Uno dei punti di forza determinanti del PC è l'architettura aperta, che gli dà una grande adattabilità, storicamente provata da un gran numero di soluzioni per l'espansione tramite schede - per aumentare le capacità della macchina. Gli utenti più attempati ricorderanno di certo il bus ISA (Industry Standard Architecture) a otto bit, sviluppato da IBM nel 1981. Nel 1984 arrivò poi il bus IBM AT a 16 bit, che funzionava a 8 MHz ed era capace in teoria di arrivare a ben 8 MBps.
Il passo successivo nell'evoluzione dei sistemi di espansione arrivò nel 1983, con il bus PCI (Peripheral Component Interconnect), un collegamento a 32 bit e 33 MHz, che poteva arrivare a 132 MB/s. Era il primo collegamento progettato con il concetto di "plug-and-play".
Nel 2004 arrivò il PCI Express (PCIe), che oggi è arrivato alla terza generazione (PCIe 3.0), e offre trasferimenti di dati fino a 8 GT/s. Una sola linea di questo tipo può teoricamente muovere i dati a una velocità 125 volte maggiore rispetto a un bus AT a 16 bit. Uno slot PCIe a 16 linee può quindi arrivare a 16 GBps in entrambe le direzioni.
Le prime schede madre dei PC non offrivano molto in termini d'integrazione, quindi tutte le connessioni I/O si affidavano a schede aggiuntive. Nel tempo i controller per gli hard disk, USB, audio e rete sono andati via via integrandosi nel chipset, e in componenti abbastanza piccoli da poterli aggiungere direttamente alla scheda madre.
Oggi invece stiamo assistendo all'integrazione di questi elementi direttamente nel processore, mano a mano che le tecniche litografiche si evolvono, e quindi gli aggiornamenti che una volta erano obbligatori sono diventati superflui. Se oggi non ha più senso pensare di aggiungere schede di rete o schede audio, tecnologie come SLI o CrossFire, tuttavia, dimostrano che è ancora possibile arricchire un PC con schede aggiuntive, e che l'espandibilità è ancora rilevante.