The Mandalorian episodio 8: Redemption. Tutti i riferimenti e le citazioni della saga di Star Wars

The Mandalorian episodio 8 Redemption è l'ultimo episodio della prima stagione di The Mandalorian, una conclusione che si inserisce perfettamente nel Canon di Star Wars

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Con Redemption, si chiude la prima trionfale stagione di The Mandalorian, la serie ispirata all’universo di Star Wars in cui abbiamo conosciuto l’intrepido cacciatore di taglie mandaloriano ed il suo piccolo amico verde. Oltre ad avere generato un fenomeno di marketing e nuova icona dei fan di Star Wars con Baby Yoda, The Mandalorian ha il merito di aver espanso il canone di Star Wars all’interno delle serie Tv, aprendo la strada ad altre produzioni come il futuro Obi-Wan. Il successo della serie è stato tale che nello stesso giorno dell’uscita dell’ultima puntata è stata subito annunciata la finestra di uscita della seconda, che arriverà su Disney Plus il prossimo autunno.

ATTENZIONE: Quanto segue contiene una serie di importanti spoiler sul settimo episodio di The Mandalorian e su Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, siete avvisati!

Come i precedenti episodi (pilota, The Child, The Sin, Sanctuary, The Gunslinger, The Prisoner,) anche per Redemption abbiamo affrontato questa avventura con il mandaloriano, andando a caccia dei dettagli e dei richiami al mito di Star Wars contenuti nell’episodio. Per il gran finale, The Mandalorian ha potuto contare sull’estro di Taika Waititi, già regista di Thor Ragnarok e di Jojo Rabbit, che non ha certo esitato nel mostrare azione, situazioni divertenti ed un umorismo ben diluito all’interno di uno dei capitoli più intensi delle avventure del mandaloriano.

Questa è la via

In The Mandalorian è stata fondamentale la cultura mandaloriana. Sin dal primo episodio ci sono stati dei piccoli indizi sulla Via, la linea guida della cultura dei figli di Mandalore. In precedenza, i pochi indizi su questa cultura ci erano stati dati da Rebels e Clone Wars, ma sono con la serie di Disney Plus abbiamo iniziato a conoscere i Mandaloriani.

Soprattutto, abbiamo compreso cosa significhi essere Mandaloriani. Non si tratta di un diritto di nascita, non è una prerogativa di color che sono nati su Mandalore, ma la scelta di aderire alla Via, il rigido codice di leggi fondate su onore e lealtà che contraddistingue l’essere parte di un clan mandaloriano. Secondo questa formula, infatti, il nostro cacciatore di taglie è divenuto Mandaloriano, o come meglio dice Cara, per nulla sorpresa del rapporto del Mando con la sua gente, essere mandaloriani non vuol appartenere ad una razza, ma condividere un credo.

Nei diversi flashback visti sino a Redemption, abbiamo assistito al massacro del popolo del pianeta del Mandaloriano, di cui lui fu l’unico sopravvissuto. Ora scopriamo che è stato salvato dai mandaloriani, intervenuti per fermare l’eccidio perpetuato dai Separatisti (siamo nell’era della Guerra dei Cloni). Ad intervenire è una squadra di Mandaloriani che riconosciamo come parte della Death Watch, frangia estremista mandaloriana conosciuta in Clone Wars.

La Death Watch è un clan di guerrieri che spesso si oppose al governo di Mandalore, che accusava di essere troppo pacifico e incapace di onorare lo spirito e la tradizione guerriera dei mandaloriani. All’interno della stessa Death Watch si crearono delle correnti che portarono ad una frammentazione di questo clan ribelle, tanto che non sappiamo esattamente quale di queste differenti schegge della Death Watch abbia salvato il Mandaloriano.

Piuttosto, smettiamo di chiamarlo Mandaloriano e usiamo il suo nome: Din Djarin. In Redemption finalmente scopriamo il suo nome, grazie a Moff Gideon, anche se in passato l’interprete del personaggio, Pedro Pascal, si era lasciato sfuggire il nome del suo personaggio. A margine, andrebbe notato come con una piccola gabola il personaggio possa mostrare finalmente il suo volto. Per tutta la serie ci viene ricordato che non può togliersi l’elmo davanti ad altri esser viventi, ma quando si tratta di farsi curare per le ferite fortunatamente è presente solo il droide IG-11, che può vederlo in faccia in quanto ‘io non sono un essere vivente’.

