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Google Pixel 6 Pro, un anno di costanti miglioramenti | Recensione

Dopo tre mesi di utilizzo vi parliamo di Google Pixel 6 Pro, da oggi acquistabile ufficialmente anche in Italia!

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a cura di Luca Zaninello

Managing Editor

Google Pixel 6 e Pixel 6 Pro sono stati svelati ufficialmente al mondo e immessi sul mercato a ottobre dello scorso anno, tuttavia al tempo era impossibile acquistarli in modo ufficiale dall'Italia. L'azienda ha infatti deciso solo in seguito di portare anche nel nostro Paese, tramite il suo Store ufficiale dedicato ai prodotti hardware, i primi due smartphone al mondo dotati di processore Google Tensor.

Il lancio recente di Pixel 7 e Pixel 7 Pro ha segnato un anno dall'arrivo sul mercato dei primi smartphone della nuova epoca Google e Pixel 6 Pro ha dimostrato di invecchiare come il buon vino!

"Hey, quello è sicuramente un Pixel!"

Addio design utilitario e che valorizza la praticità più della forma. Google ha voluto sedersi nuovamente al tavolo di progettazione e rivedere completamente l'aspetto estetico dei suoi smartphone Pixel.

...e, almeno secondo il mio personale parere, ha fatto un ottimo lavoro!

Google Pixel 6 Pro ha un design sicuramente unico e che lo rende impossibile da confondere con i prodotti concorrenti. Le due componenti in vetro Gorilla Glass Victus che ricoprono la scocca posteriore, separate dal modulo fotografico di colore nero, hanno una diversa tinta che rende l'estetica Pixel unica nel suo genere.

Soprattutto nella colorazione Sorta Sunny in nostro possesso (al momento non disponibile qui da noi e dal nome tristemente tradotto in Giallo Paglia in italiano) trovo che questa differenza di colore sul retro doni a Pixel 6 Pro un po' più di carattere rispetto ai modelli che l'hanno preceduto.

Sembra che l'azienda di Mountain View abbia preso finalmente coraggio e si sia decisa a realizzare una generazione di dispositivi che non si adatta alle mode o al design più diffuso sul mercato, abbandonando la strada già percorsa da sé e da altri per realizzare la propria idea di smartphone esattamente come crede sia più congeniale.

Per quanto io sia un fan del nuovo design di Pixel 6 Pro, però, ci sono alcuni elementi del mio vecchio Pixel 4 XL che mi mancano particolarmente. Le cornici lucide del nuovo modello sono bellissime ma impossibili da tenere pulite, mentre il vetro liscio della scocca mi fa spesso rimpiangere l'effetto vellutato al tatto del mio smartphone precedente.

La barra contenente le fotocamere non è un vero problema, di persona è decisamente meno sporgente di quanto non sembri nelle foto e nei render. È estesa per l'intera larghezza della scocca, permettendo a Pixel 6 Pro di appoggiarsi stabilmente alle superfici senza dondolare, inoltre aiuta a sorreggere lo smartphone con l'indice.

Il modulo fotografico è protetto da due barre orizzontali, leggermente rialzate, dallo stesso colore delle cornici in alluminio, mentre due inserti curvi di plastica nera sono incastrati ai lati del modulo principale in vetro rettangolare e sono distinguibili solo ad un'attenta ispezione.

La cornice metallica è interrotta da un ulteriore inserto plastico che ricopre la sommità dello smartphone. Questa "finestra" è stata pensata per poter facilitare il passaggio del segnale 5G mmWave. Il fatto che sia di colore opaco e diverso rispetto alla cornice è abbastanza fastidioso per quei due minuti in cui ci si fa caso la prima volta che lo si vede, ma ci si dimentica della sua esistenza appena si inizia ad utilizzare il prodotto.

Google Pixel 6 Pro non è comunque uno smartphone per chi ha le tasche piccole, con una dimensione di 163,9 x 75,9 x 8,9 mm e i suoi 210 grammi è consigliato solamente a chi sa di volere un prodotto dalle dimensioni generose.

