Un core Ivy Bridge: ci conosciamo già?

Recensione - Test del processore Intel Core i7 3770K a 22 nanometri. Il top di gamma basato su architettura Ivy Bridge

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a cura di Andrea Ferrario

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Un core Ivy Bridge: ci conosciamo già?

Intel ha integrato nella nuova architettura gran parte della tecnologia presentata con Sandy Bridge, focalizzandosi più intensamente verso una transizione senza problemi dal processo a 32 a quello a 22 nanometri. Le capacità dei core IA di Ivy Bridge sono perciò molto simili a quelle della precedente generazione.

Ogni core ha 32 KB di cache L1 data e L1 instruction, insieme a 256 KB cache L2. Inoltre, i modelli quad-core come il Core i7-3770K condividono fino a 8 MB di last-level cache. Le latenze sono molto simili e indicano un bandwidth della cache comparabile a Sandy Bridge.

Intel ha dichiarato che ha fatto aggiornamenti minori ai core iA, migliorando le prestazioni in alcune situazioni. I rappresentanti dell'azienda non sono entrati molto nei dettagli sui miglioramenti dell'architettura dei core nell'IDF dello scorso anno, menzionando solo che ci sono solo una mezza dozzina di funzionalità nel corso e altre sei nel controller di memoria/cache che accelerano i carichi di lavoro IA. Fortunatamente è abbastanza facile effettuare una manciata di test a singolo thread con Turbo Boost disabilitato per vedere come il Core i7-3770K si confronta con il Core i7-2700K, dato che entrambi lavorano a 3.5 GHz.

Ivy Bridge richiede tre secondi in meno nei test Lame, iTunes e nella creazione PDF. Un risultato meno impressionante rispetto a quello fatto da segnare da Sandy Bridge nei confronti di Nehalem, che se rientra nelle aspettative.

La conclusione per un appassionato è che i soli miglioramenti di Ivy Bridge relativi all'IPC (istruzioni per clock) non sono tali da spingere a un aggiornamento immediato da Sandy Bridge.

Intel integra un paio di funzioni orientate alla sicurezza che gli sviluppatori di software saranno in grado di sfruttare in futuro: un'istruzione Digital Random Number Generator (DRNG) e un Supervisor Mode Execution Protection (SMEP).

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Progettato per essere aderente agli standard, lo scopo del DRNG è quello di fornire una fonte di entropia ad alta qualità e alte prestazioni (la misura dell'imprevedibilità di una chiave crittografica). Il risultato è che un'applicazione può sfruttare il DRNG e avere numeri casuali affidabili fino a 2-3 Gb/s. Intel rende l'istruzione disponibile al sistema operativo e il codice a livello utente a tutti gli stadi di privilegio.

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Le altre nuove funzioni, abbreviate come SMEP, cercano di contrastare gli attacchi che sfruttano i privilegi che provano ad accedere a risorse normalmente protette da un anello meno privilegiato. Semplicemente, impedisce l'esecuzione di codice in modalità supervisor nelle pagine di memoria user-mode.