Prologo: una nuova superstite
Come abbiamo ripetuto fino allo sfinimento nei mesi passati stiamo parlando di un reboot, che cancella con un colpo di spugna i capitoli precedenti e riparte da zero, raccontando il primo viaggio della bella Lara. E infatti la sua nuova avventura comincia con un filmato sulla prima spedizione della giovane archeologa.
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Lara è alla ricerca della flotta perduta di Kublai Khan, un antico imperatore cinese, al largo delle coste del Giappone. Dopo "l'inevitabile" naufragio in una sezione di mare che farebbe impallidire il temibile Triangolo delle Bermuda l'esploratrice si ritrova su un'isola misteriosa. Mentre i superstiti provano a riorganizzarsi Lara deve fare i conti con un misterioso individuo che la stordisce, la imprigiona e la impacchetta a testa in giù in una grotta oscura. Ha inizio l'avventura.
Le atmosfere cupe e claustrofobiche della prima sezione di gioco sembrano in netto contrasto con una saga legata all'esplorazione di mete esotiche, templi antichi e città perdute. La differenza è accentuata da una discreta dose di violenza, che non risparmia alla giovane, inesperta e indifesa Lara cadute su spuntoni appuntiti, ruzzoloni da diversi metri d'altezza e cadute che stordirebbero perfino il più esperto degli stunt-man.
Pochi minuti e ci si ritrova davanti al primo enigma del gioco, che fa un uso intelligente del fuoco e della fisica per preparare gli utenti alle sfide di questo Tomb Raider. Superato questo ostacolo si assisterà a una sequenza ricca di quick-time events (QTE) che costringeranno il giocatore a premere determinati pulsanti al momento giusto, in una corsa disperata verso la luce mentre la grotta e gli angusti corridoi sono sul punto di collassare.
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Un'altra cosa piuttosto evidente, almeno a un occhio esperto, sono i richiami ad Uncharted. D'altra parte la saga di Naughty Dog a sua volta ha rivisitato le avventure di Lara Croft. L'asso nella manica del nuovo Tomb Raider è che riesce a fare tutto mantenendo una sensazione di tensione costante, giocando con (l'apparente) fragilità fisica della giovane esploratrice e con l'atmosfera "dark" per rendere tutto molto più coinvolgente. Missione compiuta.