Gli Anelli del Potere, recensione: il finale è uno spiraglio di luce sulle molte ombre della stagione

La nostra recensione di Gli Anelli del Potere evidenzia come la serie si stia prendendo fin troppo tempo per presentare la storia.

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a cura di Lucia Lasorsa

-Redattrice

La nostra recensione di Gli Anelli del Potere si occuperà di prendere in esame, naturalmente evitando spoiler sulla trama e sui personaggi, i primi 2 episodi della serie, che abbiamo avuto modo di visionare in anteprima. Gli Anelli del Potere sarà disponibile per la visione in esclusiva su Prime Video dal 2 settembre. Per maggiori informazioni riguardo la serie, dove e come vederla, vi consigliamo la lettura di questo nostro articolo. Per accedere ai tanti contenuti di Prime Video comodamente dal vostro televisore acquistare il Fire Stick TV.

Gli Anelli del Potere si basa sulle appendici al romanzo di J. R. R. Tolkien Il Signore degli Anelli, in cui l'autore ha descritto alcuni eventi antecedenti a quelli del romanzo ed è cronologicamente ambientato nella Seconda Era, centinaia di anni prima degli avvenimenti raccontati ne Lo Hobbit e ne Il Signore degli Anelli. La serie sia scollegata dai film diretti da Peter Jackson (trovate le sue trilogie, i romanzi e altri articoli a tema qui su Amazon) per richiesta della stessa Tolkien Estate, come potete leggere in questo nostro articolo. Senza scendere nei dettagli del racconto per evitare spoiler, la Seconda Era della Terra di Mezzo fu caratterizzata da diversi eventi molto importanti: oltre alla forgiatura degli Anelli del Potere da parte di Sauron e la sua ascesa, infatti, a questo periodo risalgono anche l'ultima alleanza tra Elfi e Uomini e la caduta del regno insulare di Númenor.

Prima di procedere con la recensione di Gli Anelli del Potere, teniamo a precisare che il seguente articolo verrà aggiornato con cadenza settimanale, all'uscita di ogni nuovo episodio della serie, a partire dall'episodio 3 della serie, per cui potrete continuare a consultarlo per restare sempre aggiornati.

Un sontuoso ritorno nella Terra di Mezzo: la recensione di Gli Anelli del Potere

Una lunga introduzione

Alcuni punti a sfavore della serie riguardano il racconto in sé. I primi due episodi fungono da lunga introduzione ai tanti personaggi presentati e alle vicende; se alcune scene sono toccanti, come l'incontro fra Durin ed Elrond, altre risultano forse di minore interesse, rendendo così il racconto meno dinamico. Fra i protagonisti principali di queste prime due puntate, il nano Durin e l'elfo Elrond sono protagonisti di una scena in cui possiamo apprezzare come il tempo scorra in maniera diversa, per creature che hanno aspettative di vita così diverse! Anche la rivalità fra elfi e nani non mancherà di divertirvi, insieme ad altri eventi che vedono invece come protagonista principale Galadriel, delle cui infanzia e gioventù scoprirete diversi dettagli interessanti.

Nelle scene in cui i personaggi dialogano fra loro, la regia si concentra sui volti, le movenze e l'abbigliamento (è stato anche presentato Halbrand, personaggio creato appositamente per la serie) che dialogano fra loro, soffermandosi anche sui meravigliosi paesaggi, mentre le scene d'azione sono decisamente più frenetiche. Dal punto di vista della messa in scena generale, siamo di fronte a un ottimo prodotto: visivamente, Gli Anelli del Potere è molto curato, non solo grazie a paesaggi e vedute mozzafiato, ma anche per un egregio uso della CGI e una grande cura per la realizzazione dei costumi.

Avendo visto le puntate in inglese con sottotitoli in italiano, abbiamo anche potuto apprezzare le doti recitative degli attori; abbiamo anche notato, però, un paio di dettagli che riguardano gli Elfi che non ci sono molto piaciuti: innanzitutto, non parlano mai elfico. Capiamo che farli parlare solo in elfico avrebbe reso il prodotto decisamente meno fruibile per via degli inevitabili sottotitoli, ma avremmo gradito sentire gli Elfi parlare la loro lingua, anche solo in piccole frasi, un po' come vediamo in House of the Dragon, dove, talvolta, i Targaryen parlano la loro lingua madre, l'Alto Valyriano.

Un altro appunto riguarda il lessico dei personaggi: se è plausibile che i Pelopiede usino un linguaggio colloquiale fatto anche di divertenti neologismi, dagli Elfi ci saremmo aspettati quantomeno un lessico più aulico della comune lingua parlata.