Altra considerazione su Din Djarin: è un predestinato. La maggior pare dei protagonisti di Star Wars (Luke Skywalker, Jyn Erso, Rey Palpatine) sembrano avere in comune la necessità di venire nascosti per non esser vittime di una minaccia (i droidi separatisti, un padre votato al Lato Oscuro, diventare un’arma contro la propria famiglie), venendo poi salvati da figure paterne che ne formino il carattere (Obi-Wan, i Mandaloriani, Luke Skywalker e Han Solo. Sembra che in Star Wars il viaggio dell’eroe sia caratterizzato da questo aspetto, che non viene risparmiato al nostro Mando.

In Redemption, Din Djarin finalmente ha modo di guadagnarsi un altro importante riconoscimento della cultura mandaloriana: un simbolo. Nel terzo episodio, aveva rifiutato di far imprimere sulla propria armatura un simbolo, non ritenendosi degno. Dopo aver protetto il piccolo alieno, Din finalmene ha guadagnato questo onore, e l'Armaiolo può incidere su un suo spallaccio una testa di mudhorn. Scelta emozionante, considerato che è l’animale da cui Baby Yoda lo ha salvato nel terzo episodio, e che il Mando commenta dicendo che ora è parte di un clan di due persone.

Rimanendo in tema di tradizione mandaloriana, in Redemption viene citata la guerra contro il nemico più temuto dai mandaloriano: i Jedi. La Mandaloriana che abbiamo conosciuto l'Armaiolo, infatti, parlando con Din Djarin ed i suoi amici rivela che il piccolo alieno è in grado di usare la Forza, come una setta di antichi stregoni che furono avversari temibili dei Mandaloriani, noti come Jedi.

Non deve stupire che il mito dei Jedi sia sparito. Con l’avvento dell’Impero, i Jedi furono trattati come dei traditori e si impose la cancellazione della loro esistenza, come abbiamo visto nel terzo volume di La Saga di Darth Vader di Oscar Ink Mondadori. Per Din Djarin i Jedi possono quindi essere una scoperta, come la Forza, ma è interessante notare come l'Armaiolo non sia solo colei che forgia armature e conferisce i simboli ai guerrieri mandaloriani, ma sia anche la detentrice delle tradizioni più antiche della propria gente.

La guerra con i Jedi, infatti, risale agli albori della Vecchia Repubblica, quando i Mandaloriani si scontrano con la Repubblica, e videro nei Jedi i primi avversari in grado di batterli. Fu proprio questo scontro a spingere i guerrieri di Mandalore a sviluppare le loro armature e i numerosi dispositivi che incorporano, in modo da poter rendere meno gravoso il confronto con i poteri della Forza.

Sempre in tema di storia mandaloriana, in Redemption si fa riferimento alla Notte delle Mille Lacrime. Si tratta di un richiamo all’Assedio di Mandalore, quando Ahsoka Tano guidò le truppe della Repubblica per porre fine al regno di Darth Maul come signore di Mandalore. Fu proprio durante questa battaglia che l’Imperatore diede il celebre Ordine 66, con cui venne definitivamente chiusa l’era della Repubblica e iniziò l’età dell’Impero. Su Mandalore, l’Ordine 66 coincise con la presa del pianeta da parte del neonato Impero, come viene raccontato in modo rapido nel romanzo Ahsoka.

Le origini di Cara Dune

Conosciuta in Sanctuary, Cara Dune è la soldatessa interpretata da Gina Carrano, divenuta una delle spalle di Din Djarin nel finale di stagione. Di Cara si è già parlato in passato, ma Redemption ci offre un ulteriore dettaglio di questa figura.

Durante l’assalto delle truppe imperiali, Moff Gideon dimostra di conoscere molto bene con chi sta combattendo. Parlando dell’ex soldatessa ribelle, Gideon menziona il suo nome completo, Carasynthia Dune, e il suo pianeta di origine: Alderaan. Esatto, lo stesso pianeta su cui è cresciuta Leia Organa, vista per l’ultima volta in Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, e che è stato distrutto dall’Impero come dimostrazione della potenza della prima Morte Nera in Una nuova speranza.

Informazione centrale per capire come Cara abbia subito aderito alla missione su Nevarro quando ha saputo della presenza di soldati imperiali. Non solo il suo ruolo di combattente della Ribellione non poteva rimanere sordo a questa invitante offerta, ma è stato soprattutto il suo bisogno di vendetta per la distruzione di Alderaan a spingerla ad affiancare il Mandaloriano.