Quando ve lo immaginate pensate tranquillamente a Galaxy Note 20 Ultra o Galaxy Note 10 Plus, in quanto persino nella sua forma squadrata il Pixel 6 Pro ricorda da vicino l'ormai defunta serie di smartphone Samsung.

Come ormai da tradizione per i Pixel top di gamma, la vibrazione è gestita da un motore lineare preciso ed estremamente piacevole. Fanno meglio solamente gli iPhone di Apple e alcuni smartwatch Huawei.

Non manca la certificazione IP68 contro l'ingresso di acqua e polvere.

Un display di prima categoria

Lo schermo di Google Pixel 6 Pro, ricoperto di Corning Gorilla Glass Victus e dalla curvatura appena accennata ai lati, completa il design donando allo smartphone un look da vero flagship "Pro".

Il pannello è di tipo AMOLED LTPO ed è in grado di raggiungere una frequenza massima di 120Hz. Purtroppo non può scalare gradualmente verso il basso come gli iPhone 13 Pro di Apple o altri top di gamma Android quali Oppo Find X3 Pro e OnePlus 9 Pro, ma può passare solamente tra gli step di 60Hz e 120Hz.

A differenza di quanto successo con il mio vecchio Pixel 4 XL con pannello a 60Hz/90Hz, tuttavia, non ho mai sentito la necessità di bloccare la frequenza di aggiornamento al valore massimo, lasciando i migliorati algoritmi di gestione del display decidere in modo rapido e reattivo quando passare tra i due valori.

Ancora oggi alcune app di terze parti, come Twitter, sembrano essere sempre bloccate a 60Hz. Si tratta però di un numero davvero limitato e la colpa è probabilmente da dare all'applicazione che non è stata aggiornata per supportare i display ad alta frequenza.

Spalmata su una diagonale di 6,71 pollici troviamo 1440 x 3120 pixel per una densità di punti luminosi che raggiunge i 512ppi.

Si tratta comunque di uno dei migliori display su cui abbiamo mai potuto mettere le mani, nonostante il mondo si sia spostato verso standard leggermente più alti durante il 2022. È luminoso, vivace e ha davvero poco da invidiare alla concorrenza di smartphone premium in commercio.

Nel terzo più basso di display è nascosto, in una posizione facilmente raggiungibile, il lettore di impronte digitali ottico tanto chiacchierato.

Personalmente trovo che non sia il lettore più veloce sul mercato, è vero, ma non è nemmeno il più lento. Ci si accorge della sua relativa lentezza solo paragonandolo ad alcuni altri modelli di flagship, cosa che non tutti gli utenti hanno la possibilità di fare.

Migliorato con gli aggiornamenti software di dicembre e gennaio, nella mia esperienza si è sempre dimostrato molto preciso. Ci si deve solamente abituare a premere leggermente il dito in posizione e non alzarlo fino alla vibrazione di avvenuto riconoscimento, un tipo di memoria muscolare che si sviluppa nel giro di un paio di settimane.

Fatica a riconoscerci con le mani completamente bagnate, con le dita raggrinzite o esageratamente sporche, ma vale lo stesso per gli altri lettori di impronte che sfruttano la tecnologia ottica che abbiamo provato finora.

I nuovi Pixel 7 migliorano in questo accoppiando al lettore di impronte il riconoscimento del viso 2D. Probabile che la funzione arrivi in futuro anche sui Pixel 6 e Pixel 6 Pro.

Il primo chip di Google flette i muscoli

Sotto la scocca di Pixel 6 Pro è montata una delle novità più interessanti che riguarda questo top di gamma. A muovere il terminale troviamo il SoC Google Tensor (nome in codice GS101 Whitechapel), il primo chip personalizzato direttamente dal gigante americano per i propri smartphone.

Google non ha a disposizione delle fonderie personali e, nonostante la sua esperienza nella progettazione di chip per datacenter, è la prima volta che realizza un intero SoC per smartphone. Per questo motivo, per quanto non dichiarato ufficialmente dal colosso delle ricerche, sembra che l'azienda si sia affidata a Samsung per la produzione, basando inoltre il suo design su un chip della famiglia Exynos.

