Il cloud storage è oggi tra gli strumenti più importanti per la gestione dei dati, sia per privati che per aziende. Ma cos’è esattamente il cloud storage e perché dovreste considerarlo per i vostri file e documenti? Di seguito spiegheremo tutto ciò che c’è da sapere, dai vantaggi principali ai diversi tipi di servizi disponibili, aiutandovi a capire come proteggere e accedere ai dati in modo semplice e sicuro. Vedremo anche quando è meglio affidarsi a uno dei migliori cloud storage o a uno dei migliori NAS. Se invece avete già quest'ultimo, allora vi suggeriamo di dare un'occhiata anche ai migliori hard disk per NAS.
Cos'è il cloud storage?
Il cloud storage è un servizio che permette di archiviare file e dati su server remoti accessibili tramite internet, invece di salvarli solo sul proprio computer o dispositivo locale. Quando si carica un file nel cloud, questo viene trasferito dai dispositivi dell’utente a data center gestiti dai provider, dove viene memorizzato in modo sicuro e organizzato.
A differenza dei metodi di archiviazione tradizionali, come hard disk o chiavette USB, il cloud storage sfrutta infrastrutture distribuite: i dati possono essere replicati su più server in posizioni diverse, riducendo il rischio di perdita o danneggiamento. Ciò garantisce che i file siano sempre disponibili anche in caso di problemi hardware o guasti locali. Grazie alla connessione internet, è possibile accedere ai propri dati da qualsiasi dispositivo, ovunque ci si trovi. Non è necessario essere fisicamente vicino al dispositivo originale, e questo facilita anche la condivisione di file tra più utenti o dispositivi, rendendo la gestione dei dati più flessibile e immediata.
In parole povere, il cloud storage rappresenta una soluzione centralizzata per conservare, organizzare e gestire i dati digitali. Il provider si occupa della manutenzione dei server, della sicurezza e della disponibilità dei file, permettendo agli utenti di concentrarsi sull’utilizzo dei propri dati senza preoccuparsi degli aspetti tecnici dell’archiviazione fisica.
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Quando è arrivato il primo cloud storage?
Il primo servizio di cloud storage risale agli anni 80, quando CompuServe offriva ai suoi utenti una piccola quantità di spazio su disco per archiviare file online. Nel 1983, CompuServe iniziò a fornire 128 KB di spazio di archiviazione ai suoi utenti, un'offerta pionieristica per l'epoca. Tuttavia, il concetto di cloud computing come lo intendiamo oggi ha radici più profonde. Negli anni 60, il visionario J.C.R. Licklider propose l'idea di una "rete intergalattica di computer", anticipando la possibilità di accedere ai dati da qualsiasi luogo. Questo concetto si concretizzò con la creazione di ARPANET, il precursore di internet, che consentiva la condivisione di dati tra computer remoti.
Negli anni 90, aziende come AT&T e General Magic iniziarono a sviluppare tecnologie che utilizzavano il termine "cloud" per descrivere servizi di archiviazione e comunicazione online. Nel 1994, AT&T lanciò PersonaLink, una piattaforma di comunicazione online che includeva servizi di archiviazione web. Ma è stato nel 2006 che il cloud storage ha visto una svolta significativa con il lancio di Amazon S3 (Simple Storage Service), che ha offerto un servizio di archiviazione scalabile e accessibile tramite API, rivoluzionando il modo in cui i dati venivano archiviati e gestiti online.
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Quanti tipi di cloud storage esistono?
Esistono diversi tipi di cloud storage, ognuno pensato per rispondere a esigenze specifiche di utenti privati e aziende. La principale distinzione riguarda il livello di controllo, sicurezza e gestione dei dati, così come la flessibilità e i costi del servizio.
Il cloud pubblico è la soluzione più diffusa. In questo caso, i dati vengono archiviati su server condivisi gestiti da provider esterni, come Amazon Web Services, Google Cloud o Microsoft Azure. Gli utenti non devono preoccuparsi della manutenzione dei server e possono beneficiare di una scalabilità praticamente illimitata, pagando solo per lo spazio effettivamente utilizzato. Tuttavia, la gestione della sicurezza è affidata interamente al provider e l’utente ha un controllo limitato sui propri dati.
Il cloud privato offre invece un’infrastruttura dedicata solo a un’azienda o a un singolo utente. Può essere ospitato internamente o affidato a provider specializzati. Questo tipo di cloud garantisce maggiore sicurezza e controllo dei dati e può essere personalizzato secondo le esigenze specifiche. Lo svantaggio principale è rappresentato dai costi più elevati e dalla necessità di competenze tecniche per gestirlo correttamente.
Il cloud ibrido combina elementi di cloud pubblico e privato, permettendo alle aziende di conservare i dati sensibili su server privati e utilizzare il cloud pubblico per archiviazione scalabile o servizi aggiuntivi. Questa soluzione offre grande flessibilità e ottimizzazione dei costi, ma richiede una gestione più complessa, con integrazione tra sistemi diversi.
