Prestazioni sequenziali contro dimensioni dei trasferimenti
Tutti i test di trasferimento sequenziali in Iometer lavorano con una queue depth di uno in modo da rappresentare i carichi di lavoro desktop più tipici. Non è difficile immaginare una situazione dove un appassionato potrebbe sottoporre un SSD a una queue depth superiore. E quello è proprio il caso in cui un SSD si lascia nettamente alle spalle un hard disk convenzionale.
Usiamo ATTO per testare scritture/letture sequenziali sopra i 2 GB, iniziando con una queue depth di due. Perché solo due? Anche spingendo carichi di lavoro più pesanti, i comandi di I/O sono gestiti così rapidamente su un SSD che queue depth maggiori di due o tre comandi sono meno comuni su un PC desktop medio.
L'altra ragione per usare ATTO è l'abilità di testare facilmente differenti dimensioni di trasferimento. 128 KB sono uno standard accettabile per misurare le prestazioni sequenziali, ma trasferimenti più grandi o piccoli sono certamente rilevanti.
Usando una queue depth di due c'è una differenza molto piccola tra i dischi SandForce di seconda generazione. C'è tuttavia un margine di ±50 MB/s nei test con dimensione di trasferimento superiore.
Quando si tratta di valutare scritture sequenziali, non c'è virtualmente differenza tra Vertex 3, Agility 3, Solid 3, S511, Wildfire, Chronos Deluxe e Force 3.
Aumentando la queue depth a quattro non cambia molto lo scenario per i dischi SandForce. Generalmente osserviamo ancora prestazioni simili con le differenti dimensioni di trasferimento con un margine di ± 50 MB/s, a seconda del disco in questione.
Vediamo ancora lo stesso comportamento nelle scritture sequenziali, malgrado la queue depth sia di due o quattro.