Grandi Eventi DC: One Million (1998)

One Million, l'evento DC del 1998 di Grant Morrison, riporta la JLA al centro dell'Universo DC rinvigorendo il concetto di legacy.

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a cura di Domenico Bottalico

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One Million, l'evento DC del 1998, rappresenta l'apice del lavoro che Grant Morrison aveva iniziato a compiere solo un anno prima sulle pagine di JLA, testata che aveva rilanciato con un nuovo #1 la mitica Justice League of America. Un rilancio fortemente cercato e voluto dall'autore scozzese secondo precise modalità che, all'epoca, fu dapprima accolto con "sospetto" e poi fu incensato. Questo evento infatti servì a rinvigorire, e in un certo senso a legittimare, il concetto di legacy, da sempre fondante per l'Universo DC, e traghettò così la casa editrice nel nuovo millennio abbracciandone in toto la sua ispirazione mitico-mitologico come caratteristica distintiva ed in netta contrapposizione all'approccio realistico verso cui stava virando la concorrenza.

Dopo aver azzerato la sua continuity con l'evento Crisi sulle Terre Infinite e averla ristruttura a più riprese con Legends, Armageddon 2001, Ora Zero e L'ultima Notte, DC e Grant Morrison capitalizzarono da un lato sulle riflessioni di Kingdom Come e dall'altro sulla linea tirata, seppur in maniera non del tutto marcata, da John Byrne nel suo Genesi (l'evento passato un po' in sordina del 1997). In questo senso, il punto di partenza non era solo un universo narrativo più coeso, e scevro da certi estremismi degli anni 90, ma da un tassello preciso e fondamentale ovvero la già citata Justice League of America.

One Million fu pubblicato nel novembre del 1998 (data di copertina) come una miniserie settimanale di 4 albi in cui Grant Morrison fu affiancato dal disegnatore Val Semeiks. Facevano da corollario alla miniserie il one-shot DC One Million 80-Page Giant #1 e più di una trentina di albi tie-in. In pratica l'intera produzione DC passò per l'occasione dalla numerazione regolare al numero 1,000,000 accompagnando così, con un brusco salto nel futuro, la trama dell'evento.

Grandi Eventi DC: One Million (1998)

One Million: caught somewhere in time

Nell'853° secolo Superman è ancora vivo ma da oltre 15.000 anni è in esilio volontario nella sua Fortezza della Solitudine situata ora nel cuore del Sole che, con la sua presenza, continua ad alimentare. Anche se tutti i suoi cari sono morti da tempo, Superman ha un discendente che ha ereditato il suo manto, il valoroso e imperturbabile Kal Kent, che fa parte della Justice Legion Alpha insieme a Wonder Woman, Hourman, Starman, Aquaman, Flash e Batman tutti discendenti diretti o indiretti degli eroi del XX secolo e di cui hanno ereditato il manto e in taluni casi i poteri e abilità.

La Justice Legion Alpha è solo uno dei gruppi che compongono le Justice Legions, gruppi che pattugliano l'intero sistema solare oramai completamente colonizzato. Per quei pianeti invece troppo distanti dal Sole, uno dei discendenti di Superman ha riprogrammato il suo nemico Solaris, un Sole senziente artificiale. In questo scenario la notizia che il Superman originale sta per abbandonare il Sole e tornare così fra gli uomini convince la Justice Legion Alpha a tornare nel XX secolo per chiedere alla Justice League di tornare nel futuro con loro e partecipare alle celebrazioni.

Contemporaneamente i Titans vengono sconfitti da Vandal Savage che in Russia acquista sul mercato nero ben 4 armature Rocket Red dismesse. Si tratta di armature nucleari che Savage riconverte e con altrettanti membri dei Titans al loro interno lancia contro Washington D.C., Metropolis, Brussel e Singapore. La Justice League ignara del piano cade in una trappola ordita da Savage che, in quanto immortale, si è alleato nel futuro con Solaris nuovamente divenuto malvagio. Proprio quando i membri più potenti della JLA vengono trasportati nel futuro, l'Hourman della Justice League Alpha diffonde un virus tecno-organico creato dallo stesso Solaris che aveva portato inconsapevolmente nel passato a causa del tradimento di uno dei suoi compagni di squadra.

