Novembre 1994: la riscossa del Giappone

Ripercorriamo insieme gli ultimi 20 anni di evoluzione dei supercomputer, sistemi sempre più veloci che permettono di risolvere calcoli complessi e, di conseguenza, problemi all'apparenza insormontabili.

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a cura di Tom's Hardware

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Nel novembre 1994, il Giappone scalzò gli Stati Uniti dal gradino più alto della TOP500 con il Numerical Wind Tunnel, un supercomputer prodotto da Fujitsu per il National Aerospace Laboratory giapponese.

Questo sistema ha segnato un cambiamento rispetto ai precedenti supercomputer più potenti al mondo, in quanto la sua potenza era legata solamente a 140 processori vettoriali e non scalari. Questi processori erano composti da 121 core, disposti in una matrice di 11 x 11, e ogni chip aveva una funzione dedicata. Ogni processore integrava inoltre quattro pipeline indipendenti, era in grado di gestire due istruzioni Multiply-Add per ciclo. Un "processore" di per sé consumava 3000 watt e richiedeva il raffreddamento a liquido.

Con una frequenza di 105 MHz questi processori erano particolarmente adatti a simulare il flusso dei fluidi. Ogni CPU offriva una potenza di picco teorica di 1,7 GFlops. Questo aggiungeva fino a oltre 238 GFlops di potenza di picco, rendendo il Numerical Wind Tunnel il primo computer a superare la barriera di 200 GFlops, anche se le sue prestazioni in LINPACK erano leggermente più lente (124 GFlops, poi 170 GFlops e infine 192 GFlops).