La luminosità

Il primo passo, prima di comprare una macchina fotografica, è capire come la useremo. È utile, poi, conoscere la tecnologia delle foto digitali, almeno a grandi linee. Quanto è importante il sensore? E lo zoom? E il mirino? Che mi dici dell'ergonomia? Abbiamo confezionato questa guida con l'intenzione di rispondere a queste e altre domande.

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a cura di Tom's Hardware

La luminosità

Lo zoom può essere più o meno luminoso, e questo può incidere notevolmente sulla qualità finale delle foto. La luminosità indica la capacità dell'obiettivo di far passare la luce: a valori più bassi corrisponde luminosità più alta. Per fare qualche esempio, un obiettivo con luminosità 2 è luminoso; da 3,5 a 4,5 la luminosità è media, oltre 5 lo zoom è poco luminoso. Gli zoom delle compatte sono spesso poco luminosi in posizione teleobiettivo, con valori prossimi a 6. È necessario porre rimedio a questa minore luminosità aumentando la sensibilità ISO e diminuendo il tempo d'esposizione; ma così facendo, si aumenta il rischio di ottenere foto mosse, che già di per sé è elevato con il teleobiettivo.

Uno zoom luminoso evita di dover usare spesso il flash. Gli zoom sono quasi sempre luminosi in posizione grandangolo, più raramente in posizione teleobiettivo.

La stabilizzazione

Una buona esposizione dipende dal tempo di esposizione e dall'apertura del diaframma. Entrambi i parametri possono essere regolabili o meno, a seconda del tipo di macchina. L'apertura del diaframma è vincolata ai valori di luminosità dello zoom. L'apertura massima, quindi, corrisponde alla massima luminosità, quindi alla posizione grandangolo. I valori tipici del diaframma vanno da 3,5 a 22. La velocità dell'otturatore, invece, va da circa 1/30 di secondo (tempi più lunghi portano quasi certamente ad una foto mossa) a pochi millesimi di secondo, 1/1000 o 1/2000.

La stabilizzazione può avvenire a livello del sensore o dell'obiettivo. Entrambe sono molto efficaci, a differenza invece della stabilizzazione elettronica che fa ben poco.

Un ambiente molto luminoso, quindi, impone un diaframma chiuso (valori alti) e un tempo ridotto. Al contrario, se la luminosità è scarsa, bisogna aprire di più il diaframma e ridurre la velocità. Una velocità bassa fa aumentare il rischio di ottenere foto mosse, o perché il soggetto si muove, o perché la nostra mano non è ferma. Il rischio aumenta ancora in posizione teleobiettivo, perché amplifica ogni minimo movimento della mano.

I produttori hanno inserito nelle macchine digitali dei sistemi di stabilizzazione, di tre tipi. La stabilizzazione digitale, basata su un trattamento elettronico, è solitamente poco efficace. Si dimostra invece molto più efficace la stabilizzazione meccanica, che può essere fatta a livello dell'ottica o del sensore. Le compatte usano una doppia stabilizzazione, sia sull'ottica sia sul sensore. Le reflex invece utilizzano l'una o l'altra. La stabilizzazione del sensore ha il vantaggio di essere sempre presente, indipendentemente dall'obiettivo montato. La stabilizzazione a livello dell'obiettivo è un po' più efficace, ma solitamente è offerta solo sui teleobiettivi, perché si ritiene che abbia senso solo sulle focali lunghe. Un teleobiettivo stabilizzato, ovviamente, è anche più costoso.