella versione italiana a dargli la simpatica voce è stato Enrico Papi, un doppiaggio ben riuscito che avremmo potuto apprezzare ulteriormente, se la Disney avesse concesso al draghetto le tre canzoni previste per lui. Infatti, durante la produzione durata 5 anni, erano state realizzate tre canzoni per Mushu, poi tagliate per non rallentare il film. Peccato, chi non avrebbe apprezzato una canzone con un drago formato viaggio?

Haku

Da un piccolo drago cinese al più iconico tra i draghi giapponesi: non possiamo non inserire in questa lista il Drago Haku de La città incantata, del maestro Hayao Miyazaki. Questo capolavoro dell’animazione giapponese, uscito nel 2001, che ha fatto guadagnare al maestro il premio Oscar come miglior film d’animazione. I protagonisti della storia sono Haku, un ragazzo dai grandi poteri ma schiavo di Yubaba, e Sen, una ragazzina coraggiosa e risoluta che deve riuscire a salvare i suoi genitori, divenuti maiali.

Nel corso delle loro avventure, Haku si dimostra un prezioso amico per Sen e anche una divinità del fiume. collegandosi a numerosi miti della tradizione shintoista e cinese, Miyazaki infonde in Haku la figura del leggiadro drago orientale: il suo volo è aggraziato come un filo di nastro che danza nel vento, metafora realistica, dato che Miyazaki si è ispirato proprio ai movimenti dei nastri dei danzatori per Haku. Per la sua forma elegante e possente, ha confessato di essersi ispirato invece a tre diversi animali: un geco, un serpente e infine… un cane. Chi rivedeva nei lupi di Mononoke le stesse fattezze di Haku, non aveva tutti i torti, il team dello Studio Ghibli si è lasciato ispirare da alcuni cani per il volto e la bocca del drago dio del fiume.

Shenron

A proposito di grandi draghi orientali, potevamo non nominare il grande Dio Drago di Dragon Ball? Nato dal manga di Akira Toriyama, il potente Shenron è una creatura magica, capace di esaudire i desideri di chi lo invoca. Anche in questo caso, il maestro si è ispirato alla tradizione orientale: alcuni miti cinesi, infatti, raccontano la storia di alcuni draghi legati ad alcune perle. Queste sfere, che nei monili o nei ciondoli vengono raffigurati mentre li tengono teneramente nella bocca, racchiudono l’anima del drago. A seconda del mito, i draghi feconderebbero le perle per dare alla luce i propri cuccioli o per custodire i loro poteri.

Ispirato ad alcuni di questi draghi, che nella tradizione cinese si chiamano "Shénlòng" e sono divinità della pioggia, Toriyama ha così dato forma a quest'essere divino, che oltre a realizzare i desideri dei protagonisti di Dragon Ball, aiuterebbe in più di un’occasione Son Goku nel raggiungimento del "paradiso", in una sorta di metafora spirituale.

Spyro

Non sarebbe stata una lista seria di draghi iconici, senza l’aggiunta di Spyro, uno dei draghi più famosi del mondo videoludico che secondo noi starebbe molto bene nel ruolo di Ministro della giustizia in un'ipotetico governo di "Draghi": il draghetto viola di Insomniac della fine degli anni ‘90 ha una lunga storia alle spalle. Era nato come una sorta di “spalla” di Crash Bandicoot, ma nel tempo questo draghetto si è ritagliato una scena tutta sua sul podio della Sony. Il team di produzione si è ispirato a numerosi film iconici per la realizzazione dei personaggi e delle ambientazioni: alcune architetture di Cliff Town, ad esempio, sono ispirate ai film di Star Wars.

Un livello in Spyro the Dragon, il mondo dei Domatori, è invece ispirato ad Apocalypse Now. Inoltre, Stewart Copeland, batterista dei The Police, compose l’intera colonna sonora della trilogia originale. Sembra solo un piccolo drago sputafuoco, incapace di volare, vero? Invece persino la sua planata ha un senso: Insomniac, infatti, si si affidò ad uno scienziato della NASA specializzato nel lancio dei missili per avvicinarsi a una planata il più realistica possibile per un piccolo drago.

Questi sono soltanto alcuni tra i draghi più iconici della cultura pop: la lista è ancora lunga e irta di pericoli. Voi avventurieri vi sentite abbastanza coraggiosi per approfondirla insieme?