Nel 1993 fu pubblicato lo standard MPEG-2 Layer 3, meglio noto come MP3, che rese possibile la compressione audio. Entro il 1994 divenne molto facile codificare grandi file in formati che era facile trasferire via Internet, anche con le velocità disponibili all'epoca. Nel 1995 arrivò poi il DVD, e non ci volle molto a capire che i PC potevano servire anche a ricodificare e archiviare i film.
Successivamente arrivarono i servizi di file sharing, il cui apripista fu Napster. Da allora assistiamo a uno scontro senza fine tra P2P e produttori di contenuti (film, musica e altro), che non sembra vicina a una fine. Al panorama si sono successivamente aggiunti YouTube e i portali video, e più recentemente i servizi di streaming musicale.
Tutto questo ovviamente ha avuto un impatto profondo sull'uso dei PC come strumenti per la fruizione di contenuti multimediali. Una volta i computer avevano a che fare solo con il lavoro, ma ormai la grande potenza disponibile li rende più che adatti all'intrattenimento multimediale.
Questo modo d'interpretare il PC è cresciuto in modo spettacolare: basta pensare che YouTube conta ormai oltre due miliardi di riproduzione al giorno, e vi si caricano più contenuti di quanti i principali network televisivi possano produrne.
Per questo oggigiorno il consumo di contenuti multimediali è una colonna portante nel definire il personal computer.