Gli attacchi di Savage in parte falliscono a causa dello stesso virus e della prontezza di Tempest tuttavia una delle armature Rocket Red detona su Montevideo, in Uruguay, uccidendo 11 milioni di persone. Il fallout nucleare e il diffondersi del virus che attacca le macchine e rende folli gli umani getta il mondo nel caos permettendo a Savage un attacco a tutto campo contro i supereroi grazie a macchine nascoste addirittura durante la Seconda Guerra Mondiale mentre era alleato di Hitler.

Con parte della JLA bloccata nel futuro da Solaris, la Justice League Alpha, bloccata invece nel passato, e i restanti membri della JLA (Zauriel, Martian Manhunter, Huntress, Plastic Man e Steel) devono velocemente trovare una cura per il virus che li sta mettendo uno contro l'altro. Grazie all'aiuto di Atom viene identificata la natura del virus permettendo a Steel e a Kal Kent di unire le loro menti e creare un antidoto ovvero costruire Solaris nel presente di modo da costringere il virus ad abitarlo lasciando la Terra. Il piano riuscirà solo grazie al sacrificio di uno dei membri della Justice Legion Alpha, liberata la Terra inoltre Kal Kent può dare fondo a tutti i suoi poteri e grazie alla tecnologia temporale conservata all'interno della Watchtower tornare nell'853° secolo.

Lì la JLA sta combattendo una battaglia contro Solaris e il Vandal Savage del futuro che recupera l'arma definitiva lasciata loro dal XX secolo su Marte dal traditore della Justice Legione Alpha: un frammento di kryptonite. Il piano di Solaris è quello di sparare la kryptonite nel Sole e uccidere il Superman originale. Tuttavia Solaris non aveva mai incontrato nei suoi secoli di vita una Lanterna Verde. La forza di volontà di Kyle Rayner incanalata dall'Anello del Potere costringe ad andare in supernova il Sole senziente mentre il frammento di kryptonite si rivela essere in realtà proprio un Anello del Potere.

Il Superman originale emerge così dal Sole in tempo per contenere l'esplosione di Solaris il cui materiale genetico, salvato proprio da Lanterna Verde, viene riutilizzato dallo stesso Superman e Hourman per una "rinascita". Savage cerca di sfuggire ma i guanti per il viaggio nel tempo rubati a John Fox (il Flash della Justice Legion Alpha) sono stati sabotati da un suo vecchio nemico anche lui immortale (Mitch Shelley ovvero Immortal Man) finendo catapultato nel XX secolo, a Montevideo pochi secondi prima dell'esplosione nucleare.

La battaglia contro Solaris è un paradosso. Per sconfiggerlo lo si è dovuto creare nel passato ben consapevoli che sarebbe divenuto malvagio nei secoli a venire. Tuttavia questo paradosso ha permesso alla JLA e successivamente alla Justice League Legion di mettere a punto una serie di contromisure fra cui l'utilizzo del materiale genetico stesso per la creazione di Solaris e il camuffamento dell'Anello del Potere come frammento di kryptonite su Marte.

One Million: di frattali e meme immortali

Justice League of America aveva rappresentato, a cavallo fra gli anni 60 e gli anni 70, da un lato l'anello di congiunzione fra l'urgenza della Golden Age e la spinta centrifuga della Silver Age e dall'altro era divenuta ricettacolo dell'attenzione del lettore presentando di fatto, negli annuali incontro fra JLA e JSA - le così dette Crisi sulle Terre Multiple, il prototipo auto-contenuto di quello che una decina d'anni più tardi sarebbe diventato il crossover e l'evento fumettistico. Nella prima metà degli anni 80 poi la serie aveva interpretato a suo modo la spinta maggiormente orientata al drama che dominava serie come Teen Titans o Legion of Super-Heroes tuttavia dopo Crisi sulle Terre Infinite la serie aveva perso la sua centralità in seno all'Universo DC trovando nell'esperimento Justice League International, condotto da Keith Giffen e J.M. DeMatteis, un unico brillante guizzo, tanto innovativo e precursore per certi aspetti, tanto differente per tono e ispirazione.

