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Consumi

Intel ha presentato la gamma Xeon E5-2600 V3 basata su Haswell-EP. Una famiglia di processori a 22 nanometri con 18 core e un massimo di 45 MB di cache L3. Ecco i test.

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Avatar di Andrea Ferrario

a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Pubblicato il 11/09/2014 alle 10:00 - Aggiornato il 14/05/2015 alle 12:30
  • Recensione Intel Xeon E5-2600 V3: Haswell-EP fino a 18 core
  • Piattaforma Intel Grantley
  • Fortville: 40 GbE Ethernet per le masse
  • Configurazione di prova
  • Supermicro SYS-6018R-WTR
  • Test Linux e configurazione
  • Risultati benchmark
  • Altri risultati di benchmark
  • Consumi
  • Conclusioni

Consumi

Intel ha stabilito una cadenza secondo cui le ultime architetture arrivano nel settore mobile/desktop e poi approdano nel settore workstation/server di fascia alta. Abbiamo visto i benefici della produzione a 22 nanometri prima con Ivy Bridge e successivamente con Ivy Bridge-EP. Poi Haswell ha integrato sul package il regolatore di tensione per un controllo più preciso dell'energia. Ci aspettavamo un notevole miglioramento da parte di Haswell-EP sul fronte dei consumi sulla base di quanto mostrato in ambito desktop, ed è quello che vediamo.

Haswell-EP integra diverse tecnologie che migliorano i consumi. Anzitutto porta gran parte della gestione energetica sul package. Haswell-EP può controllare gli stati P su una base per core, facilitando una risposta più precisa alla domanda. Intel dichiara fino al 36% di consumi in meno grazie ai Per-Core P-States (PCPS).

Poi c'è la memoria DDR4 che, oltre ad aumentare i data rate, ha bisogno di una tensione inferiore. Nella maggior parte dei sistemi desktop, risparmi di energia inferiori a 1 W per modulo non significano molto. In un server, tuttavia, dove potreste avere otto DIMM per CPU e più processori per nodo, il vantaggio è evidente.

Per le aziende che stanno pensando di passare dai processori Westmere-EP vecchi di tre generazioni alla nuova piattaforma c'è un'altra importante differenza. Il nuovo PCH Wellsburg (Intel C610 series) funziona senza raggiungere elevate temperature e può controllare 10 dischi SATA. Ai tempi di Westmere l'unico modo per avere molta connettività PCIe in un server per espandere l'archiviazione era aggiungere un secondo chip IOH36. Quel componente richiedeva un dissipatore decente e un sacco d'aria per smaltire il suo calore. E queando due di questi chip erano in un sistema il raffreddamento diventava ancora più importante. Dato che Haswell-EP usa 40 linee PCIe 3.0 on-die, ed è accoppiato a un PCH C610 prodotto con un processo più recente, il risparmio energetico rispetto ai sistemi pre-Sandy Bridge-EP è elevato.

Per generare alcuni dati, abbiamo preso il nostro sistema di test 1U Supermicro e gli abbiamo consentito di entrare in idle senza schede d'espansione PCIe installate – solo i controller di rete integrati erano attivi. I risultati sono stati incredibili:

Il nostro server Haswell-EP, ricordate, ha due Xeon E5-2690 v3 da 135 W e 16 moduli di memoria da 8 GB. Usa anche un raffreddamento ridondante, che è una buonissima cosa in ambito datacenter, ma non è particolarmente parco nei consumi. Anche in tale configurazione il consumo in idle dei sistemi Haswell-EP è estremamente basso.

Poi abbiamo avviato tre istanze di test ben ottimizzati per sfruttare i thread usando - contemporaneamente - c-ray 1.1, sysbench CPU (prime solver) e STREAM. I risultati sono stati molto interessanti: lo Xeon E5-2699 v3 consumava un po' di più di quanto ci aspettassimo. Ovviamente non possiamo dimenticare che in molti dei nostri benchmark le stesse CPU forniscono miglioramenti superiori di due volte rispetto alla prima generazione Xeon E5-2690.

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