Infine, il cloud community è un’infrastruttura condivisa tra organizzazioni con interessi comuni, come università, enti di ricerca o aziende dello stesso settore. Permette di condividere risorse e ridurre i costi, migliorando la collaborazione tra i partecipanti. La sicurezza e la privacy, però, dipendono dalla fiducia tra le organizzazioni coinvolte.
Riassunto dei principali tipi di cloud storage:
- Pubblico: server condivisi gestiti da provider esterni, scalabile e a basso costo.
- Privato: server dedicati, maggiore sicurezza e controllo, costi più alti.
- Ibrido: combinazione di pubblico e privato, flessibile ma più complesso da gestire.
- Community: infrastruttura condivisa tra organizzazioni affini, collaborativa ma con dipendenza dalla fiducia reciproca.
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Il cloud storage richiede un piano di abbonamento?
Sì, nella maggior parte dei casi il cloud storage richiede un piano di abbonamento, anche se le modalità e i costi variano a seconda del provider e del tipo di servizio scelto. Ecco come funziona in generale:
- Cloud gratuito: molti provider offrono un certo spazio di archiviazione gratuito, solitamente limitato (ad esempio 5–15 GB). Questo è utile per utenti privati che hanno bisogno di archiviare pochi file o testare il servizio prima di passare a piani più avanzati.
- Piani a pagamento: consentono di avere più spazio, funzioni aggiuntive (come backup automatici, crittografia avanzata, accesso multi-utente e supporto prioritario). I costi possono variare da pochi euro al mese per utenti privati fino a centinaia o migliaia di euro per aziende con esigenze di storage su larga scala.
- Pagamento “pay-as-you-go”: alcuni provider, soprattutto quelli enterprise come AWS, Google Cloud o Microsoft Azure, permettono di pagare solo per lo spazio effettivamente utilizzato e per le risorse consumate, senza un tetto fisso. Questo offre flessibilità ma può risultare più difficile da prevedere dal punto di vista dei costi.
Alcuni servizi, come Internxt, propongono anche piani a vita con pagamento una tantum. Questi rappresentano un’alternativa interessante per chi preferisce evitare abbonamenti ricorrenti, offrendo comunque sicurezza e accessibilità ai dati. Va valutata comunque la reputazione del provider e le garanzie di backup e privacy offerte, perché la protezione dei file rimane un fattore cruciale.
Qual è la velocità media di trasferimento del cloud?
La velocità media di trasferimento dei dati sul cloud dipende da diversi fattori, quindi non esiste un valore unico valido per tutti. Innanzitutto, la connessione a internet dell’utente è determinante: la velocità di upload e download della rete domestica o aziendale influenza direttamente quanto rapidamente è possibile caricare o scaricare i file. Ad esempio, una connessione in fibra ottica può offrire velocità di centinaia di Mbps. In generale, il trasferimento verso il cloud è più lento rispetto al download, perché le reti domestiche spesso hanno una velocità di upload inferiore a quella di download.
Un altro fattore importante è il provider e la posizione dei suoi data center. Alcuni servizi di cloud storage hanno server più performanti o più vicini geograficamente all’utente, riducendo la latenza e aumentando la velocità complessiva. Provider come Google Drive, Dropbox, iCloud e OneDrive spesso ottimizzano i trasferimenti tramite sistemi di caching e compressione dei dati. Anche il tipo di file e la quantità di dati caricati influenzano le prestazioni: file molto grandi o un numero elevato di piccoli file possono richiedere più tempo per essere sincronizzati, perché molti file piccoli comportano più richieste al server rispetto a pochi file di grandi dimensioni.
Infine, il software e i protocolli utilizzati giocano un ruolo rilevante. L’uso di applicazioni dedicate o client desktop può migliorare la velocità rispetto al caricamento tramite browser, e alcuni provider sfruttano protocolli ottimizzati come HTTP/2 o trasferimenti paralleli per velocizzare il caricamento dei dati. In termini indicativi, con una buona connessione in fibra, i trasferimenti verso il cloud possono raggiungere decine o centinaia di MB al secondo in download, mentre l’upload resta spesso inferiore, intorno a 5-50 MB/s a seconda della connessione e del provider.
Cloud storage, NAS o SSD?
A questo punto ci si potrebbe chiedere: meglio cloud storage, NAS o SSD?
Il cloud storage è ideale per chi desidera accesso ai dati ovunque, con facilità di condivisione e gestione senza preoccuparsi della manutenzione dell’hardware. È perfetto per backup automatici, collaborazione online e protezione contro guasti fisici locali. Tuttavia, richiede una connessione internet stabile e comporta costi ricorrenti o a consumo.
Il NAS è un dispositivo collegato alla rete locale che consente di centralizzare l’archiviazione dei dati in casa o in azienda. Offre maggiore controllo, sicurezza e personalizzazione rispetto al cloud, e permette di condividere file all’interno della rete senza passare da internet. È ideale per chi lavora con grandi quantità di dati e preferisce mantenerli fisicamente sotto controllo, ma richiede gestione, manutenzione e backup regolari.
