Tanti tipi di cloud

Intervista - Scopriamo i dettagli del Cloud Computing secondo Google, e quali sono i progetti per battere la concorrenza.

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a cura di Tom's Hardware

Tanti tipi di cloud

Tom's: Ci sono fornitori di infrastrutture cloud, servizi, applicazioni, SaaS (Software as a Service), servizi hosted e tante altre cose. Tutte queste aziende vendono davvero la stessa cosa?

Ken Norton: L'aspetto chiave per noi sta nel fatto che le applicazioni sono sviluppate da zero pensando al cloud. In molti casi invece si pensa a trasferire online applicazioni già note sulle piattaforme desktop. Questo secondo approccio può portare a qualche vantaggio economico, ma ben poco di più. Noi di Google invece sviluppiamo le applicazioni pensando alla loro esistenza "nella nuvola" sin dal primo momento. Sono fondamentalmente sviluppate attorno a quel tipo di esperienza.

Le nostre applicazioni funzionano alla perfezione sui telefoni cellulari come sul browser desktop, sono veloci, sono esattamente quello che ti aspetti dopo aver usato la ricerca di Google. Questo approccio ci permette d'innovare più velocemente.

Se tutto ciò che fai è prendere un software che aggiornavi ogni 18 mesi e spostarlo su un data center, allora non stai guadagnando nulla per l'innovazione o la sicurezza, e tutti gli altri aspetti importanti nel software aziendale.

Il quartier generale di Google, noto anche come Googleplex - Clicca per ingrandire

Tom's: che differenza c'è tra cloud pubblico e privato?

KN: c'è molta confusione su questi nomi. Se è privato, non è veramente cloud computing. È semplicemente outsourcing, nel dare a qualcun altro la gestione di un tuo datacenter. Si risparmia un po' di denaro, ma nient'altro. In molte occasioni chi cerca un cloud privato in verità sta cercando sicurezza. Dicono "Dovrei fidarmi del cloud computing, o dovrei fare qualcosa di speciale per essere certo della sicurezza". Noi siamo convinti che la sicurezza è un vantaggio del cloud computing, non una debolezza.

Per diverse ragioni. La prima è se consideriamo la gestione aziendale del software, con un dipartimento IT specializzato, vedremo che si perde moltissimo tempo nell'applicazione di patch di sicurezza e aggiornamenti. Secondo alcuni indagini passano fino a 90 giorni tra la pubblicazione di una patch e l'applicazione della stessa sui computer aziendali; molti tecnici però potrebbero confermarvi che arriva a passare anche più tempo di così. Così quando i computer sono protetti da una certa vulnerabilità, ce n'è già un'altra che può provocare danni. Questo senza tenere in considerazione le zero-day.

Nel cloud computing come quello di Google l'utente può beneficiare della nostra vasta esperienza nel campo della sicurezza. Google Search subisce migliaia di attacchi al giorno, ma noi riusciamo a rispondere immediatamente. Questo significa che anche chi usa Google Apps ottiene questo tipo di risposta immediata. 

Questo approccio non prende nemmeno in considerazione l'intervento dell'utente sulla sicurezza. Pensate a una situazione aziendale tipica, con i dati salvati sui laptop, e al fatto che un portatile su dieci viene rubato entro i primi dodici mesi. I dati su quella macchina sono chiaramente a rischio. E poi ci sono i pendrive, che tutti usano e perdono di continuo, per non parlare dei furti. 

Ed ecco che abbiamo moltissimi dati sensibili che circolano a piede libero ovunque nel mondo, dagli aeroporti ai taxi, passando da migliaia di caffetterie. Con il nostro cloud computing tutti i documenti sono salvati sul datacenter, e tutto ciò che fa il PC è avviare un browser. In questo modo si migliora molto la sicurezza dal lato dell'endpoint, cioè il computer vero e proprio. 

Tempo fa ho dovuto sostituire un MacBook Air che si era danneggiato. In passato questo avrebbe presupposto un'esperienza terribile, settimane a rimettere i dati a posto, configurare, reinstallare e tutto il resto. Invece ho avviato Chrome e Firefox sul nuovo MacBook, inserito i miei dati ed era tutto pronto all'uso. Non avevo perso nulla.

Nota del traduttore. Il quadro dipinto da Ken è probabilmente troppo drammatico. Tanto con Mac OS quanto con Windows chi ha l'accortezza di tenere un backup aggiornato su un supporto esterno dovrà investire molto meno tempo nel ripristino. È anche vero che spesso qualcosa va storto, e il tempo di ripristino si può allungare, ma parlare di "settimane" ci sembra eccessivo.

C'è infine il fatto che salvare le informazioni da condividere su un datacenter assicura che – in caso di condivisione – tutti gli utenti vedano la versione più aggiornata. Il proprietario di un documento può controllare chi vi accede e chi lo può modificare, naturalmente, ma in ogni caso ognuno vedrà sempre la versione più recente del documento, anche se ci stanno lavorando due persone allo stesso tempo. Nel caso di un foglio di calcolo, l'unica cosa che non si può fare è modificare la stessa cella contemporaneamente.

In molti invece avranno esperienze di documenti in decine, se non centinaia di versioni, sparse in giro per cartelle, chiavi USB e caselle di posta appartenenti a tutte le persone che vi partecipano. Una sola versione, sempre quella giusta. Così è molto più facile controllare l'accesso ed eventualmente revocarlo, se necessario; se avete bisogno di farlo con un file locale, che l'utente ha sul proprio hard disk o su una chiavetta, auguri.