Gli Anelli del Potere e Il Signore degli Anelli

Come accennato, il rapporto fra la serie e i film diretti da Peter Jackson è ambiguo: da una parte, sappiamo che Gli Anelli del Potere non si collega narrativamente ai film, ma dall'altra possiamo notare diversi riferimenti alla struttura dei film, nonché diversi elementi riconducibili all'opera originale di Tolkien: ad esempio, oltre alla già menzionata Moria, possiamo vedere una scena con un Troll di caverna e due Pelopiede (Harfoot, in inglese) che ricordano, sia fisicamente che nel loro rapporto, Frodo e Sam. Anche Galadriel ha la sua Compagnia, un piccolo riferimento proprio alla Compagnia dell'Anello.

Il lavoro di Jackson resta quindi un piccolo punto di riferimento per la serie, anche se la storia è molto diversa. Questo perché le storie sono comunque ambientate nello stesso universo narrativo, e creare dei parallelismi fra eventi passati e futuri serve per dare continuità alle vicende, dimostrando come il presente sia il risultato delle conseguenze di azioni passate. In questo modo, quindi, la serie può riallacciarsi al Signore degli Anelli. Inoltre, fondamentale per la tessitura di un filo di continuità fra l'universo narrativo di Tolkien e Gli Anelli del Potere è la presenza di alcuni personaggi ben noti come Sauron, Galadriel (Morfydd Clark) ed Elrond (Robert Aramayo). Noterete, poi, la presenza di alcuni elementi di questo passato che potranno darvi una visione d'insieme più organica anche delle vicende successive.

Il mondo prima della rovina

Nei primi due episodi di cui vi vi stiamo parlando in questa recensione di Gli Anelli del Potere, abbiamo anche avuto modo di vedere al massimo del loro splendore luoghi che, ai tempi de Il Signore degli Anelli, erano già in completa rovina, come, ad esempio, Khazad-dûm ("Palazzo dei Nani"), uno dei nomi con cui erano conosciute le miniere di Moria, le uniche miniere di Mithril di tutta la Terra di Mezzo. Ed è tutto proprio come descritto da Tolkien nei suoi libri e da Gimli in La Compagnia dell'Anello, il primo film della trilogia cinematografica del Signore degli Anelli.

Uno degli elementi di maggiore fascino della serie Prime Video è proprio questa sostanziale differenza fra le sue ambientazioni e le loro rappresentazioni nelle epoche successive. Come saprete di certo, il mondo del Signore degli Anelli è un mondo ormai in rovina, in cui restano solo frammenti che ricordano ai viandanti i fasti di un tempo, ormai svaniti; una concezione, questa, ripresa a piene mani da Hidetaka Miyazaki nella creazione dei mondi in rovina dei suoi videogiochi, da Demon's Souls a Elden Ring.

Nel film di Jackson, Gimli introduce con orgoglio Moria, parlando delle sue cascate e del lavoro magistrale dei nani nell'edificare una città così maestosa scavando la dura roccia. Ma non vediamo nulla di tutto questo.

Ora, grazie a Gli Anelli del Potere è finalmente possibile ammirare Khazad-dûm e altri luoghi iconici al massimo del loro splendore, al punto da renderli irriconoscibili. Ricordiamo, infatti, che nelle premesse di questa storia ci troviamo in un periodo storico di relativa pace, per cui diverse civiltà prosperarono. Ma il pericolo era alle porte...

Gli Anelli del Potere Episodio 3, fra colpi di scena e scoperte sconcertanti

Il terzo episodio di Gli Anelli del Potere entra nel vivo del racconto in diversi punti, poiché molti dei personaggi principali erano già stati introdotti nelle due puntate precedenti. A quel senso diffuso di lentezza dei primi due episodi si sostituisce, quindi, un ritmo narrativo più dinamico, che svela diverse trame, lasciando, però, all'immaginazione degli spettatori la risposta a diversi quesiti.

Non è cosa facile riuscire a creare un intreccio che, al contempo, dia nuove informazioni molto importanti per lo svolgimento della storia senza annoiare, mantenendo, però, un senso di mistero per altre questioni. Certamente, alcune sezioni sarebbero potute durare un po' meno, ma dopo la visione di questa puntata il senso di soddisfazione prevale sul resto.