Google Tensor è composto da due core Prime basati sull'architettura Cortex-X1 di ARM a 2,8GHz (il doppio rispetto alla concorrenza), due core Cortex-A76 a 2,25GHz e quattro core Cortex-A55 a 1,80GHz.

La mancanza di due core "intermedi" è la spiegazione che diamo ai punteggi inferiori per quanto riguarda i benchmark multi-core di Google Tensor se paragonati a certi chip concorrenti. Probabilmente i due core principali X1 non sono sfruttati a dovere dalle app o non sono in grado di eseguire sufficienti operazioni parallele da compensare tale "carenza" in carichi di lavoro multi-core.

Questo non deve però scoraggiarvi: il primo chip Google è in grado di dare filo da torcere alla concorrenza di Snapdragon 888, Snapdragon 888+ e Exynos 2100 per quanto riguarda le prestazioni grafiche grazie alla sua potente GPU Mali-G78 MP20.

Rispetto a Snapdragon 8 Gen 1 ha prestazioni inferiori su carta, tuttavia l'ottimizzazione software di Google permette a Tensor di scivolare veloce e fluido tra app e schermate come pochi altri. Persino alcuni tra i più recenti prodotti con a bordo Snapdragon 8+ Gen 1, per quanto più potenti ed efficienti, sembrano a volte meno scattanti, spesso a causa delle modifiche dei partner Google all'interfaccia utente.

A differenza di Pixel 6 base, il modello Pro monta ben 12GB di RAM e, nel nostro Paese, è disponibile solamente nel taglio di memoria da 128GB non espandibili.

Smartphone Geekbench 5 Geekbench ML 3DMark PCMark Work 3.0 Speedometer 2.0 Jetstream 2
Single-core Multi-core CPU GPU NNAPI Wild Life Wild LifeStress Test Performance - -
Google Pixel 6 Pro 1006 2630 327 1381 1731 6534(39,10 fps) 6506 - 3820(58,7%) 11314 95,9 (±7,4) 80917
Asus ROG Phone 5s Pro 1125 3700 443 1709 1251 5876(35,20 fps) 5828 - 4385(75,2%) 14390 89,2 (±1,6) 115316
Apple iPhone 13 Mini 1660 4400 925 1814 2672 9116(54,6 fps) 9097 - 5573(61,3%) Non disponibile su iOS 240 (±14) 179127
Snapdragon 8 Gen 1(smartphone sotto embargo) 1252 3862 510 2455 3195 10094(60,40 fps) 10091 - 8574(85,0%) 12808 99,4 (±2,8) 128334

Quando spinto al massimo, Google Tensor non si risparmia affatto. Pixel 6 Pro tende a diventare particolarmente caldo sulla scocca in prossimità del tasto di accensione. Sinceramente avrei preferito se Google fosse riuscita a dirottare il calore verso un'area che si va a toccare meno spesso.

Questo porta il chip a raggiungere velocemente la sua temperatura di throttling e il calo di prestazioni si sente soprattutto durante lunghe sessioni di gioco ad alta intensità. Non è un problema del chip in sé, semplicemente il sistema di dissipazione del calore è meno efficace di quello di alcuni smartphone da gaming, i quali però sono anche più pesanti e ingombranti.

Google Pixel 6 Pro è fatto anche per giocare, ma non è il suo scopo principale. Tensor è sviluppato con un occhio di riguardo alle operazioni di machine learning e ai compiti legati all'intelligenza artificiale, con una NPU di dimensioni e prestazioni notevoli. Ad affiancare Tensor troviamo la seconda generazione di chip dedicati alla sicurezza Made by Google chiamato Titan M2.

Il SoC Google non raggiunge ancora i chip Apple Silicon ed è stato superato dai recenti chip Qualcomm, tuttavia dimostra come Google abbia iniziato il proprio cammino nel mondo dei SoC per smartphone partendo alla pari (o quasi) dei suoi competitor contemporanei top di gamma.

Il flagship Google supporta la connettività 5G ma non le frequenze mmWave nel modello europeo, nonostante la presenza della "finestra" di plastica nella cornice. È possibile utilizzare la funzionalità Dual SIM utilizzando una scheda fisica e una eSIM. La connettività di rete wireless è di ultima generazione ed è supportato lo standard Wi-Fi 6e.

