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Arriviamo all'ultimo dei nostri articoli dedicati alla storia di Android, incentrato sull'ultimo anno. È stato un periodo di grandi cambiamenti per Google e il mondo degli smartphone; cambiamenti che hanno preparato ciò che sarà Android nel 2016.

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a cura di Tom's Hardware

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Tutte le belle storie hanno una parte oscura. Il protagonista è perso. Inciampa. Affronta una qualche avversità ma alla fine ne esce vittorioso.

Non sappiamo ancora se c'è luce alla fine del tunnel oscuro in cui si trova HTC, una società che affronta da tempo grosse difficoltà finanziarie e una share di mercato in calo dopo il relativo successo dell'HTC One M7, nel 2013 e dell'M8 nel 2014. L'HTC One M9, uscito nella primavera del 2015, fu accolto tiepidamente, nel migliore dei casi: la fotocamera non è all'altezza di un top di gamma, il design riprendeva quello precedente senza variazioni, e c'era qualche (serio) problema termico. L'azienda dovette affrontare un vero e proprio uragano in termini di pubbliche relazioni.

Non sappiamo ancora se c'è luce alla fine del tunnel oscuro in cui si trova HTC.

Il mercato degli smartphone è molto duro, e HTC lo sa fin troppo bene. C'è la linea HTC One, naturalmente, che si guadagna spesso l'onore della cronaca. Ma c'è anche la meno conosciuta linea Desire, che forse è più importante per HTC. All'inizio di ottobre 2014 HTC mise in circolazione il Desire Eye e la RE Camera, due dispositivi che puntano molto sulla fotografia. Il secondo, inoltre, segnava una nuova direzione per l'azienda.

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Il Desire Eye era interessante almeno sulla carta: uno smartphone da 5,2 pollici con un eccellente design in policarbonato, con una fotocamera da 13 Megapixel posteriormente e un'altra davanti, per selfie di altissima qualità. Il telefono aveva un aspetto peculiare e unico a modo suo, con grandi lenti posizionate centralmente che ne facevano una sorta di ciclope tra gli smartphone. Le prestazioni non erano altrettanto impressionanti però.

La RE Camera, invece, era ed è un prodotto intrigante. Fu celebrata come il primo passo in una nuova direzione, per HTC - ma in aggiunta agli smartphone, non in sostituzione. La RE Camera è una piccola action camera di plastica che sembra un mix tra un piccolo periscopio e un inalatore per l'asma; ma in pieno stile HTC, cioè con plastica lucida e colori brillanti. La parte importante, naturalmente, è quella fotografica, per la quale HTC ha scelto un sensore Sony da 16 megapixel.

In ambito action cam il leader di mercato con cui confrontarsi è Go Pro, ma c'è qualcosa di peculiare nella RE Camera. La forma non è chiaramente fatta per tenerla in mano o montarla da qualche parte - per quanto non macchino gli accessori appositi. La mancanza di uno schermo significa che bisogna fare molte fotografie "sulla fiducia", ma comunque il risultato finale era notevole.

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La RE Camera non è robusta quanto una Go Pro, e fu chiaro da subito che si trattava di una cosa completamente diversa - quindi il confronto diretto non era molto sensato. Era più un oggetto per usi occasionali, capace di fare buone fotografie e all'occorrenza anche video, time lapse e slow motion - tramite l'applicazione per smartphone su Android e iOS. Inoltre si abbinava bene al servizio Zoe di HTC, che creava compilation automatiche con i momenti più importanti. Zoe tuttavia ha avuto una vita piuttosto breve.

La RE Camera rappresentò quindi la prima di una linea di accessori marchiati HTC per smartphone Android e iPhone, come confermò la società stessa. Il febbraio seguente ci furono altre due novità.

La più piccola delle due novità fu la RE Grip, un prodotto sviluppato in collaborazione con Under Armour (società specializzata in fitness, un altro segnale degli sforzi che sta facendo HTC). Si tratta di una fitness band che abbiamo potuto vedere al Mobile World Congress di Barcellona, a febbraio 2015, e che non ci ha fatto una grande impressione. Avrebbe dovuto uscire sul mercato alla fine di quell'anno, ma fu abbandonata in favore di una maggiore collaborazione tra le due aziende, nel 2016.

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L'annuncio più interessante fatto da HTC a Barcellona invece nasceva da una collaborazione con Steam, e si chiamava HTC Vive (chiamarlo RE Vive, in inglese, non avrebbe funzionato). È un visore VR per PC che garantisce un'immersione maggiore rispetto al Google Cardboard, più simile a ciò che offrono Oculus e Samsung. Vive non è un prodotto per smartphone, ma è stato progettato per essere un sistema VR dal prezzo accessibile. Collegato a un PC e a un paio di controller wireless, comunque, garantisce una certa libertà di movimento. Chi lo usa non deve stare fermo in un posto, ed è questo che separa l'HTC Vive dal Gear VR o l'Oculus.

L'HTC Vive ha i suoi difetti, comunque, soprattutto da un punto di vista commerciale. Richiede spazio, il montaggio di sensori alle pareti e in generale un investimento sostanzioso, intorno ai 2000 dollari includendo il computer necessario per sfruttarlo. In pochi non sono rimasti freddi di fronte alle dimostrazioni, ma resta da vedere chi vorrà comprarlo.

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Ma il Vive - e in misura minore la RE Camera - resta un prodotto impressionante. Non per questo HTC ha dimenticato come si fanno gli smartphone, anche se ha avuto difficoltà nel corso del 2015. Diversificare è una scelta sensata per molte società e per molte ragioni, soprattutto se non possono contare sull'integrazione verticale di LG o Samsung.

HTC è quindi alla ricerca di una rinascita. O forse di una divisione cellulare. E stiamo tutti aspettando di vedere che cosa ne verrà fuori.