L'unica nota negativa riguarda la CGI che anima il Mannaro, poiché i movimenti non sono sempre fluidi, lasciando, così, vedere molto chiaramente che siamo di fronte a una creatura digitale. Quanto, invece, ai costumi, alle scenografie e alle ambientazioni, siamo di fronte a un ottimo lavoro: a panoramiche mozzafiato (Númenor è magnificente, meravigliosa) si alternano scene in luoghi sempre molto ben definiti e curati.

Non vi sveleremo di quali scoperte stiamo parlando, ma possiamo dirvi che avrete modo di vedere cosa è successo ad Arondir e a tante altre persona, in sequenze che svelano alcuni dettaglio della trama, ma che includono anche diverse scene di azione molto ben coreografate. Vedrete, poi, un giovane Isildur, colui che, un giorno, taglierà il dito di Sauron con l'Unico Anello, finendo, però, per caderne vittima. Scoprirete anche chi è in realtà Halbrand, l'uomo che ha incontrato casualmente in mare l'elfa Galadriel. Inoltre, viene anche svelato il vero significato del simbolo misterioso che abbiamo visto comparire diverse volte nel corso di Gli Anelli del Potere. Ed è proprio quest'ultima la scoperta più importante, trattandosi di qualcosa che cambierà per sempre la storia dell'intero mondo.

Quanto, invece, a ciò che viene ancora lasciato nel mistero, ci sono l'identità e gli scopi dell'ancora misterioso Uomo Meteora e un nuovo, oscuro personaggio: Adar, di cui, nelle ultimissime sequenze dell'episodio, possiamo intravedere i lineamenti, che sono volutamente sfocati: chi è Adar, e quali sono i suoi intenti?

L'interesse per ciò che verrà viene stimolato in questo appassionante episodio di Gli Anelli del Potere, che alza l'asticella rispetto al prologo.

Gli Anelli del Potere Episodio 4, recensione: un giro di boa poco ispirato

Dopo un episodio decisamente interessante e ricco di avvenimenti, con questa quarta puntata Gli Anelli del Potere fa qualche passo indietro, mostrandoci ancora una volta i diversi personaggi alle prese con alcuni preparativi per qualcosa che verrà, ma di cui, al momento, non vediamo assolutamente nulla, e questo contribuisce drammaticamente a creare quel senso di calma piatta del prologo iniziale.

Andando un po' più nello specifico, ma sempre evitando spoiler massicci, possiamo dirvi che alcune nuove informazioni vengono fornite agli spettatori, ma si tratta sempre di qualcosa di cui non vediamo gli effetti nell'immediato. Ad esempio, vediamo Durin alle prese con il mithril, un nuovo, preziosissimo metallo la cui estrazione costerà moltissimo ai nani di Khazad-dûm, ma non ne vediamo le conseguenze (ci vorrà ancora del tempo per questo).

C'è anche una sezione dedicata a Theo, il misterioso ragazzino che ha trovato un'altrettanto misteriosa elsa di spada, un oggetto che attrae anche l'attenzione degli orchi, ma anche in questo caso continuiamo a non sapere chi sia in realtà Theo, quale sarà il suo ruolo nella storia e l'origine e i reali poteri della sua elsa. Tuttavia, il ragazzo incontra un uomo che sembra saperne un po' di più a riguardo. Ancora una volta, però, le informazioni fornite sono scarse e vaghe, per cui non sappiamo ancora dove condurrà questo filone della storia. Un'altra rivelazione è il volto di Adar, una creatura con orecchie da elfo che è anche in grado di parlare l'elfico. Si evince dalle sue parole che deve essere molto antico, ma la sua vera identità resta ancora avvolta nel mistero.

Anche Galadriel ha un ruolo di un certo rilievo in questo ennesimo episodio introduttivo (il terzo su quattro, decisamente troppo). L'elfa scopre infatti, a Númenor, la presenza di un Palantìr. Si tratta di sfere create dagli alfi che sono in grado di mettere in comunicazione fra loro chiunque ne stia guardando uno nello stesso momento. Tuttavia, il Palantìr presente a Númenor sembra funzionare più come lo Specchio di Galdriel (mostrato nella Compagnia dell'Anello), poiché mostra a Galadriel alcune visioni (che secondo lei potrebbero, però, anche non realizzarsi); ma queste combaciano terribilmente con un suo recente incubo ricorrente...

Sappiamo che i Palantìri furono creati dagli elfi, probabilmente da Fëanor, già artefice dei Silmaril. Il numero preciso di Palantìri creati è ignoto, ma Míriel dice a Galadriel che dei 7 conosciuti ben 6 sono nascosti o persi per sempre.