Proprio per il suo ruolo come operativa delle ribellione, Cara teme che in caso di cattura potrebbe esser torturata dall’Impero, che arriverebbe ad usare un mind flyer. Questo termine non ha un corrispettivo facile da identificare, ma potrebbe riferirsi ad una locuzione tipica di Star Wars per identificare persone o creature capaci di sondare la mente altrui. Abbiamo avuto un esempio di simili poteri con Bor Gullet, l’alieno usato da Saw Guerrera per sondare la mente di Bodhi Rook in Rogue One.

La Darksaber

Proprio sul finale di Redemption, fa la sua comparsa un’arma che potrebbe risultare sconosciuta a chi non ha seguito Rebels, ma che ha una grande importanza per i Mandaloriani: la Darksaber. Impugnata da Moff Gideon è un vero colpo di scena, ma sicuramente avremo modo di scoprire come mai sia un ufficiale imperiale a brandire questa arma

La Darksaber è a tutti gli effetti una spada laser, estremamente antica e creata con una tecnologia apparentemente perduta da Tarre Vizsla. Vizsla fu il primo ed unico mandaloriano ad essere accolto all’interno dell’ordine dei Jedi. Quando Vizsla abbandonò l’Ordine Jedi e tornò tra i Mandaloriani, la Darksaber divenne un simbolo stesso del potere mandaloriano, passando di mano in mano tra i diversi governanti di Mandalore.

Nelle serie animate di Star Wars, la Darksaber venne impugnata anche da Darth Maul durante il suo breve regno di MAndalore e da Sabine Wren. L’ultima apparizione di quest’arma in Rebels era in occasione del passaggio da Sabrine al leader della Death Watch, Bo-Katan Kryze, come arma beneaugurante per la sua battaglia contro l’Impero.

Il fatto che ora la Darksaber sia in mano a un Moff imperiale, potrebbe esser un segno che Kryze non sia sopravvissuto alla lotta all’Impero. Probabilmente la seconda stagione di The Mandalorian svelerà questo dettaglio, anche se ultimamente le spade laser perdute sembrano ricomparire senza alcun motivo in mano a nuovi personaggi…

Quel che resta dell’impero

Anche in Redemption, The Mandalorian si diverte a citare alcuni aspetti dell’Impero noti ai fan della saga. Ad esser interessanti sono in particolare i due Scout Trooper che incontriamo ad inizio dell’episodio.

Il duo sembra ispirarsi ad una coppia di soldati imperiali, Tag e Bink, protagonisti di una serie a fumetti di Dark Horse Comics uscita nei primi anni del nuovo millennio. Con un taglio ironico e spesso paradossale, questi due soldati imperiali erano presenti ai maggiori eventi della saga di Star Wars, mai come protagonisti e sempre nelle retrofile, ma con la condanna di non riuscire mai a completare un incarico perché i grandi eventi di Star Wars si mettevano sempre in mezzo.

I due Scout Troopers sembrano ricordare questo duo dei fumetti, soprattutto nel tono ironico con cui sono presentati. Non è un caso che siano proprio loro due a fare una battuta sulla pessima mira degli stormtrooper, quando non riesco a colpire un pezzo di ferraglia che usano come bersaglio in attesa di ricevere nuovi ordini.

Moff Gideon viene infine presentato come un ufficiale dell’ISB, acronimo che identifcica l’Imperial Security Bureau. Nel canon, questa agenzia imperiale raccoglie una serie di agenti operativi che svolgono incarichi da spia, torturatore e polizia interna ai ranghi imperiali per estirpare minacce di ribellione. In precedenza, abbiamo conosciuto un altro agente dell’ISB, Alexsandr Kallus, in Rebels.

Dal punto di vista dell’arsenale, l’Impero sembra ancora avere pacchi assi nella manica.

Durante lo scontro con Mando, Karga e Dune, gli imperiali sfoderano un blaster a ripetizione pesante modello E-Web. La prima apparizione di questa arma imperiale risale ai tempi della Battaglia di Hoth vista in L’impero colpisce ancora, diventando poi una delle armi più usate nei prodotti derivati di Star War, specialmente in Star Wars Roleplaying Game e nei videogiochi.

Dopo aver visto in azione soldati con lanciafiamme nel videogioco Star Wars Battlefront e dopo il Clone Trooper dotato di lanciafiamme in Clone Wars, finalmente anche l’Impero può vantare un soldato in grado di dare fuoco a tutto, il Flame Trooper.

Se anche voi avete deciso di seguire la Via e diventare parte dei Mandaloriani non potete più mostrare il vostro volto! Per tenere fede al vostro voto, ecco dove potete recuperare un elmo mandaloriano