La porta USB Tipo-C supporta lo standard 3.1 ma Google ha bloccato l'utilizzo come uscita video. Pixel 6 Pro possiede anche un chip UWB, tecnologia al momento non utilizzata in modo così diffuso qui da noi.

Lo smartphone dispone anche di un sistema audio stereo composto da uno speaker inferiore e dalla capsula auricolare amplificata. Il risultato è un suono potente e chiaro anche se manca leggermente di bassi ed è leggermente sbilanciato verso lo speaker principale. Ci sono smartphone migliori ma non così tanti. Paradossalmente, Pixel 6 base ha bassi leggermente più corposi.

La capsula auricolare manca di una griglia di protezione contro lo sporco. Utilizzando lo smartphone per ascoltare musica non è raro vedere attorno ad essa un deposito di polvere espulsa dalle onde sonore. Non c'è un jack da 3,5mm per le cuffie ma non ci aspettavamo diversamente, Google ha abbandonato la porta analogica da anni oramai sui suoi top.

L'autonomia migliora con il tempo, anche se...

La batteria da 5003mAh di Google Pixel 6 Pro sulla carta promette un'autonomia ottima e nella vita di tutti i giorni lo smartphone di comporta egregiamente.

Difficilmente mi è capitato di arrivare a sera con la necessità impellente di collegarmi al caricabatterie, anche se con un uso normale dello smartphone non si raggiungono mai i due giorni completi di utilizzo.

In standby il consumo di Pixel 6 Pro è ridotto al minimo e la funzionalità Batteria Adattiva nel tempo ha migliorato significativamente la gestione energetica del telefono in base all'utilizzo che ne ho fatto. La questione però cambia se si spinge il terminale al massimo delle sue capacità.

Quando si utilizza lo smartphone per giocare a titoli dalla grafica impegnativa e che magari sfruttano la frequenza di 120Hz del display, la batteria si scarica relativamente velocemente. Un paio di ore di gioco intense sono sufficienti per impedirvi di raggiungere con tranquillità la fine della giornata.

Google ha dotato il Pixel 6 Pro della ricarica veloce a 30W (compatibile con lo standard Power Delivery 3.0), tuttavia non include un alimentatore in confezione. Inoltre, secondo alcuni test indipendenti condotti dai colleghi di Android Authority, lo smartphone non utilizzerebbe tutti i 30W dichiarati nemmeno quando collegato con un caricatore capace di erogare tale potenza.

Non è un vero problema, lo smartphone si carica sufficientemente in fretta quando necessario. Se confrontato con alcuni rivali in grado di toccare punte di più di 60W, però, Pixel 6 Pro dimostra come in questo contesto Google possa ancora migliorare.

Presente la ricarica wireless che raggiunge massimo 23W solamente con Pixel Stand di seconda generazione. La ricarica wireless inversa è comoda per condividere un po' di energia con gli accessori compatibili come auricolari e smartwatch.

Android 12 nella sua forma migliore

Gli ultimi smartphone di Google sono i dispositivi portabandiera per quanto riguarda Android 12 e sono ovviamente già stati aggiornati ad Android 13. Ogni aspetto del sistema operativo è stato studiato per calzare a pennello con l'hardware che l'azienda ha progettato.

Il linguaggio di design Material You sottolinea come sia lo smartphone a doversi adattare alle esigenze dell'utente e non viceversa. La filosofia dei Pixel è sempre stata quella di rendere più "smart" la vita di tutti i giorni, migliorando l'interazione con la tecnologia in modo da renderla invisibile. Ed è proprio qui che i nuovi Pixel eccellono.

A partire da Live Translate (che inserisce automaticamente dei sottotitoli automatici ai video e ne permette la traduzione in tempo reale, anche offline) al riconoscimento delle canzoni sempre attivo Now Playing, passando per la trascrizione in tempo reale compresa punteggiatura delle registrazioni audio (in arrivo in Italia in questi giorni!) alla dettatura vocale avanzata ed il controllo interagendo con Google Assistant.