Quanto invece ai Pelopiedi e all'Uomo Meteora, non c'è assolutamente nulla da aggiungere, poiché non li vediamo mai in questo episodio. Se l'uso della CGI nella realizzazione del mannaro risulta ancora piuttosto sciatta, ambientazioni, scenografie, trucco e costumi si rivelano ancora una volta il vero punto di forza di questa serie, grazie anche a una buona direzione registica e a bellissime panoramiche. Ma per essere una serie memorabile serve molto più di una bella confezione.

Gli Anelli del Potere Episodio 5, recensione: se vuoi la pace, preparati alla guerra

Nonostante il generale senso di lentezza che pervade la serie, questo nuovo episodio degli Anelli del Potere si rivela denso di azione e di informazioni utili per gli spettatori, oltre che, a tratti, anche divertente e toccante. Iniziamo con i Pelopedi, che tornano prepotentemente (anche troppo) sulla scena, dopo essere stati del tutto assenti nella puntata precedente. Le scene che vedono gli antenati degli Hobbit come protagonisti sono anche intervallati da alcuni canti tipici di questo popolo, anche se, lo ribadiamo, le sezioni che li vedono come protagonisti risultano ancora, in generale, le più "allungate"; tuttavia,  in questo caso c'è anche un po' di carne sul fuoco.

L'Uomo Meteora sembra aver stretto un forte legame di amicizia con la giovane Nori, e ha anche imparato a pronunciare alcune parole. Inoltre, è evidente dalle sue reazioni a ciò che dice la sua nuova mica che, anche se non riesce a esprimersi correttamente, riesce comunque a comprendere questa lingua, per lui ancora in parte sconosciuta.

L'Uomo Meteora si rivelerà in seguito un vero amico, proteggendo Nori e Poppy dall'attacco di alcuni lupi, che, fra l'altro, sono anche realizzati meglio dell'ormai famigerato mannaro. Eppure, qualche tempo dopo, quando lo Straniero userà la magia, un indicente rischierà di minare, forse per sempre, il rapporto di amicizia e di fiducia che si è venuto a creare fra lui e le due Pelopiedi...

E sempre a proposito dello Straniero, ricordate il cratere che ha lasciato quando ha impattato al suolo? Ebbene, alcune misteriose figure, che sembrano capitanate da una sorta di sacerdotessa di bianco vestita, si sono recate sul posto, ma per quale ragione? Sembrerebbe che si stiano preparando per un rituale magico, ma quali sono i loro obiettivi? E chi sono, in realtà?

Intanto, a Númenor non tutti vogliono che ben quattro navi partano per le Terre del Sud, un po' perché, al momento, la faccenda non riguarda direttamente gli abitanti di questa meravigliosa e florida isola, e un po' perché gran parte della popolazione mal sopporta l'idea di dover eseguire gli ordini di un'elfa. In un interessante dialogo, scopriamo che a Númenor c'è qualcuno che agisce nell'ombra: infatti, Pharazôn rivela che pensa di sfruttare questa situazione a vantaggio del suo popolo: cosa intende di preciso? E come pensa di attuare questo suo piano?

Per fortuna, però, grazie anche all'intermediazione di Elendil, non tutti sull'isola detestano Galadriel per il solo fatto che sia un'elfa; dal canto suo, comunque, la futura Dama dei Boschi decide di dimostrare di volersi rendere utile addestrando i giovani soldati di Númenor in sequenze di combattimento molto ben coreografate e avvincenti, il tutto mentre Isildur cerca in ogni modo di partecipare a questa straordinaria spedizione.

Nell'episodio vedrete anche Halbrand, sempre meno convinto a prendere il mare per fare ritorno nelle terre di cui dovrebbe essere re. Halbrand, sapendo quanto gli uomini siano deboli e facilmente corruttibili, teme che la sua volontà possa vacillare, e che si ritroverà, suo malgrado, fra le fila del nemico. A farlo titubare non è solo la paura: come dirà a Galdriel, lei non sa cosa è stato costretto a fare mentre era un prigioniero nella sua casa, quando è stato forzato ad allearsi con il nemico. Un uomo che ha compiuto tali atti può resistere al richiamo del male? Può essere una guida per il suo popolo? Questi dubbi attanagliano la mente di Halbrand, che non si dà pace ed è sempre più convinto, che, forse, farebbe meno danni se restasse lì dov'è, nella (per ora) tranquilla Númenor.