La formula "televisiva" da sit-com di JLI si esaurì abbastanza velocemente e nel 1996 dopo svariati tentativi di rilancio (come il sottovalutato ciclo di Dan Jurgens) il volenteroso editor Ruben Diaz provò a ripartire da zero con la miniserie Justice League: A Midsummer's Nightmare in cui veniva riunita ufficiosamente la formazione classica della Justice League. L'ottimo riscontro di pubblico e critica convinse Diaz a cercare uno scrittore per un rilancio vero e proprio della squadra e della testata. È in questa congiuntura editoriale che si inserisce Grant Morrison pronto a misurarsi, per sua stessa ammissione, con il lato più commerciale e mitico del fumetto supereroistico dopo aver scavato a fondo nella sua psiche, anche come medium, con Animal Man, Doom Patrol e Batman: Arkham Asylum e aver avviato con successo il suo personale rituale psico-magico su carta chiamato The Invisibles. 

JLA di Grant Morrison è un frattale, il cui calco è proprio la Justice League of America degli anni 60 e 70. La JLA si formava combattendo invasori alieni, la nuova JLA si riformava sventandone un'altra (quella dei marziani bianchi per la precisione). La JLA allargava la sua formazione gestendo i conflitti fra vecchi e nuovi membri, la nuova JLA legittimava i nuovi Lanterna Verde e Flash allargando la formazione con nuovi membri come Steel e Huntress. La JLA affrontava un tradimento dall'interno, la nuova JLA veniva attaccata da Prometheus che, infiltratosi nella Watchtower, sconfiggeva i singoli membri della squadra simulandone i poteri in una vera e propria acquisizione ostile (che fa eco all'estremismo fumettistico degli anni 90 di poco lasciatosi alle spalle e preannuncia le proteste no logo di fine anni 90 e primi 2000). La JLA viveva avventure fra terre e realtà alternative, la nuova JLA deve lottare nel presente contro la riformata Injustice Gang di Lex Luthor e contro un futuro alternativo dominato da Darkseid (nell'arco narrativo La Pietra dei Tempi).

L'omotetia del frattale JLA così come costruito da Grant Morrison si muove su due scale di valori parallele. La prima è dettata dalla concezione stessa con cui l'autore scozzese si muove nel canone, nello specifico per Morrison i sette membri "classici" della JLA sono paragonabili e dei di un pantheon laico ognuno dei quali rappresenta a suo modo un valore, una idea e un ideale a cui aspirare. La seconda è l'aumento esponenziale della portata delle trame: da una invasione aliena si passa a quella delle schiere celesti (con Superman che combatte contro un angelo della vendetta) dai conflitti interni alla lotta per la sopravvivenza di un nemico che è la perversione dell'eroe, dall'impedire la realizzazione di un futuro distopico all'essere testimoni di un futuro utopico minacciato da un Sole senziente.

In questo senso One Million rappresenta l'apice di una costruzione narrativa squisitamente e volutamente plot driven in cui lo sviluppo dei personaggi passa decisamente in secondo piano mentre al centro permangono imprese dalla porta eccezionale che corrispondono a macro tasselli di un affresco il cui messaggio è lapalissiano: il supereroe è insito in ognuno di noi ed è quello a cui aspiriamo (e quello che tutti diventeranno poi nell'ultimo arco narrativo di Morrison intitolato Terza Guerra Mondiale).

C'è da sottolineare come One Million sia una storia godibile a sé ma è indubbio che molti elementi propedeutici al suo sviluppo vengano disseminati negli archi narrativi precedenti. È perciò difficile estrapolare l'evento dal più grande affresco che è JLA, difficile ma non impossibile a patto che si rinunci coscientemente ad alcuni rimandi o li si ricavi a posteriori, per esempio il Worlogog.

Essere catapultati nel 835° secolo per Morrison non è solo uno stratagemma narrativo (che si esplica in un narrazione divisa su tre linee temporali che si intrecciano non senza qualche difficoltà soprattutto nella parte centrale del racconto) ma è una concreta dichiarazione d'intenti: il meme (inteso platonicamente) del supereroe è immortale. La legacy deflagra in tutta la sua potenza. La morte è un concetto passeggero: ci sarà sempre un Superman, un Batman e una Wonder Woman. Ci sarà sempre una Justice League, si saranno sempre supereroi anche se a diventarlo sarà l'uomo "comune" che non ha nulla di eccezionale quantomeno se rapportato alle origini degli eroi "originali".