La traduzione in tempo reale dei messaggi ci permette di comunicare con i nostri contatti di madrelingua diversa con una facilità incredibile e Call Screen ci aiuta a filtrare le chiamate spam facendo rispondere Assistant al posto nostro. Il riconoscimento degli incidenti, da poco implementato anche negli ultimi iPhone 14, avvisa i soccorsi in caso di necessità.

Sono tutte funzioni che non sono essenziali e di cui si può fare tranquillamente a meno fino al momento in cui non ci si abitua ad utilizzarle regolarmente.

Sono queste piccole cose che continuano a farmi inserire di nuovo la SIM in un Pixel ogni volta che ne ho l'occasione. E sono queste funzionalità uniche che rendono il software dei Pixel insostituibile, almeno per il sottoscritto.

Non è tutto oro quel che luccica però. Google ha rilasciato i Pixel 6 con alcuni bug software che hanno velocemente fatto il giro della rete. L'aggiornamento di dicembre che doveva sistemare diverse problematiche ne ha introdotte di nuove, posticipando il rilascio delle patch di gennaio rispetto agli altri modelli della gamma.

Dopo alcuni mesi tutto è tornato alla normalità e Pixel 6 Pro è costantemente migliorato in velocità, fluidità e stabilità. A Google serviva forse ancora un po' di tempo per ottimizzare il nuovo chip Tensor, tuttavia non è però questo che gli utenti si aspettano dai creatori di Android.

Infine, Google promette solo 3 anni di major upgrade per Android (fino ad Android 15 dunque) e due anni in più per le patch di sicurezza. Non abbastanza per superare altri OEM come Samsung e nemmeno lontanamente vicino al supporto che Apple ha negli anni dimostrato per i propri terminali. Uno sforzo in più, non arrivato nemmeno con i Pixel 7, sarebbe stato gradito.

Fotocamere: non è più così facile essere i migliori

Il comparto fotografico di Pixel 6 Pro dimostra finalmente l'impegno di Google nel voler riconquistare la corona di miglior cameraphone in commercio.

Il parco di lenti e sensori è stato completamente rivisto dopo anni di riutilizzo ed ottimizzazione delle stesse componenti hardware, una scelta che ha riacceso la speranza in fan di lunga data come il sottoscritto. Per anni Google ha prodotto alcuni dei migliori smartphone per le foto in commercio ma il distacco dalla concorrenza è stato lentamente ed inesorabilmente colmato.

Pixel 6 Pro dispone di:

  • Una fotocamera principale con sensore Samsung ISOCELL GN1 da 50MP, lenti f/1.8, messa a fuoco PDAF assistito da un laser e OIS
  • Una fotocamera con teleobiettivo dallo zoom ottico 4x, sensore Sony IMX 586 da 48MP, apertura f/3.5, PDAF e OIS
  • Una fotocamera grandangolare da 12MP con lenti f/2.2 e FOV da 114°
  • Una fotocamera frontale da 11,1MP con lenti f/2.2 e FOV di 94°

Personalmente, il tipo di elaborazione delle immagini dei Pixel è ciò che ogni anno mi spinge all'acquisto del modello più recente. La pipeline di elaborazione dei dati ormai caratteristica, il tipo di fotografia computazionale e la quasi certezza assoluta di riuscire con ogni scatto di ottenere sempre un'immagine nel peggiore dei casi buona (e nel migliore dei casi eccellente), sono per me qualcosa a cui non posso più rinunciare.

Le funzionalità software come Magic Eraser, gli scatti a lunga esposizione, l'ottima modalità notte, l'astrofotografia e Top Shot sono gli assi nella manica dell'azienda di Mountain View.

Detto questo, è ovvio che ormai top di gamma del calibro di Oppo Find X5 Pro, Xiaomi 12 Pro, Vivo X80 Pro e Samsung Galaxy S22 Ultra abbiano portato l'asticella della qualità ad un livello altissimo. Pixel 6 Pro ha dalla sua la costanza e un tipo di elaborazione che, se di vostro gradimento, vi accompagnerà attraverso tutte le fotocamere e lunghezze focali, una tranquillità che solo pochi competitor possono ancora oggi vantare.