A parte questo importante dettaglio, tutto sembra essere pronto per la partenza verso le Terre del Sud, nel disperato tentativo di impedire a Sauron di dare vita a Mordor. Una guerra per impedirne una più grande, uccidere una volta per tutte il Signore Oscuro e assicurarsi, così, la pace. Sappiamo già come andrà a finire, ma non ne conosciamo le ragioni, per cui non resta che attendere di vedere come spiegherà l'accaduto Gli Anelli del Potere.

Eppure, il padre di Míriel non è affatto d'accordo con la partenza di sua figlia, e cerca di convincerla a non andare nella Terra di Mezzo, dove l'attende solo l'oscurità: cosa significano queste parole? Da cosa, di preciso, sta mettendo in guardia sua figlia? E come fa ad essere al corrente del pericolo imminete? Che abbia avuto qualche sogno premonitore? Oppure ha visto qualcosa nel Palantír presente a Númenor?

Nella puntata c'è anche tempo per vedere come si evolve la rinnovata alleanza fra nani ed elfi, inclusa una spiazzante, ma divertente diatriba su un tavolo da pranzo... Questa sezione è molto importante, perché il re degli elfi Gil-galad svela ad Elrond un segreto di vitale importanza per le sorti future degli elfi. Anche in questo caso, come per Pharazôn, è evidente che Gil-galad abbia un secondo fine, e che stia macchinando qualcosa. Cosa farà a riguardo Elrond?

Infine, non potevano mancare Adar, i suoi orchi e i poveri cittadini da loro così vilmente ricattati. Adar è protagonista di una scena toccante e poetica, mentre si gode i caldi raggi del Sole sulla sua pelle. Sa che, molto presto, non potrà più farlo, e lo sguardo nei suoi occhi mentre dice "Mi mancherà..." è così intenso e sincero da lasciarci sbirciare, per un istante, nell'animo di questa creatura, destinata a rinunciare per sempre al calore del Sole e, con esso, a una parte di sé. Questo dettaglio potrebbe essere un indizio, insieme alle strane cicatrici sul suo viso, che Adar si sta trasformando in un orco. Le sue orecchie a punta, poi, fanno pensare che, un tempo, fosse un elfo: che sia un elfo corrotto che ora corrompe a sua volta altri elfi e umani per trasformarli in orchi? Chi è, in realtà, Adar?

Arondir, anche lui, come Galadriel, elfo fra gli uomini, cerca di convincere i cittadini a combattere per difendere la propria libertà, mentre l'uomo anziano con il simbolo oscuro che avevamo visto con Theo guida la fazione avversa, sostenendo che sia meglio per tutti arrendersi ad Adar. Come andrà a finire questo estenuante assedio?

Gli Anelli del Potere Episodio 6, recensione: l'incredibile battaglia per il Monte Fato

Gli Anelli del Potere Episodio 6 spinge decisamente sull'acceleratore, dimostrandosi come l'episodio migliore della serie fino a questo momento. Quel pesante senso di lentezza scompare, per lasciare finalmente spazio a un po' di sana azione e a dialoghi decisamente più apprezzabili e significativi dal punto di vista della narrazione.

La battaglia fra gli orchi capitanati da Adar e gli uomini capeggiati da Arondir è alle porte, ed entrambi i condottieri fanno dei discorsi di incoraggiamento ai loro soldati. Da notare è un particolare dettaglio: entrambi parlano di piantare dei semi prima della battaglia, e sarà Arondir a spiegarci meglio cosa intende dire: si tratta di un'antica tradizione elfica che consiste nel piantare un particolare seme prima di una battaglia. Arondir parla anche delle origini di questa tradizione, legata a una leggenda sui Valar. Il fatto, poi, che accenni a questa tradizione anche Adar, ci dà una ulteriore riprova che, un tempo, era un elfo.

Intanto, le tre navi partite da Númenor stanno per arrivare nelle Terre del Sud per dare manforte agli esseri umani, ricacciare le forze oscure nei bui meandri da cui sono venute e dare a quel popolo il re che merita di avere, un condottiero che possa guidarli e proteggerli: Halbrand. Con loro, c'è anche Isildur, che dice a Galdriel di essere partito perché mal sopporta il posto in cui vive, che non è la vera Númenor: il suo pensiero è sempre rivolto lì, alla vera Númenor, la cui esistenza stessa è incerta. Ma Galadriel gli dice che è esistita, un tempo: ma che fine ha fatto, ora? Dove si trovava? Cosa c'è ora lì?