In un incredibile cortocircuito narrativo fra futuro e presente si connettono (con la chiave per salvare il futuro nel presente in un loop spazio-temporale di non immediata comprensione e non senza qualche passaggio più ingenuo) non solo perché il macguffin è il ritorno del Superman originale in esilio volontario nel Sole ma soprattutto perché nella risoluzione del plot viene riassorbito quello che era stato, a partire dagli anni 80, il dibattito sul fumetto americano e che contrapponeva un certo progressismo di forma e contenuto con la nostalgica fantasia dell'immaginario supereroistico stesso che si era cristallizzata negli anni 90.

Per Morrison progressismo e nostalgia dovevano necessariamente spalleggiarsi: cambia la portata delle storie che diventano più autocoscienti del messaggio che veicolano attraverso l'archetipo del supereroe. È una visione estremamente positiva del supereroe, una in cui il nichilismo e la decostruzione di Watchmen o Il Ritorno del Cavaliere Oscuro cedevano il passo a One Million che "ricostruiva" non post hoc, ergo propter hoc cioè utilizzando al contrario, come unità base, la forma più semplice e pura di supereroe quello della Golden Age e Silver Age.

L'influenza di One Million e la parte grafica

One Million è una torcia che lo stesso Grant Morrison passerà velocemente ad altri (Mark Waid prima e Geoff Johns dopo) trovando evidentemente limitante quel neoclassicismo in cui si sarebbe codificata la sua intuizione. Dopo la parentesi alla Marvel, il ritorno in DC sarà contrassegnato anche dal ritorno su queste tematiche seppur declinate in maniera più meta-referenziali.

In questo senso basti prendere come esempio da un lato i due successivi eventi che la DC pubblicherà nel 1999 ovvero Il Regno e Il Giorno del Giudizio che si muovono lungo la tensione creata fra l'intuizione morrisoniana, il primo, ed un netto neoclassicismo, il secondo. Sarà poi lo stesso Grant Morrison, come detto, a riprendere ed ampliare le riflessioni di One Million: nella sua seminale e definitiva All-Star Superman ritorneranno Solaris e l'immagine del Superman deus ex-machina all'interno del Sole con significato uguale eppure estremamente diverso da quanto visto in precedenza. L'autore scozzese poi riflette sulla natura dell'Universo DC e sulla legacy in un trittico di eventi diversi per portata (e penetrazione fra i lettori) ovvero I Sette Soldati della Vittoria, Crisi Finale e Multiversity.

Il seme piantato da Grant Morrison con la sua JLA e con One Million germinerà quindi in maniera diversa da come l'autore stesso aveva ipotizzato pur non perdendo di efficacia. Snocciolando a ritroso la sua influenza, limitandosi ai grandi eventi e alle lunghe gestioni, è evidente nella Justice League di Scott Snyder e nel successivo Death Metal, in parte nell'evento di transizione Future State, e andando ancora più indietro, durante i New 52, in Forever Evil (dove tornerà il Sindacato del Crimine d'America che era stato protagonista dell'eccellente graphic novel Terra-2 scritto da Morrison con matite di un fenomenale Frank Quitely) e nella serie settimanale Future End.

Facendo un passo indietro è importante ricordare l'apporto dato dal disegnatore Val Semeiks a One Million. Semeiks infatti affianca il disegnatore regolare di JLA, quell'Howard Porter esplosivo nel reinterpretare la potenza di Jack Kirby in una nuova cinematografica tridimensionalità fatta di pose plastiche, inquadrature ravvicinate e campi lunghi. In questo senso Val Semeiks rappresenta un perfetto anello di congiunzione fra l'esplosività tipica degli anni 90 con la solidità dei grandi maestri degli anni 70: si tratta di un ottimo lavoro di sintesi del disegnatore che pur avendo già alle spalle esperienze importanti si trova per la prima volta ad illustrare un evento di questa portata con personaggi di primissimo piano come protagonisti e soprattutto con le loro controparti del futuro dal look decisamente inusuale.