In più l'ex top della famiglia Pixel garantisce la certezza dei risultati in praticamente ogni occasione, a differenza dell'oscillazione tra qualità altissima e fallimenti miseri che altri flagship propongono. Non dico che Pixel 6 Pro sia meglio in tutto, non è questo il caso, ma la pace dei sensi che garantisce a chi vuole foto di qualità è impareggiabile. L'unico prodotto che è riuscito ad allontanarmi dal Pixel 6 Pro per diversi mesi è stato Vivo X80 Pro, quello che a mio parere è il miglior cameraphone del 2022.

Certo ora ci sono da valutare gli iPhone 14 Pro e iPhone 14 Pro Max, assieme alla carrellata di dispositivi in uscita nei primi mesi del 2023 ed i nuovi Pixel 7. Tuttavia con l'acquisto di Pixel 6 Pro anche con un anno di ritardo di certo vi troverete estremamente soddisfatti in campo fotografico!

Google ha posto molta enfasi anche sulla registrazione video durante l'annuncio della gamma Pixel 6, anche se in realtà i miglioramenti apportati non permettono ancora a questi dispositivi di competere con Apple, Samsung e anche Oppo per quanto riguarda i risultati.

Conclusioni

Google Pixel 6 Pro è il miglior smartphone mai prodotto da Google (in attesa di provare i Pixel 7) ed in generale uno dei migliori dispositivi del 2021/2022, il quale rimane un ottimo acquisto nel corso di questo 2022.

Posizionato sul mercato a 899 euro, ed ora disponibile in sconto presso diversi rivenditori di terze parti, è sicuramente in grado di superare come rapporto qualità/prezzo molti dei dispositivi lanciati con un cartellino vicino a questa cifra, mentre allo stesso tempo si propone ad una cifra minore di molti altri smartphone "Pro" e "Ultra" della concorrenza.

Purtroppo molti dei concorrenti più recenti sono reperibili ad uno street price nettamente inferiore al loro annuncio e vicino a quello del Pixel 6 Pro. Questo rende la vita un po' più difficile a Google, arrivata con estremo ritardo anche rispetto a sé stessa negli altri Paesi.

Rispetto a Pixel 6 base, è consigliabile scegliere questo Pro solamente se avete interesse nel fenomenale teleobiettivo, se preferite l'estetica chic e se volete il miglior display della gamma. Se queste caratteristiche per voi non sono di estrema importanza, il prezzo di Pixel 6 è sicuramente più accessibile.

Pixel 6 Pro vale la differenza di prezzo? Sicuramente, ma solo se siete consapevoli di ciò che propone in più e siete convinti di volerlo. Con prestazioni ottime, un prezzo aggressivo e caratteristiche software esclusive, Pixel 6 Pro si presenta come uno dei dispositivi più agguerriti mai presentati dall'azienda di Mountain View.

Voto Recensione di Google Pixel 6 Pro



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • + Display grande e di qualità

  • + Design unico

  • + SoC Google Tensor dalle ottime prestazioni

  • + Android 12 nella sua migliore versione

  • + Funzioni software esclusive

  • + Fotocamere di altissima qualità

  • + Prezzo competitivo se confrontato con i top di gamma

Contro

  • - Dimensioni importanti

  • - Lettore di impronte più lento della media

  • - Temperature che si alzano sotto stress

  • - Autonomia solo buona ma non ottima

  • - Registrazione video non all'altezza di un flagship

Commento

Pixel 6 Pro è il miglior smartphone mai prodotto da Google. Il chip proprietario Tensor ha fatto una buonissima prima impressione, anche se forse il motivo sta nel fatto che non è un chip completamente riprogettato da zero, mentre le nuove funzionalità software esclusive semplificano la vita degli utenti. Il comparto fotografico riprogettato migliora molto, ma non si riprende la corona, e diventa più versatile che mai. Con un rapporto "qualità/prezzo di listino" molto alto rispetto ad altri flagship premium sicuramente riuscirà a farvi innamorare. Pone le basi di partenza per un ottimo futuro per la gamma Pixel, un futuro sempre più Made by Google!

Informazioni sul prodotto

Immagine di Google Pixel 6 Pro

Google Pixel 6 Pro