I numenoreani arriveranno un po' in ritardo sul campo di battaglia. Eppure, stranamente, le persone che hanno deciso di opporsi ad Adar e ai suoi orchi riescono ad avere la meglio su un numero più che considerevole di nemici. Il fatto, poi, che non vediamo come sia stato possibile per pochi uomini e un elfo abbattere un esercito di orchi, lascia pensare che si tratti di una (ennesima) leggerezza della sceneggiatura. Ma non è così, e quando scoprirete la verità capirete tutto.

L'episodio ci fa anche scoprire moltissimi dettagli su Adar, la sua razza, gli intenti e l'ubicazione attuale di Sauron. Ma cosa è, in realtà, Adar? Quando viene chiamato orco, specifica che loro preferiscono essere chiamati Uruk, che vuol dire proprio "orco" nel linguaggio nero. Tutta la sequenza che vede Adar come protagonista non solo è ricca di informazioni, ma è anche emotivamente molto coinvolgente, grazie anche alla straordinaria interpretazione di Joseph Mawle, che conferisce al suo personaggio una profondità unica nella serie. Adar ha sempre negli occhi lo sguardo malinconico di una creatura di luce che, votatasi, ora, all'oscurità, prova nostalgia per la sua vecchia vita e per tutto ciò che, con essa, ha già perduto o sta per perdere.

Gli orchi sono alla ricerca della spada spezzata di Theo, così Arondir cerca di distruggerla, sapendo che, in realtà, si tratta di una chiave (anche se non sa bene a cosa possa servire). Ma non ci riesce: di che materiale è fatta, e perché è indistruttibile? Nella puntata scoprirete anche quale sia la sua vera funzione, e il motivo per cui è così importante. Un indizio viene fornito anche quando vediamo la regina reggente Míriel puntare la sua lente di ingrandimento su una mappa, in corrispondenza di quella che sembra una montagna o una collina. I nomi di quei luoghi sono scritti in un alfabeto per noi sconosciuto, ma visto che ci troviamo in quelle che diventeranno le terre di Mordor, quella montagna può che essere un'unica cosa: il Monte Fato.

Sauron non ha quindi scelto di insediarsi nelle Terre del Sud a caso: pianificando di creare gli Anelli del Potere, gli serviva sia imparare questa arte, sia una forgia: e quale forgia migliore di un vulcano?

Le battaglie fra eserciti sono, dal punto di vista della messa in scena generale, della fotografia, della regia e delle coreografie di combattimento, di livello altissimo: vediamo, infatti, orde di nemici scontrarsi brutalmente in lunghe scene pregne di un dinamismo mai visto nella serie. Qualitativamente, l'insieme ha un aspetto cinematografico incredibilmente profondo.

Nel complesso, quindi, sembra che le cose non stiano andando troppo male agli esseri umani. Ma cosa succederà, ora che il Monte Fato è stato risvegliato?

Gli Anelli del Potere Episodio 7, recensione: l'ennesimo buco nell'acqua

Dopo l'entusiasmante, per molti versi, episodio precedente, in cui abbiamo avuto modo di conoscere un po' meglio Adar, gli Orchi e la loro genesi, e mancando solo una puntata alla fine di questa prima stagione degli Anelli del Potere, la speranza era che il pathos e il ritmo narrativo più sostenuto dell'episodio 6 potessero caratterizzare anche gli ultimi due episodi della prima stagione. Questa speranza, però, era accompagnata da un certo senso di incertezza: data l'evidentissima incostanza nella scrittura, era più probabile che questa puntata fosse del tutto o quasi inconsistente. E in effetti...

Iniziamo con una sequenza di oltre 4 minuti dedicata alle vittime della pioggia di lapilli scatenata dal "risveglio" del Monte Fato. La sequenza, oltre a mostrare le difficoltà nel rimettersi in piedi dopo un evento simile, serve per mostrarci anche le sorti di uno dei personaggi principali della storia. Ma erano necessari 4 minuti per mostrare qualcosa di interessante solo per una manciata di secondi? La risposta è, da parte nostra, un secco "no".

Si prosegue con una sezione dedicata ai Pelopiedi, che si accompagnano ancora all'ancora misterioso Uomo Meteora, un personaggio che abbiamo visto già nella prima puntata e di cui non si sa ancora assolutamente nulla. Lo vediamo praticare nuovamente la magia, ma che fosse in grado di usarla era evidente dalla sua prima apparizione, per cui queste scene non aggiungono alcunché alla narrazione. Vediamo nuovamente anche le misteriose sacerdotesse che sembrano seguire le tracce dello Straniero, ma, ovviamente, non viene fornito il benché minimo indizio su chi possano essere, volere e per chi lavorano (ammesso che lavorino per qualcuno). E lo stesso vale per lo Straniero.