A differenza dei disegnatori che si erano cimentati fra la seconda metà degli anni 80 e gli inizi degli anni 90 (basti pensare al barocchismo di George Peréz o alla imponenza anatomica di John Byrne), Semeiks non deve illustrare tantissimi personaggi contemporaneamente sulla pagina ma al contrario concentrarsi su pochi ed essenziali momenti. A livello stilistico quindi non ci discosta molto dal gusto tipicamente anni 90 ovvero quello che predilige una attenzione particolare per anatomie sempre in evidenze e pose plastiche che catturano l'attenzione del lettore, al netto di questo però c'è da evidenziare come il tutto nel lavoro di Semeiks sia meno "parabolico" perché vi sono sì le pose, le figure sbordate che dominano la pagina e quella costruzione irregolare della tavola in cui gli spazi sono spesso ad appannaggio di ampi riquadri, ma è anche vero che queste scelte vengono saggiamente riassorbite in una inusuale predilezione per la coordinata verticale.

Dal punto di vista grafico, One Million è tutto sviluppato in altezza. Non mancano ovviamente delle rarissime eccezioni, ovvero delle doppie splash-page, ma Semeiks gioca con la ripartizione degli spazi e dei riquadri affinché tutto punti a questo contrasto di proporzioni fra gli avvenimenti che si vanno dipanando e la minaccia proveniente dal futuro e rappresentata da Solaris, Sole senziente che, in quanto tale, è idealmente collocato in alto mentre gli eroi combattono dal basso in una sorta di ascesa idealistica che va dal passato al futuro e viceversa. Le inquadrature si fanno spesso audaci dal basso o laterali, non disdegnando qualche deformazione meno realistica, ancora una volta si prediligono campi lunghi o ravvicinati senza compromessi.

In definitiva il lavoro di Val Semeiks, filtrato degli stilemi degli anni in cui vede la luce, andrebbe decisamente rivalutato in più di un frangente anche a fronte dell'apporto fondamentale dell'inchiostratore Prentis Rollins che con i suoi neri spessi e taglienti contribuisce in maniera decisa a rendere tutto più omogeneo ma anche più incisivo e armonioso.

One Million: le edizioni italiane

Sfruttando l'eccellente riscontro di pubblico del nuovo mensile spillato JLA, Play Press pubblicò One Million nella testata contenitore Play Magazine nei numeri 38 e 39 usciti rispettivamente a giugno e luglio 1999 con soli 7/8 mesi di distacco dalla pubblicazione americana pur tralasciando la stragrande maggioranza degli albi tie-in soprattutto quelli delle serie che non venivano pubblicate in Italia. Il riscontro fu buono anche perché i lettori italiani dell'epoca erano abituati a leggere i grandi eventi DC in piena estate. L'editore successivo, Planeta DeAgostini, invece inserì la saga all'interno del volume JLA di Grant Morrison compilato nel 2009 in maniera del tutto autonoma rispetto a qualsiasi pubblicazione originale per ripresentare ai lettori italiani gli episodi firmati dall'autore scozzese in ordine più o meno cronologico.

Per una edizione in volume monografica dovremo attendere invece la RW Lion che presentò la saga, completa di tutti i suoi albi tie-in, in due occasioni ovvero nella collana DC Omnibus in tre uscite e nella collana DC Comics: Le Grandi Storie dei Supereroi (in collaborazione con Eaglemoss) in due uscite speciali. È però Panini DC Italia a presentare, nel dicembre 2021, One Million nella sua forma migliore ovvero un unico volume omnibus in cui gli albi originali vengono inseriti secondo un ordine di lettura più coerente con gli avvenimenti della saga e con una traduzione rivista e più fedele.

Da sottolineare come queste edizioni in formato omnibus contengano tutti i tie-in tranne Young Heroes in Love #1,000,000 perché pubblicato come un albo creator-owned originariamente e due albi usciti postumi collegati all'evento ovvero Booster Gold (Vol. 2) #1,000,000 e Superman/Batman numeri 79 e 80 usciti rispettivamente nel 2008 e nel 2011.