L'UE ammette che l'indipendenza nei semiconduttori è impossibile

L'Unione Europea ha ammesso che l'indipendenza nei semiconduttori è impossibile, a causa dell'investimento iniziale da affrontare.

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a cura di Marco Pedrani

Managing Editor

Nel settembre scorso l'Unione Europea aveva annunciato il Chips Act, un programma che puntava a rendere l'Europa meno dipendente dalla produzione estera di semiconduttori e, in futuro, autosufficiente. Il progetto si basava su tre elementi: la ricerca sui semiconduttori, la creazione di un piano europeo collettivo per migliorare la capacità produttiva e, infine, l'istituzione di un framework per partnership e cooperazioni internazionali.

Sembra però che, nonostante gli sforzi dell'Unione Europea, l'indipendenza nei semiconduttori sia impossibile. Secondo quanto dichiarato da Margrethe Vestager, Commissario europeo per la concorrenza, le più grandi fonderie di semiconduttori come Samsung, Intel e TSMC, spendono circa 30 miliardi di dollari l'anno per spese in conto capitale, più diversi altri miliardi per ricerca e sviluppo. L'Europa, se volesse diventare completamente indipendente, dovrebbe spendere oltre 150 miliardi di dollari in 5 anni in incentivi, agevolazioni fiscali e aiuti diretti. Secondo il Commissario, non solo le possibilità di successo sarebbero comunque molto limitate, ma investimenti del genere sono del tutto impossibili. motivo per cui l'UE continuerà ad appoggiarsi alle compagnie estere.

"Dai numeri che ho sentito, è l'investimento iniziale necessario per essere autosufficienti a rendere la cosa impossibile. Ciò che conta è che ci sia un livello diverso di capacità produttiva in Europa" Ha dichiarato il Commissario in un'intervista alla CNBC.

L'Europa produce automobili, elettronica di consumo e altri prodotti che usano chip "vecchi", tuttavia non produce computer e smartphone, dispositivi che al contrario necessitano di chip prodotti con tecnologie e processi produttivi di ultima generazione. L'intenzione dell'Unione Europea è quella di espandere ed aumentare la propria capacità produttiva in questo senso, così da proteggere la propria economia, evitando allo stesso tempo che la filiera produttiva sia danneggiata da eventuali problemi nei rapporti con China o Stati Uniti, attualmente i due principali produttori e fornitori di chip.

Ad oggi, solamente il 10% della produzione globale di chip avviene in Europa. Per fare un confronto, nel 1990 la percentuale era quattro volte superiore e l'UE forniva il 40% dei chip. L'obiettivo attuale è quello di raggiungere il 20% entro il 2030 e Margrethe Vestager ha ammesso che, per riuscirci, l'Unione Europea deve dare il massimo supporto a tutte le fonderie locali. Purtroppo al momento il Commissario non ha annunciato alcun piano d'azione, ma la speranza è che la prima mossa sia fatta con la nuova fonderia che Intel vuole aprire in Europa e che, secondo le voci di corridoio, potrebbe sorgere proprio in Italia.