Senza indizi su chi possa essere e con alle spalle una storia finora del tutto priva di spunti narrativi interessanti (le parti con i Pelopiedi continuano a essere le più prolisse, noiose e inconcludenti della serie, al punto che saltarle a piè pari non cambierà quasi nulla nell'economia generale della serie), l'interesse per gli antenati degli Hobbit e per lo stesso Uomo Meteora va inevitabilmente scemando, complice il calo di attenzione dovuto a una sceneggiatura sempre più piatta. Per mantenere viva l'attenzione non basta mostrare i personaggi molte volte nel corso degli episodi, se di loro non sappiamo e non capiamo quasi nulla. Semplicemente, avendo imparato che la serie non dà quasi mai spiegazioni o indizi, non ci si aspetta più chissà quale rivelazione, ed è quindi inevitabile che l'attenzione cali in modo drastico.

In questa puntata, i segmenti più interessanti riguardano i Nani e gli Elfi, che stanno riformando un sodalizio grazie al (ma forse sarebbe meglio dire "per colpa del") Mithril. Tutti conosciamo l'avidità dei nani di Khazad-Dhûm, che li portò alla rovina quando, scavando troppo in profondità nella roccia per estrarre il prezioso e rarissimo minerale, risvegliarono un Demone molto, molto antico: un Balrog creato da Morgoth. La rilettura di questo particolare della storia è un punto di certo a favore della serie: infatti, abbiamo già visto che re Durin aveva chiuso le sue miniere di Mithril, perché aveva già capito che estrarlo sarebbe stato troppo pericoloso per le vite dei suoi minatori. Dunque, c'è un limite perfino all'avidità dei Nani!

Quando, però, Elrond chiede aiuto per salvare il suo popolo, che ha bisogno del Mithril per sopravvivere nella Terra di Mezzo, diventa difficile per il suo amico Durin (il figlio omonimo del re) assecondare i desideri di suo padre. Grazie a questa nuova lettura dei fatti accaduti a Khazad-Dhûm, dunque, i Nani scavarono troppo a fondo nella pietra, risvegliando così il Balrog, non per la propria avidità, ma per cercare di salvare il popolo elfico della Terra di Mezzo da morte certa.

Al di là di questo, la puntata si trascina fino alla fine, in cui viene fatta una rivelazione davvero sconvolgente, qualcosa di totalmente inaspettato che di certo vi lascerà con il fiato sospeso. Preferiamo non dirvelo per evitare spoiler, ma vi basti sapere che questa affermazione trasuda sarcasmo.

A una sola puntata dalla fine della prima stagione, Gli Anelli del Potere si riconferma un prodotto meraviglioso da guardare, ma sciatto sotto qualsiasi altro punto di vista, con rarissime eccezioni (Nani e Orchi). La qualità generale del prodotto e l'attenzione degli spettatori calano di pari passo, e la scelta di far adagiare nuovamente il racconto nel nulla dopo una puntata come la precedente è del tutto incomprensibile.

Le puntate sono inconcludenti anche per via della loro eccessiva durata: sul serio, non serve un'ora per raccontare le pochezze che vediamo sullo schermo. Ogni puntata sarebbe potuta durare tranquillamente la metà: non solo la serie non ne avrebbe risentito, ma anzi, forse, ne avrebbe giovato.

Gli Anelli del Potere fa il passo più lungo della gamba, dando così vita a un'opera superficiale e poco interessante, al punto che se anche l'ultima puntata fosse l'emblema dell'epicità non basterebbe a risollevare la serie dalla mediocrità in cui si è adagiata. E scrivere questo di una serie basata sull'opera dello scrittore fantasy più emblematico della storia dell'umanità fa davvero male. Tolkien meritava di essere omaggiato con un prodotto che ne valorizzasse gli scritti, non da qualcosa che ne sfrutta il nome per vendersi meglio.

Gli Anelli del Potere, recensione: il finale è uno spiraglio di luce sulle molte ombre della stagione

Nonostante, nel complesso, la serie si sia rivelata poco ispirata e incostante, dal punto di vista narrativo, l'ultimo episodio si è rivelato essere una piacevolissima esperienza. Gli sceneggiatori si sono presi fin troppo tempo per mostrarci personaggi e linee narrative poco interessanti o fin troppo diluite, come le scene che vedono protagonisti i Pelopiedi e l'Uomo Meteora, mostrato fin dalla prima puntata e di cui scopriamo qualcosina in più solo nel finale di stagione.

