Google reinventa la divisione smartphone di Motorola

Nel 2013 la versione Android di riferimento era Jelly Bean. HTC stupì il mondo con il suo smartphone HTC One M7 e Samsung rispondeva con uno sforzo di marketing dalle proporzioni bibliche. LG entrava in competizione con il G2, e Google ampliava i propri orizzonti con nuovi dispositivi.

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a cura di Tom's Hardware

Google reinventa la divisione smartphone di Motorola

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L'acquisto di Motorola da parte di Google, verso la fine del 2012, fu uno dei più chiacchierati e dei più costosi nella storia dell'azienda. Per Google significava avere accesso a un team di esperti che avevano praticamente inventato il telefono cellulare, a un buon numero di brevetti, e anche la possibilità di creare una divisione interna per sviluppare prototipi e realizzare hardware sperimentale che magari non avrebbe mai visto la luce. Per Motorola, significava evitare la bancarotta e non smettere di fare telefoni. Ma la parte importante, per noi, è l'affermazione secondo cui l'acquisto avrebbe "sovraccaricato l'ecosistema Android".

Le cose poi non andarono proprio secondo le previsioni, ma tanto le due aziende quanto i consumatori ne beneficiarono molto.

moto colors

Motorola nel 2011 era nel caos. Negli Stati Uniti Verizon stava cercando di darle una mano, ma nel resto del mondo l'azienda stava soffrendo. Android stava maturando e non si sentiva un gran bisogno – o desiderio – di una personalizzazione fatta da Motorola (vale a dire Blur), che si mettesse in mezzo quando cercavamo di usare lo smartphone per fare una di quelle mille fantastiche cose che possono fare gli smartphone. Samsung stava trovando un buon successo con la sua versione di Android, ma sembrava che Motorola non riuscisse a fare le cose per bene. Chi aveva uno smartphone Motorola, all'epoca, di certo se ne ricorderà.

Ciò che fece Google fu importante, perché ridefinì il modo in cui Motorola trasformava Android. È così che nacque il Moto X.

L'obiettivo era semplice e raggiungibile: prendere Android e aggiungere solo funzioni che non duplicassero quelle esistenti, e poi qualcosa che mettesse in mostra le caratteristiche uniche di Android (e Google). Il Moto X era basato su un SoC personalizzato e portava con sé novità come i comandi vocali di Google Now, notifiche personalizzate e altro.

Jim Wicks, Senior Vice President of Consumer Experience Design di Motorola, disse che l'acquisizione da parte di Google e la realizzazione del Moto X furono un momento molto eccitante all'interno della società.

Jim Wicks Moto HQ

"Google sfidò la nostra cultura. Ci sfidarono a prendere quanto di meglio avessimo e a portarlo avanti. E capimmo che c'erano cose che, culturalmente, avremmo dovuto scartare per poterci muovere in avanti", dice Wicks. "Ci permise di fare alcuni grandi cambiamenti al nostro portfolio. Di passare da una catalogo con molti diversi dispositivi, molto incentrato sulle varie regioni e sugli operatori, e di passare a un'offerta che fosse davvero incentrata sui consumatori e sul marchio. Fu questo a portare avanti molto del Moto X e del marchio Moto".

Il Moto X tuttavia non ebbe un gran successo. A quanto pare quelli che lo comprarono ne furono molto soddisfatti, ma le vendite non erano nulla rispetto ai numeri che faceva Samsung. Il Moto X era un buon telefono, uno dei nostri favoriti all'epoca. Ma era anche molto caro, e questo particolare di certo non fu d'aiuto.

Motorola e Google però avevano un'altra idea, una che nel tempo si sarebbe rivelata più importante. Stiamo parlando del Moto G.

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Il Moto G era un dispositivo economico, progettato per tutte le persone al mondo che non volevano spendere 600 euro per uno smartphone, ma volevano comunque un prodotto di qualità. E funzionò. Non c'era un altro smartphone Android che facesse così tanto, così bene e che costasse così poco. Il primo Moto G riscosse un successo enorme in America Latina, e ancora oggi è il maggior successo di Motorola. È popolare ancora oggi, con un prezzo poco superiore ai 100 euro.

"Si trattava di dare ai consumatori qualcosa che non avevano avuto prima. Nel settore sapevamo che la tecnologia era arrivata a un punto in cui le persone potevano avere un telefono di qualità a un prezzo basso", commenta ancora Jim Wicks. "Così ci siamo sentiti sicuri, e sapevamo che avremmo potuto vincere nei negozi. In quel momento tutti prendevano il telefono in abbonamento. Ma quando esci dai quei mercati … potevamo intravedere il successo in quelle aree dove le persone danno importanza alla cifra che stanno spendendo e a cosa ottengono in cambio".

"Non eravamo sorpresi dalla qualità dei prodotti e dal fatto che i consumatori li volessero. Ma fummo piacevolmente sorpresi dalla portata del successo. Fu un decollo".

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Google forse non ha guadagnato poi molto dai brevetti e dalla divisione hardware che comprarono con Motorola, non quanto avrebbero voluto almeno. Ma trovarono il successo nel mostrare Android "puro" e tutto ciò che lo rende unico. Il Moto G poi aiutò davvero a "sovraccaricare" l'ecosistema Android, soprattutto in mercati come l'India o il Brasile.