C'è stato un periodo, non molto tempo fa, in cui il mercato degli smartphone sembrava aver raggiunto un plateau di noia creativa. Dopo l'esplosione iniziale di forme e idee che ha caratterizzato la nascita di Android, l'industria si è assestata su un monolite di vetro e metallo.
Un rettangolo nero, quasi indistinguibile dal suo vicino sullo scaffale, il cui unico aggiornamento annuale sembrava essere un processore marginalmente più veloce e un leggero ritocco al modulo fotografico, oltre alle rare colorazioni originali sul retro. Era l'era della convergenza, del design "risolto", in cui la forma più efficiente e universalmente accettata aveva vinto, soffocando l'estro e la sperimentazione.
Oggi, però, l'aria è cambiata. Un fremito di innovazione sta scuotendo le fondamenta di questo mercato stagnante, e le prove sono ovunque. Stiamo assistendo a una nuova, esaltante era d'oro per gli smartphone, un'epoca che riecheggia la creatività del passato ma con la potenza e la maturità tecnologica del presente.
La prima età dell'oro
Per capire la portata di questa rinascita, è utile fare un passo indietro, a quella che potremmo definire la prima età dell'oro.
Ricordate l'HTC Desire Z con la sua tastiera fisica a scorrimento, o gli iconici BlackBerry che hanno definito un'intera generazione di professionisti? Erano tempi in cui i produttori non avevano paura di osare. Sony Ericsson lanciava l'Xperia Play, un ibrido tra telefono e console portatile. LG presentava il G5, un audace esperimento modulare con batteria estraibile e accessori agganciabili, mentre HTC e la stessa LG si sfidavano nel mondo della tridimensionalità con l'Evo 3D e l'Optimus 3D, tecnologie che oggi appaiono come bizzarri vicoli ciechi della storia.
E come dimenticare le audaci sperimentazioni di Samsung? Il Galaxy Beam integrava un vero e proprio proiettore, il Galaxy S4 Zoom era più una fotocamera compatta che uno smartphone, e i Galaxy Edge e Round introducevano per la prima volta schermi curvi (in modi decisamente diversi) che cambiavano la percezione stessa del dispositivo. Motorola, dal canto suo, esplorava form factor unici come il Flipout con il suo design quadrato e girevole, o il Moto Z, un dispositivo incredibilmente sottile supportato da un intero ecosistema di moduli magnetici.
Erano esperimenti, alcuni goffi, altri geniali, ma tutti testimoni di un'industria in fermento, alla ricerca della formula perfetta. Poi, la formula è stata trovata, e per anni ci siamo accontentati di quella. Fino ad ora.
Oggi, quella sete di sperimentazione sembra essere tornata, più forte e matura che mai. I nuovi campi di battaglia non sono più tanto le specifiche interne, ma la forma, la funzione e l'esperienza stessa.
La rivoluzione del form factor
Il segnale più evidente di questa nuova era è la ridefinizione della forma fisica dello smartphone. I dispositivi pieghevoli, inizialmente accolti con scetticismo come costosi e fragili prototipi, sono finalmente maturi. Il Samsung Galaxy Z Fold7, ad esempio, non è più un "mattone" da portare in tasca; con uno spessore di appena 8,9 mm da chiuso e un peso di 215 grammi, è più maneggevole di molti flagship tradizionali. Oppo Find N5 spinge questo concetto al limite, diventato per alcuni mesi il pieghevole più sottile al mondo con soli 4,21 mm da aperto e una piega sullo schermo quasi invisibile, eliminando uno dei compromessi storici di questa categoria.
E non si tratta solo di sottigliezza: Honor Magic V5 ha introdotto per la prima volta una resistenza a polvere e acqua con certificazioni IP58 e IP59, un traguardo ingegneristico notevole per un dispositivo con parti mobili così complesse. Anche i pieghevoli a conchiglia, come la nuova serie Motorola razr 60, hanno perfezionato la loro formula, posizionandosi come un nostalgico sguardo ai flip phone del passato ma con tecnologia moderna.
Parallelamente ai pieghevoli, sta emergendo una nuova, affascinante categoria: gli smartphone "super-sottili". Il Samsung Galaxy S25 Edge è l'emblema di questa tendenza. Con i suoi 5,8 mm di spessore e 163 grammi di peso, offre una sensazione in mano "quasi rivoluzionaria", un'esperienza che fa sembrare "mattoni" tutti gli altri dispositivi. Certo, questo comporta dei compromessi, come una batteria più piccola e una gestione termica meno efficiente sotto stress, ma è proprio questo il punto: è un esperimento, una scommessa su un'esperienza utente diversa, che prioritizza la portabilità e l'eleganza. E non è un caso isolato: le voci insistenti sull'arrivo di un iPhone 17 Air a settembre suggeriscono che l'intera industria sta esplorando questa nuova frontiera.