Gli SSD rappresentano la soluzione più veloce per l’archiviazione locale. Garantisce prestazioni elevate in lettura e scrittura e tempi di accesso rapidissimi, rendendolo adatto per lavori che richiedono elaborazioni intensive o software pesanti. Tuttavia, l’SSD non offre accesso remoto nativo né ridondanza dei dati, quindi un guasto può comportare la perdita immediata dei file se non eseguiti backup regolari.
Posso fare i backup con un cloud storage?
Sì, il cloud storage è perfetto per fare backup dei vostri dati. In pratica, consente di creare copie di sicurezza dei file importanti e conservarle su server remoti, riducendo il rischio di perdita dovuta a guasti hardware, furti, incidenti o errori umani. Alcuni punti chiave sui backup nel cloud:
- Automatizzazione: molti servizi di cloud storage offrono backup automatici dei file. Ad esempio, è possibile impostare la sincronizzazione di cartelle specifiche sul computer o sul dispositivo mobile, così ogni modifica viene salvata automaticamente nel cloud.
- Versioning: alcuni provider mantengono versioni precedenti dei file, permettendo di recuperare documenti modificati o cancellati per errore. Questo è particolarmente utile in caso di modifica accidentale o di attacchi ransomware.
- Accessibilità: i backup nel cloud sono accessibili da qualsiasi dispositivo connesso a internet, quindi potete recuperare i dati anche se il dispositivo originale è danneggiato o smarrito.
- Sicurezza: i provider di cloud storage generalmente utilizzano crittografia durante il trasferimento e a riposo, proteggendo i backup da accessi non autorizzati. Alcuni servizi offrono anche opzioni di crittografia end-to-end, dove solo l’utente ha la chiave per decifrare i dati.
- Ridondanza: i file di backup vengono spesso replicati su più server e data center, assicurando che siano disponibili anche in caso di guasto hardware o problemi locali.
I migliori servizi di cloud storage
Internxt
Internxt è una piattaforma di cloud storage progettata con l’obiettivo principale di proteggere la privacy degli utenti. Grazie alla crittografia end-to-end, i file vengono cifrati direttamente sul dispositivo dell’utente prima di essere caricati sui server, garantendo così che solo il proprietario dei dati possa accedervi. Il sistema si basa su un modello a conoscenza zero: neanche il personale di Internxt ha la possibilità di consultare i file archiviati. Ma la sicurezza non è l’unico punto di forza del servizio. Internxt propone un’interfaccia chiara e intuitiva, che semplifica operazioni come archiviare, sincronizzare e condividere file su più dispositivi. Questo rende la piattaforma ideale per chi desidera mantenere i propri dati al sicuro senza rinunciare alla praticità e alla semplicità d’uso.
NordLocker
NordLocker si propone come una soluzione di cloud storage pensata per chi mette la sicurezza dei propri dati al primo posto. Gli utenti possono scegliere di sottoscrivere il servizio insieme a un piano VPN oppure separatamente, offrendo maggiore flessibilità a chi desidera proteggere i propri file senza dover combinare altri servizi. Uno dei punti di forza di NordLocker è la protezione avanzata dei file. Grazie a tecnologie di crittografia all’avanguardia come Argon2, AES256 ed ECC, i dati rimangono al sicuro da accessi non autorizzati. Il servizio adotta inoltre una rigorosa politica di “zero knowledge”: solo chi possiede le credenziali può decrittare i propri file, garantendo un livello di privacy quasi totale. Tutti i piani includono crittografia end-to-end senza limiti, assicurando che i dati siano protetti in ogni fase, dal trasferimento all’archiviazione. Per dare maggiore tranquillità agli utenti, i piani a pagamento prevedono anche una garanzia di 30 giorni “soddisfatti o rimborsati”, così da permettere di testare il servizio senza rischi.
pCloud
pCloud si distingue nel panorama del cloud storage grazie a un approccio innovativo sia nei prezzi sia nella facilità d’uso. Tra le sue caratteristiche più interessanti c’è la possibilità di sottoscrivere un piano a vita, che consente agli utenti di pagare una sola volta e avere accesso illimitato allo spazio di archiviazione, eliminando la necessità di abbonamenti periodici. L’interfaccia di pCloud è pensata per essere chiara e intuitiva, rendendo semplice l’utilizzo anche a chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di servizio. Dal punto di vista del rapporto qualità-prezzo, pCloud offre un’opzione vantaggiosa: l’investimento in un piano a vita può risultare molto conveniente per chi cerca una soluzione stabile e senza preoccupazioni future. Tuttavia, il servizio presenta alcune limitazioni, soprattutto per chi ha bisogno di strumenti per la collaborazione. Se la sicurezza e la facilità d’uso sono i punti di forza di pCloud, chi desidera funzionalità di condivisione e lavoro in team potrebbe trovarsi un po’ a corto di opzioni.