In tal senso, è come se i creatori della serie avessero deciso di smettere di guidare gli spettatori passo passo, iniziando a chiedere loro qualche piccolo sforzo per mettere insieme tutte le informazioni. Il meraviglioso monologo di Adar di qualche episodio fa aveva anch'esso questa funzione: spiegare determinate dinamiche facendo riferimento a informazioni date in precedenza; in quel caso, abbiamo scoperto tantissime informazioni su Uruk e Orchi, che potete trovare in questo nostro articolo.

Se già dal punto di vista visivo Gli Anelli del Potere si è dimostrato ineccepibile, non si può dire la stessa cosa del ritmo narrativo e del racconto in sé. Ma questo non ha impedito agli showrunner di creare un finale di stagione davvero memorabile, intenso e ricco di azione e colpi di scena, il più importante dei quali è la rivelazione della vera identità di Sauron. Naturalmente non ve la sveleremo, ma vi facciamo un invito: una volta scoperta la sua identità, riguardate la prima stagione della serie con questa nuova, importantissima informazione nel vostro bagaglio: scoprirete tanti piccoli dettagli che sembravano buttati lì senza una ragione precisa, o magari anche una diversa interpretazione degli eventi!

Il sistema di richiami fra questo episodio e i precedenti, per quanto riguarda Sauron, è davvero molto ben realizzato, perché quando vediamo e sentiamo certe cose la prima volta non sembrano poi così sospette! Inoltre, questi richiami contribuiscono a creare un certo senso di unità e coesione interna, almeno per quando riguarda la storia pregressa di Sauron.

E vedrete anche l'Uomo Meteora, alle prese con i suoi poteri e con la sua memoria smarrita. Ora che ha scoperto dove si trova la costellazione che sta cercando, è pronto per mettersi in viaggio. Ma chi è, in realtà? Beh, mettendo insieme gli indizi forse ci sono alcuni candidati proprio perfetti! Quanto, invece, agli Elfi, sono ancora alla ricerca di un metodo per poter continuare a vivere nella Terra di Mezzo senza dover necessariamente tornare a Valinor: va ricordato, infatti, che il mithril potrebbe essere la chiave per la loro salvezza. Ma in che modo usarlo?

Celebrimbor, aiutato dall'apprendista fabbro e novello re delle Terre del Sud Halbrand e da Elrond, sembrerebbe essere sulla strada giusta, mentre lavora nella sua forgia. E se ve lo state chiedendo, sì, vedrete la forgia all'opera!

Nonostante le aspettative per questo finale fossero davvero molto basse (o forse proprio per questo), l'ultimo episodio degli Anelli del Potere si è piacevolissimamente rivelato un ottimo finale di stagione che getta finalmente un po' di luce su alcune tematiche ancora nell'ombra e apre la strada verso un futuro in cui le storie saranno ancora più cupe e in cui troveremo nuovi personaggi e nuove linee narrative, che così bene si integrano con il lavoro di Tolkien (a nostro parere, le parti meglio riuscite della serie finora), come hanno dichiarato gli stessi creatori J. D. Payne e Patrick McKay durante una conferenza stampa a cui abbiamo preso parte proprio per discutere insieme a loro di questo finale di stagione. Del resto, questa non è una storia eroica in cui i buoni trionferanno sconfiggendo il male. È l'esatto opposto: Gli Anelli del Potere racconta la caduta del bene e l'ergersi del male. Fateci caso: quasi nessuna delle linee narrative che vedono come protagonisti "i buoni" avrà un lieto fine.

Conclusioni

Nonostante la lentezza generale nel racconto e tutti gli appunti di cui sopra, Gli Anelli del Potere si presente come una serie di ottima fattura, ma della cui narrazione non siamo riusciti a cogliere i dettagli generali, anche se l'episodio finale getta un po' di luce.A questa narrazione un po' lenta dà maggior spicco una messa in scena molto curata e visivamente ammaliante, a tratti commovente, soprattutto quando possiamo vedere luoghi che avevamo visto in completa rovina rifulgere di uno splendore mai visto prima sullo schermo. Del resto, Gli Anelli del Potere si appresta a diventare la serie televisiva più dispendiosa della storia, e si vede.

Questo episodio finale non solo contribuisce a risollevare leggermente la valutazione complessiva della stagione, ma ha il grande pregio di far ben sperare per la prossima stagione. Dal nostro punto di vista, molto meglio una serie che inizia con il piede sbagliato e finisce con quello giusto che il contrario!