L'era della iper-specializzazione
Se la forma si sta diversificando, anche la funzione sta diventando sempre più specializzata. I cameraphone non sono più solo telefoni con una buona fotocamera; sono diventati sistemi di imaging potentissimi che sfidano le fotocamere dedicate. Oppo Find X8 Ultra è un fuoriclasse: il suo sistema a quattro sensori da 50MP, che include un sensore principale da 1 pollice e due teleobiettivi periscopici, offre una versatilità e una qualità d'immagine straordinarie.
Accanto a lui, concorrenti come lo Xiaomi 15 Ultra, con delle fotocamere formidabili e una gestione dei colori invidiabile, e il Huawei Pura 80 Ultra, con il suo zoom variabile continuano a spingere i limiti di ciò che è possibile catturare con un dispositivo tascabile. Oppo e Apple stanno sperimentando con tasti capacitivi e a pressione per un controllo più rapido della fotocamera. Non si tratta solo di scorciatoie, ma di un ripensamento dell'interazione uomo-macchina, che non si affida più unicamente al tocco sullo schermo.
All'estremo opposto dello spettro, i gaming phone sono diventati macchine da guerra senza compromessi. Il RedMagic 10S Pro non si limita a montare un processore potente; sfoggia una versione overcloccata dello Snapdragon 8 Elite, un chip AI dedicato al gaming (RedCore R3 Pro), un sistema di raffreddamento a 10 strati con metallo liquido e una ventola che gira a 23.000 RPM, grilletti capacitivi sui lati e uno schermo immersivo senza fori grazie alla fotocamera sotto il display (UDC).
Questa non è più una semplice ottimizzazione, è hardware specializzato per un'utenza specifica. Persino il design sta tornando ad essere un elemento di rottura, come dimostra Nothing con il suo Phone (3) che, pur mantenendo un form factor tradizionale, si distingue per un'identità visiva unica grazie a delle linee originali e all'interfaccia Glyph Matrix.
Il bello deve ancora venire
Tutta questa sperimentazione non sarebbe possibile senza rivoluzioni tecnologiche fondamentali che stanno avvenendo sotto la scocca. La prima è legata alla batteria. Il più grande ostacolo agli esperimenti del passato era l'autonomia. Oggi, l'introduzione delle batterie al silicio-carbonio sta cambiando le regole del gioco. Il realme GT 7 è un esempio lampante: integra una massiccia batteria da 7000mAh, che gli è valsa un Guinness World Record per la durata in riproduzione video, abbinata a una ricarica fulminea da 120W. Anche OnePlus 13 e Oppo Find X8 Ultra beneficiano di questa tecnologia, con batterie da 6000mAh e 6100mAh rispettivamente, garantendo un'autonomia eccezionale anche in dispositivi potenti e relativamente sottili.
Questa innovazione libera i designer dalla tirannia della capacità della batteria, permettendo loro di osare di più. Ora è finalmente possibile creare smartphone dall'autonomia notevole in corpi sottili o dal form factor meno originale ma con autonomie fino a qualche anno fa impensabili. E se i pieghevoli "tradizionali" sono finalmente arrivati ad un livello di maturità che li rende accettabili da un pubblico sempre più ampio, ecco spuntare i primi tri-fold, prodotti con due pieghe che si aprono per diventare tablet veri e propri da circa 10 pollici.
Un'altra rivoluzione è l'integrazione sempre più profonda e tangibile dell'intelligenza artificiale, che si manifesta anche attraverso un ritorno dei tasti fisici dedicati. Il Motorola razr 60 Ultra, ad esempio, introduce un tasto AI che combina più modelli linguistici scelti in base alla richiesta. Ci sono stati anche esperimenti più estremi - anche se purtroppo fallimentari - come quello di Humane AI Pin, lo smartphone a forma di spilletta senza schermo che voleva cambiare in modo radicale il modo in cui interagiamo con internet e con l'IA.
Il monolite nero sta quindi finalmente iniziando a sgretolarsi? Siamo entrati in una nuova fase di esplorazione, una vera e propria età dell'oro in cui i produttori hanno ricominciato a porre domande audaci sulla forma e la funzione dei nostri compagni digitali. Che si tratti di un tri-fold, di un cameraphone che rivaleggia con una reflex o di un dispositivo super-sottile che cambia la nostra percezione di portabilità, il messaggio è chiaro: la standardizzazione ha lasciato di nuovo spazio all'immaginazione.
E per noi consumatori, questo significa solo una cosa: il futuro degli smartphone è tornato ad essere incredibilmente eccitante.