Quando la CPU desktop è fuori dal suo elemento

Recensione - Test dell'Intel Xeon E3-1275, incarnazione professionale di Sandy Bridge

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a cura di Tom's Hardware

Quando la CPU desktop è fuori dal suo elemento

Viste le somiglianze tra le CPU non può sorprenderci se qualcuno suggerisce di risparmiare costruendo un server con un processore desktop. "È solo un marchio, dopotutto", si dice; noi però siamo della vecchia scuola e secondo noi un approccio del genere non è nel migliore interesse dei consumatori.

Pensiamo che le aziende non dovrebbero usare piattaforme desktop per i loro sistemi mission critical – cioè macchine dedicate ad attività importantissime, che devono offrire prestazioni e stabilità. Se questo significa anche solo avere il supporto di memoria ECC e una scheda madre con una migliore certificazione in una configurazione Opteron o Xeon, spendere soldi in più ne vale la pena.

È un'idea semplice da difendere se si parla di configurazioni a doppio socket come quella di cui abbiamo parlato non molto tempo fa: Intel Xeon 5600, 24 core in un solo PC. Dopotutto l'unico modo per avere due Core i7 su una stessa scheda madre sono gli Xeon. Questi ultimi però possono funzionare anche su piattaforme a singolo socket.

È normale essere tentati dalla proposta meno costosa, quando il processore per server e quello per desktop condividono la stessa architettura. Si dà per scontato che le prestazioni siano le stesse: stessa quantità di cache, stesso numero di core e stessa frequenza. Anzi, il sistema ECC della memoria potrebbe persino far pensare che lo Xeon sia un pochino più lento. Ogni giorno di più quindi Intel deve faticare per convincere i propri clienti che ci sono ragioni più che valide per usare una CPU Xeon nei contesti dove questa è indicata.