Tutti amici

Raccontiamo in questo articolo i due giorni di overclock estremo che hanno animato la nostra gara di overclock. Il Team Memory Extreme, vincitore della tappa italiana, si farà valere a Parigi nella Finale Mondiale.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Tutti amici

Fare overclock estremo non è solo un hobby o un passatempo, è una vera passione, che porta le sue "vittime" a passare notti in bianco davanti a un monitor (e accanto a un dewar di azoto), e i nostri concorrenti non hanno fatto eccezione. Tutti i Team, all'unisono, ci hanno chiesto di proseguire per tutta la notte, concedendosi solo una pausa per la cena.

Avremmo voluto accontentarli, ma siamo stati costretti a declinare: andare avanti di notte avrebbe rappresentato una violazione del regolamento, visto che tutte le squadre, delle altre nazione, hanno avuto a disposizione lo stesso tempo. E poi c'è la questione della sicurezza: anche di fronte a grandi esperti, abbiamo preferito che avessero qualche ora di sonno alle spalle, prima di tornare al banco di prova.

Abbiamo passato una bella serata a cena, in cui la rivalità tra i team è stata messa da parte, e non si è discusso solo di overclock. Siamo stati felici di scoprire che regnava un clima di amicizia, disponibilità e reciproco rispetto . Tutti i ragazzi che hanno partecipato al nostro evento, prima di essere rivali, sono overclockers e amici, accumunati dalla stessa passione, che gli spinge a mettersi sempre in gioco e migliorarsi, millesimo di secondo dopo millesimo di secondo!

Sveglia e caffè

Tutti i Team, alle sette di domenica mattina, erano pronti per ripartire. Extreme Hardware e Memory Extreme erano alle prese con la nuova motherboard, mentre Hiwa-Zilla-Qballe e NextHardware ricoibentavano il sistema per ricominciare le prove.

Il sistema di raffreddamento ad azoto va rifatto da zero, perché l'azoto, portando la temperatura a più di 100 gradi sotto zero, provoca la formazione di ghiaccio e condensa. Lasciare i sistemi di dissipazione montati tutta la notte, senza prendere le giuste precauzioni, avrebbe significato ritrovare, il giorno dopo, l'hardware in una pozza d'acqua, con conseguenze devastanti. A fine test, quindi, bisogna smontare tutto, asciugare e rimontare il giorno dopo.

Dopo circa un'ora e mezza dall'arrivo dei Team sul luogo dell'evento, nella stanza regnava un silenzio quasi surreale: chi lavorava sul sistema assorto nei propri pensieri, chi guardava concentrato il monitor, pensando di quanto sarebbe stato saggio alzare una tensione, abbassare un timing o alzare una frequenza, chi dialogava con il compagno, ma con voce quasi sommessa. Bisognava fare qualcosa per cambiare questo ritmo: giro di caffè!

Pochi minuti dopo sembrava essere tornata la normalità, e i sistemi erano pronti per una nuova doccia di azoto.